Cosa accade quando due veri amici, entrambi cantautori, uniscono la forza delle loro emozioni? Nascono progetti come Un mondo raro. Vita e incanto di Chavela Vargas che Antonio Di Martino e Fabrizio Cammarata raccontano in questa intervista a due voci.
di Raffaella Ceres – Un Mondo Raro, il nuovo disco di Antonio Di Martino e Fabrizio Cammarata dedicato a Chavela Vargas è un appassionato omaggio alla straordinaria artista messicana sviluppato attraverso la scrittura e la musica dei due cantautori siciliani, fra i nomi più rilevanti della scena musicale italiana, tradotto in un album e un romanzo. è un progetto doppio nato da un viaggio da Palermo al Messico che nell’album si traduce in 10 tracce reinterpretate in italiano fra le sue canzoni più conosciute e registrate a Città del Messico insieme ai Macorinos, gli ex chitarristi della Vargas.
Chavela Vargas (1919-2012) è stata una delle voci più importanti dell’America Latina, arrivando, dopo gli ottant’anni, alla fama mondiale. In Italia non esiste nessuna pubblicazione dedicata a lei ” che è stata amante di Frida Kahlo, musa di Almodòvar e icona omosessuale che ha infranto gli schemi di un intero secolo. Una carriera iniziata negli anni ’40, arrestatasi dopo tre decadi e, dopo vent’anni di alcolismo e oblio, ricominciata grazie a un incontro misterioso, che ha riportato la cantante alle scene mondiali, già anziana.
Con il passo, la voce e la partecipazione emotiva di un romanzo, questo lavoro, nato da una passione comune e da un viaggio in Messico di due dei più stimati giovani cantautori italiani, sulle orme della cantante, ricostruisce la vita avventurosa di Chavela Vargas, dall’infanzia dolorosa in Costa Rica alla scoperta del Messico, dai concerti nelle bettole, all’Olympia di Parigi.
Una vita di solitudine ed euforia raccontata attraverso le canzoni e il rapporto con autori, artisti e celebrità, tra iniziazioni sciamaniche e amori travolgenti bagnati da litri di tequila, come quello con la pittrice Frida Kahlo”. L’album è prodotto da Picicca e distribuito da Believe, mentre il romanzo biografico “Un mondo raro. Vita e incanto di Chavela Vargas” è pubblicato da La Nave di Teseo.
Quale potrebbe essere la parola chiave dell’intero progetto?
Antonio – “La parola chiave secondo me è voce. Chavela Vargas è stata prima di tutto una voce; la sua caratterista era interpretare le canzoni di altri e in qualche modo aggiungere alle canzoni stesse qualcosa in più. Era come se con la sua voce diventasse quasi al pari dell’autore del brano ed anzi certe volte le canzoni diventavano quasi migliori attraverso la sua interpretazione.”
Fabrizio – “Per me la parola chiave è racchiusa forse nel senso di condivisione e nell’amicizia che lega me ed Antonio. Tutto il progetto è nato dalla nostra voglia di condivisione, non dal mettersi a tavolino a pensare come e in quale modo potessero sposarsi le nostre due visioni le voce. Anzi proprio le profonde differenze artistiche che ci separano sono state una ulteriore conferma che la forza che ci ha portato a fare questa cosa è un’altra ed è qualcosa che prescinde dai nostri stili.”
Fabrizio, come è nata l’idea di collaborare insieme al disco ed al libro?
“Guarda ripartiamo dal concetto della parola chiave: è accaduta quella cosa che oggi succede sempre un più raramente anche negli ambienti più alternativi. Scoprire non chi si sposa meglio la tua voce, il tuo modo di vedere la musica ma poter collaborare con la persona con cui ti piace uscire la sera a bere una birra o quella con la quale ti confidi di più. Con Antonio siamo riusciti ad arrivare a delle considerazioni molto profonde. Io dovevo partire per il Messico per un lavoro che seguo dal 2013: il road movie Send You A Song con Luca Lucchesi, un lungo viaggio per 4 continenti incentrato sulla canzone tradizionale messicana La Llorona. Antonio aveva da poco terminato le turnée del suo ultimo disco e si è proposto di unirsi a noi. Nel momento in cui ci siamo trovati sulla strada, sui bus sgangherati ad ascoltare musica, a consigliarci sulla colonna sonora migliore per quei percorsi, ad un certo punto ci è venuta l’idea di fare delle versioni in italiano di queste canzoni. La sfida mi è piaciuta e prestarmi ad un gioco del genere mi ha attirato subito soprattutto perché avevo a che fare con una persona che oltre ad essere uno dei miei migliori amici è anche il più bravo cantautore in italia dal punto di vista compositivo e lirico. Ho pensato al fatto che ci saremmo divertiti insieme.”
