Guida ai quarti di Champions

Dall’urna di Nyon sono usciti gli accoppiamenti dei quarti di Champions League, che si disputeranno ad aprile. Suggestioni e spunti dalle sfide in cui si affronteranno le best 8 d’Europa.

di Gaël Pernettaz – I tifosi bianconeri di vecchia data non conservano certo un bel ricordo di Ian Rush (la puntata dei “Fenomeni Parastatali” dedicata al gigante gallese rimane epica), ma adesso anche le nuove generazioni juventine avranno un buon motivo per prendersela un poco con l’ex centravanti del Galles: se lo scorso dicembre dalla pallina pescata da Gullit era uscito il Porto, le mani di Rush invece sono state decisamente meno fortunate per la squadra di Allegri, che martedì 11 aprile sfiderà nella gara d’andata allo Stadium il Barcellona. Il sorteggio di Nyon però ha anche detto molto altro, regalando agli amanti del pallone dei match davvero molto interessanti. Sfida per sfida, analizziamo gli incroci delle best 8 d’Europa che si sfideranno nei quarti di Champions League.

Atlético Madrid- Leicester

Due volte finalista negli ultimi tre anni, due volte secondo, l’Atletico è una squadra di talento ma non extraterrestre, brava a fare tutto, ma che non eccelle in nulla, con pochi giocatori davvero straordinari: può vincere un campionato, ma difficilmente una coppa, come ha dimostrato la storia recente del club meno blasonato di Madrid. I favori del pronostico ad ogni modo vanno alla compagine spagnola che, guidata da Diego Simeone, è riuscita a stupire con una diligenza tattica invidiabile e un gioco brutto a volte ma efficace, volto a spezzare la manovra avversaria piuttosto che a creare, propria di un calcio di provincia, di chi sa che nel calcio contro i grandi bisogna soffrire ma che alla fine sputando sangue sul rettangolo di gioco si può vincere. La squadra spagnola ha infatti in tal modo raggiunto la finale l’anno scorso ed è riuscita quest’anno a superare il Bayern Monaco, una delle favorite alla vittoria finale, durante i gironi.

Da tenere d’occhio ovviamente Antoine Griezmann, vera stella della sfida. Terzo nella corsa al pallone d’oro l’anno passato, trascinatore della Francia agli Europei e dell’Atletico: spetta a lui prendere per mano i compagni e trascinarli alla vittoria, per evitare di bagnare un’altra volta il campo con le lacrime, con una medaglia d’argento al collo.

                                                   

Stretching perfetto

Primo match sorteggiato e, bisogna dirlo, non è andata bene al Leicester: cenerentola della competizione, incontra i vice-campioni in carica guidati dal “Cholo” Simeone. Le “Foxes” non hanno però nulla da perdere, e non bisogna sottovalutare il cuore e la grinta di questa squadra e di una città che vuole stare fra le grandi. La squadra inglese è infatti pronta a stupire ancora tutti, come l’anno scorso in Premier League, quando è riuscita a conquistare un titolo quotato dai bookmakers 5000 a 1, meno di quanto non lo fosse l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Kim Kardashian. Di quella squadra molto è cambiato. Ceduto al Chelsea in estate ‘Ngolo Kante, roccioso mediano dai piedi non certo sopraffini ma vera e propria diga di centrocampo, e licenziato il mese scorso l’allenatore Sir Claudio Ranieri, principale artefice del miracolo, il Leicester punterà su chi è rimasto. La velocità e imprevedibilità della punta Vardy, la classe del fantasista algerino Mahrez, che col pallone fra i piedi ha fatto ballare tutte le difese inglesi, le parate di Kasper Smeichel, che a forza di rigori parati e vittorie sta allontando l’epiteto di “figlio di” e la voglia di riscatto del capitano Wes Morgan, che ai tempi delle giovanili del Nottingham Forrest era stato considerato troppo grasso per giocare a calcio: sono solo alcune delle tante storie di questa squadra, storie troppo belle per finire proprio ora.

                                                    

Peter sarà fiero di te

Borussia Dortmund- Monaco

La seconda sfida uscita dall’urna di Nyon è senza ombra di dubbio la più interessante fra le quattro. A sfidarsi non troviamo formazioni galattiche, vere e proprie corrazzate del calcio europeo, ma due squadre che giocano un calcio spumeggiante, dinamico e divertente. Due formazioni giovani che stanno stupendo critici e appassassionati.

