Le vicende di tre giovani donne arabe si intrecciano in un appartamento di Tel Aviv: un racconto di formazione e di (r)esistenza sociale sullo sfondo di un Paese in protesta. Distribuito da Tucker Film.
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_di Pier Allegri
“Noi siamo palestinesi e siamo donne. Viviamo una doppia oppressione: l’oppressione d’Israele e l’oppressione della comunità in cui viviamo. Se vogliamo essere veramente liberi da questa realtà opprimente, dobbiamo cominciare da noi stessi.” – Maysaloun Hamoud
“Libere, disobbedienti, innamorate – In between” è la storia di tre giovani donne palestinesi che vivono nella liberale e moderna città israeliana di Tel Aviv, dove mondi diversi collidono si mischiano e, a volte, riescono anche a convivere. Leila, avvocato penalista moderna e intraprendente, Salma, dj ribelle di famiglia cristiana e Noor, timida e gentile musulmana osservante sono le nostre testimoni di questo mondo promettente e allettante, ma ancora legato a una mentalità retrograda e fermamente maschilista.
«Un crescendo di silenziosa rivolta al sistema»
Le tre protagoniste, che si trovano a convivere in un bell’appartamento in uno dei periodi più difficili e determinanti delle loro vite, e più diverse possibili l’una dall’altra, si accolgono, contro ogni pronostico, in un meraviglioso e quasi utopico abbraccio, dopo un triste episodio di violenza nei confronti di Noor, la nuova arrivata fedele al proprio Credo ma tollerante e incuriosita dello stile di vita moderno e liberale delle due coinquiline.
La regista Maysaloun Hamoud non si sofferma su nessun preconcetto, a nessun elemento politicamente corretto, ma bensì trova scene d’impatto e un linguaggio graffiante che svolta quasi completamente da ciò che sembrava voler dire a inizio film, in un crescendo di silenziosa rivolta al sistema. Ci sono momenti di sospensione, ma è meglio così: tutto ciò che ci potrebbe parer vero di questa storia femminile e femminista è lasciato al nostro giudizio, soprattutto in un finale apparentemente sconfitto e immobile, dove però sembra esserci ancora uno sguardo al futuro e, conseguentemente, a una speranza per il domani. La battaglia non è finita per queste giovani donne, ma almeno potranno affrontarla insieme, consce del dolore che le unisce e della cultura che le divide.