Antonio, perché fare il disco ed anche il libro?
“Tutto è iniziato dal disco. Ci siamo accorti durante il viaggio in Messico che c’erano una serie di aneddoti che facevano di Chavela una leggenda, una vita – romanzo e quindi, in un secondo momento, è nata anche l’idea di fare il libro.”
Qual è stata la cosa più difficile per la realizzazione di Un mondo Raro?
Fabrizio – “Non ci sono state cose difficili. La forza delle semplicità ci ha seguito in tutto questo lavoro, una consecuzione di eventi e di fatti che non abbiamo più potuto considerare come casuali. Anche quando abbiamo scritto il libro è stato un continuo arricchimento. Ecco, ci siamo chiesti: ” Da dove veniamo con questo mestiere che abbiamo scelto?” Veniamo dai quei tempi del liceo in cui prendevi la chitarra in mano per divertirti con gli amici, per sembrare più figo con le ragazze e per esprimerti in qualche modo. Io ho ritrovato quella leggerezza grazie a questo progetto.”
Un mondo raro è quello che c’era e quello che ci piacerebbe avere ancora. Esiste una figura italiana simile a Chavela, una donna che abbia avuto la sua stessa forza?
Antonio – “Noi in sicilia l’abbiamo avuta una donna ce come lei che rompeva gli schemi: era Rosa Balistreri. Mi viene in mente lei così come anche Gabriella Ferri, per esempio. Oggi è difficile trovare una figura simile perché la musica è stata contaminata dagli interessi discografici e parallelamente c’è una libertà di espressione maggiore per gli artisti. Forse una figura del genere si potrebbe ritrovare in un poetessa araba oppure in qualcuno che ha delle cose da dire ma che le circostanze sociali le impediscono di raccontare.”
Cosa avete portato di vostro nel nuovo lavoro che state presentando e cosa sentite di aver ricevuto?
Fabrizio – “Io, se parti dall’analisi del disco, di sicuro ho trovato un enorme arricchimento dal punto di vista artistico. Abbiamo registrarto il disco a Città del Messico con i musicisti di Chavera i quali ci hanno dato, in poco tempo, l’opportunità di avere delle dritte che ci hanno messi un discussione nel nostro modo di intendere l’interpretazione vocale. E poi non posso dimenticare la grande lezione di Chavela: il grado di intenzione e di creazione che tu puoi avere anche soltanto con l’interpretazione vocale. Ho scoperto la quarta dimensione della voce. Dal punto di vista del libro mi è rimasto un precedente. Non mi ritenevo capace di scrivere un libro, eppure l’ho fatto e per me è molto importante scoprire quanto nella scrittura si possa mettere di se stessi. Io e Antonio siamo due mezzi scrittori che insieme fanno uno scrittore.”
E’ un tipo di invenzione quella letteraria che per certi versi è ancora più libera di quella musicale – Fabrizio Cammarata
Antonio – “Io ho ricevuto molto più di quello che ho portato. Abbiamo raccontato una storia. Abbiamo collegato aneddoti e ricostruito una leggenda, siamo stati dei narratori, un tramite e quindi da tutto questo progetto abbiamo ricevuto una lezione: alla base della musica c’è il concetto della libertà.”
Antonio cosa vorresti dire a Fabrizio?
“A Fabrizio che voglio dire? Vorrei dirgli che è difficile incontrare un’altra persona che fa il tuo stesso lavoro e non avere mai un solo motivo per litigarci!”
Fabrizio ora tocca a te!
“Antonio è di uno dei miei migliori amici e in questi ultimi due anni durante i quali abbiamo creato questo progetto è stato bello scoprire anche questo lato del tuo amico autore: rendermi conto di quanto era profondo e sensibile da un punto di vista creativo. Il mio pensiero ora va anche al fatto che a brevissimo Antonio diventerà papà e questo ha sicuramente influito nella sua incredibile sensibilità.”
Un musicista è veramente libero quando rompe degli schemi e riesce ad andare oltre i propri limiti – Antonio Di Martino