Il Borussia non è nuovo a questi palcoscenici, con Klopp prima e con il suo vice Tuchel da un paio d’anni. Finalista della competizione nel 2013, sconfitta nel derby tedesco col Bayern Monaco, la squadra della Ruhr, è riuscita quest’anno a superare nei gironi i “galacticos” del Real Madrid – pur pareggiando in entrambi gli scontri col risultato di 2 a 2 – e ad eliminare agli ottavi il Benfica con un netto 4-0 al ritorno. Aubameyang e Reus sono sicuramente i giocatori più pericolosi, con Gotze fuori a causa di disturbi metabolici che potrebbero tenerlo lontano dal campo di calcio per lungo tempo. I tedeschi sono però pieni di giocatori giovani di valore, come Christian Pulisic, diciottenne centrocampista americano, il compagno di reparto Julian Weigl, già nel giro della “Manschafft” nonostante la giovanissima età e il francese Ousmane Dembélé, infermabile ala francese di diciannove anni strappata in estate al Rennes a suon di milioni. Il Dortmund avrà all’andata anche dalla sua il temibile “muro giallo”, una delle curve più infuocate del mondo che tanto spaventa gli attaccanti avversari, a tal punto che nel 2006 per i mondiali la Germania scelse il Westfalenstadion come stadio in cui disputare la semifinale, confidando sulla grande spinta del tifo amico. Fortunatamente, quella partita- giocata contro l’Italia- finì in un altro modo, ma questa è un’altra storia…

                                                   

Dembele come Mertens?

Ad affrontare i gialloneri ci sarà il Monaco reduce dall’impresa contro il City degli sceicchi, i petroldollari e Pep Guardiola. La vittoria della squadra del Principato è quella del vecchio calcio fatto di progettualità, impegno e duro lavoro. Se infatti negli anni scorsi la società monegasca aveva occupato le prime pagine dei giornali europei per gli acquisti milionari di Falcao (60 mln) e James Rodriguez (70), col tempo il presidente Rybolovlev ha deciso di puntare su un progetto piuttosto che sul denaro. Dato in prestito il primo per liberarsi di un ingaggio eccessivamente oneroso e ceduto il secondo al Real Madrid (che sullo spendere capitali ingenti non si è mai fatto invece troppi problemi), il Monaco ha iniziato a puntare sui giovani: Bakayoko, Mbappé Lottin e Bernardo Silva su tutti, affiancati da giocatori di esperienza quali De Sanctis, Raggi e “Il capitano” (perdonate il cuore granata di chi scrive) Kamil Glik, riuscendo a costruire un gruppo che guida il massimo campionato francese con una media goal realizzativa superiore ai 3 a partita. Una lezione da imparare e da cui prendere esempio, specialmente per il calcio italiano.

                                                 

De Bruyne è costato più dell’undici monegasco messo insieme

Bayern Monaco- Real Madrid

E’ la sfida più attesa dei quarti, una finale anticipata senza ombra di dubbio da cui, comunque vada, verrà eliminata una favorita per la vittoria finale. Zidane prima dei sorteggi aveva detto che avrebbe voluto una qualsiasi squadra tranne il Leicester, ed è stato accontentato, anche se non pensiamo sia molto felice di quanto uscito dalle mani di Rush. Il suo Real dovrà infatti affrontare i panzer tedeschi del Bayern Monaco, una delle formazioni più in forma della competizione. Forte di un doppio 5 a 1 negli ottavi ai danni dell’Arsenal e, ovviamente, prima in Bundesliga, la squadra guidata da Carlo Ancelotti pare quasi imbattibile. Nel leggere la formazione non si riesce a trovare un punto debole: fra i pali c’è il portiere più forte del mondo, in difesa Hummels e Boateng, coppia centrale della nazionale tedesca, a centrocampo Vidal, Thiago Alcantara, Xabi Alonso, Ribéry, Douglas Costa e compagni, dotati di tecnica sopraffina e reduci da tre anni di Guardiola e del suo “tiki taka”, ma al contempo fisici e difficili da superare, e in attacco Robben, Levandoski, Coman o Muller, sul cui valore c’è davvero poco da dire. Dopo un inizio di stagione difficoltoso inoltre anche il gioco ha iniziato a migliorare, come dimostra la lezione di calcio impartita al club di Londra agli ottavi o la vittoria di un mese fa per 8 a 0 contro l’Amburgo in campionato per festeggiare al meglio la millesima panchina di Ancelotti. E infine, dopotutto, come diceva già Gary Lineker: “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”; non un buon auspicio per i Blancos.

