[REPORT] La truppa hardcore-rap del Beastie Bo ci fa tornare agli Anni ’90

Sabato 29 aprile il Laboratorio Crash di Bologna ha ospitato una carrellata di artisti di livello nazionale e internazionale sotto un unico motto: abbattere la divisione tra hardcore punk e rap. Il risultato? Una giornata di stage diving e rime senza un attimo di tregua.

_di Luca Cescon

Per raccontare la giornata vissuta a Bologna bisogna partire da una considerazione importante, soprattutto in un periodo di “Dark Polo Gang dipendenza” e di pseudo-produttori hip hop: il rap vecchia scuola, quello che ci ha resi famosi quantomeno in Europa nelle passate decadi, non è mai stato così vicino all’hardcore-punk. Che sia per gusti musicali dei singoli o per senso di appartenenza a determinati valori, la scena “pantalone largo, scarpa Globe, cappello al contrario” sembra sempre più attratta da quella “pantalone stretto, New Balance, maglia band”. La voglia di divertirsi, di fare crew, di cantare sotto palco e di scoprire nuove band (e MC) sta finalmente provando a ricreare qualcosa di importante, e il Laboratorio Crash ha messo il tetto sulla testa a questa sinergia. 

Potrebbe forse trattarsi di un ultimo anelito di resistenza sonora, ma nel frattempo ci si gode giornate di festa e spritz a profusione, che non fanno altro che cementare l’amicizia tra le varie scene hc/punk sparse per lo stivale. Sicuramente grande merito di questo rinato interesse verso il rap (e viceversa, verso l’hardcore) va ai lagunari Slander: legati a doppio filo con il mondo dei dj, dei rapper e soprattutto della Machete Crew, hanno saputo con il loro hardcore-metal devastante e ormai famoso non solo in Europa distruggere gli schemi, gettando il cuore oltre l’ostacolo.

La line-up infatti comprende anche una band proveniente direttamente da quella VEHC che ormai da anni sforna gruppi che si impegnano senza sosta in tour più o meno lunghi nel Belpaese: gli opener KnightZZ ne sono un esempio, con il loro hc mazzate e ignoranza, già ospiti tra l’altro del festival veneto durante l’edizione 2016.

Un inizio di serata al fulmicotone vede sul palco anche Face Your Enemy, band di punta di quel centro-sud Italia troppo spesso dimenticato dai grandi tour ma casa di realtà come CBC e Scars of Rage Crew, che col tempo hanno saputo ridisegnare cittadine come Pescara, Caserta, Castelfidardo e Porto Sant’Elpidio, ed Egreen, nome tra i più celebri del rap internazionale (12 dischi e 14 anni di carriera!), che si lancia anche in un devastante feat con i “Pizza Style boys”.

DSA Commando

I romani Choke Wire non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, con il loro hardcore senza fronzoli: la band è infatti composta da ex membri di Payback, GTA, The Fourth Sin, Gas Attack e The Difference. Terreno rovente per un fine serata che le bombe atomiche di Trump e Kim-Jong un sembrano una barzelletta a confronto: Slander, Kaos One, Madball e DSA Commando tolgono ogni respiro residuo alle centinaia di persone accorse da tutta Italia per questo festival.

Mentre nel salone principale si sfornano panini, birre, si vendono vinili e merch delle band, sotto il palco si consuma un piacevole déjà vu: pubblico scatenato, canzoni cantate a squarciagola, crowdsurfing furibondo per una “Gold Edition” con i fiocchi.

Il rap di Kaos One e DSA Commando ha il potere di far tornare tutti agli anni d’oro di questo genere, l’hardcore di Slander e Madball ricorda quanto sia importante il matrimonio new school-old school. Il risultato è uno e uno solo: le vecchie glorie ci sanno ancora fare, i giovani non sono solo eredi, ma nuovi portabandiera, sia dei rispettivi generi musicali che dell’organizzazione di eventi dal basso e a tasso qualitativo elevatissimo. Si torna con la mente agli Anni Novanta ma – cosa ancor più importante – ci si proietta anche nel futuro. “Cose preziose”, insomma.