Quest’anno i Code Orange fanno sul serio e sono qui per restare “Forever”

Dopo la devastante svolta metal di “I Am King”, il quartetto di Pittsburgh si prende definitivamente lo scettro di band più innovativa e tritaossa del panorama heavy.

di Luca Cescon – Il 2017 viene dato alle fiamme senza attesa alcuna dagli ex kids della Pennsylvania, che con il loro “Forever” (uscito per Roadrunner Records, a differenza dei full lenght precedenti rilasciati per Deathwish) alzano la voce e si prendono con la forza la scena hardcore/metal globale.

Il loro lavoro è un 10/10 sotto tutti gli aspetti: anticipato dal singolo omonimo, l’labum mette subito le carte in tavola, con un mix letale e quanto mai spiazzante di hardcore new school, metal downtempo e tocchi di elettronica inaspettati e sorprendenti. Addirittura su “Bleeding in the Blur” la chitarrista Reba mette da parte la sua cattiveria vocale per dare in pasto all’ascoltatore una combo di grunge e randellate al limite del surreale.

Kille the Creator” e “The Mud” raccolgono tutte le peculiarità dei Code Orange, che nonostante la svolta musicale non hanno dimenticato la passione per Integrity, Converge, e più in generale per quel metalcore anni ’90 fatto più di sostanza che di tecnica (“Spy” ulteriore esempio calzante).

Basti ascoltare “Hurt Goes On” e “dream2” per comprendere quanto questo album sia stato studiato per andare contro l’idea del metal a tutti i costi, favorendo invece una sperimentazione sonora anarchica e di altissimo livello.