                                                   

Op!

Il Real Madrid dal canto suo si presenta da campione in carica e ha una rosa stellare, in certi ruoli superiore persino a quella dei bavaresi. Bale, Benzema, e Ronaldo in attacco sono talmente affiatati che neppure il talento cristallino di Morata riesce a trovare spazio se non per pochi scampoli di partita (in cui bisogna dire segna spesso), a centrocampo Modric, Kroos e Casemiro posseggono una tale proprietà di palleggio e controllo palla da compensare l’assoluta mancanza di attitudine difensiva – dopotutto a che serve difendere se gli avversari non hanno mai la palla? – e in difesa c’è Sergio Ramos. Punto. Autentico mattatore del Napoli nel ritorno al San Paolo, il centrale spagnolo quest’anno oltre a riconfermarsi uno dei migliori difensori in circolazione ha mostrato una vena realizzativa inedita. I suoi colpi di testa da calcio d’angolo, infatti, se già erano risultati decisivi in passato (basti pensare a quello che regalò i supplementari nella finale di Champions nel derby di Madrid di 3 anni fa o di quello che ha aperto le marcature l’anno scorso, sempre in finale di Coppa dei Campioni, sempre contro l’Atlético) quest’anno sono aumentati esponenzialmente: sette le reti messe a segno da Ramos, che sono valse alla squadra di Zidane ben 9 punti in più in campionato, oltre che un passaggio ai quarti di finale.

                                                    

E non segna solo di testa

Juventus- Barcellona

Non è stato clemente il sorteggio per la Juventus, che è stata accoppiata con una delle tre squadre che erano assolutamente da evitare. I bianconeri si presentano però all’appuntamento in grande spolvero, con un campionato quasi ipotecato, un girone dominato e un passaggio del turno affrontato senza troppi problemi contro il Porto. La sicurezza è massima per una Juve che è conscia dei suoi mezzi e fiduciosa di poter fare bene. Tante cose sono cambiate da due anni fa, quando la squadra catalana sconfisse in finale di Champions proprio la Juventus: il gruppo si è rafforzato con gli innesti di Higuaìn, Dybala e Pjanic in primo luogo, la difesa pare inoltre molto più solida (a differenza di quella del Barca), nonostante l’avanzare dell’età dei suoi interpreti. E infine il progetto di Allegri, che nel 2015 era appena abbozzato – avendo lui ricevuto in eredità all’ultimo minuto una squadra costruita per Antonio Conte – è giunto a maturazione, quasi a conclusione secondo le voci di mercato che lo vogliono lontano da Torino per la prossima stagione. Allegri stesso, che negli ultimi giorni è stato più volte avvicinato al club blaugrana come successore di Luis Enrique a fine stagione, incontrerà da allenatore il Barcellona per la decima (e undicesima) volta. I precedenti però non sorridono all’allenatore toscano: in nove incontri tre i pareggi e cinque le sconfitte a fronte di una sola vittoria, ottenuta nel 2013 per 2-0 alla guida del Milan.

                                               

Dybala non si ferma più

Il Barcellona si affaccia a questo incontro come un miracolato. Agli ottavi infatti la squadra di Luis Enrique ha compiuto una “remuntada” che ha dell’incredibile. Sconfitto 4 a 0 all’andata dal Paris Saint Germain, il Barcellona è riuscito a scappare dal baratro in cui era finito, rimontando 6 a 1 al ritorno, segnando gli ultimi 3 goals, necessari per il passaggio del turno, addirittura negli ultimi 5 minuti di partita. Tutto sembra oramai possibile per questa squadra, che fa e distrugge, muore e risorge con la stessa calma e naturalezza. Inutile parlare dei giocatori, che anche i non addetti ai lavori ormai conoscono, o del suo gioco -sempre uguale nonostante il continuo susseguirsi di allenatori- asfissiante e claustrofobico per le squadre avversarie.

In questa sfida tutto può succedere (i tifosi juventini, a questo punto, non si sentirebbero sicuri dopo l’andata neanche se la loro squadra vincesse 5 a 0), ma di una cosa siamo certi: ci sarà grande spettacolo.

                                                     

Andrès, non ci lasciare mai

 

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