Dischi giudicati dalla copertina: i nostri 10 artwork preferiti del 2016

Opere d’arte stampate su disco: Andy McFly – illustratrice torinese e collaboratrice di OUTsiders webzine – ci racconta delle copertine che l’hanno colpita di più in questo 2016.

Fenicotteri metallari e visioni di sobborghi dall’alto, composizioni geometriche e ritratti surreali: una carrellata di artwork dal quale è difficile staccare gli occhi.  Giudichiamo (dal)la copertina in senso stretto, dando comunque due coordinate musicali sui dischi prescelti, quasi tutti – fortunatamente – interessanti anche nel loro contenuto.

DEFTONES – “Gore”

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La copertina di “Gore”, ottavo album dei Deftones, incarna decisamente il concetto di copertina irresistibile. Composizione, colore, forma, realizzata digitalmente, rendono ben viva e presente una scena. Come un amico mi ha fatto notare, è un’immagine sinestetica, che ti assorbe completamente in un evento che in questo caso è il passaggio di uno stormo di fenicotteri in cielo. Puoi quasi udire questo momento. Magnifica composizione, i colori e le ombre sugli stessi animali sono perfetti. Non è la prima volta che la band di Sacramento usa degli animali in copertina, come successe per l’album “Linus”, “White Pony” e lo stupendo “Diamond eyes, che secondo me, incarnano appieno l’animo dei brani. Bisogna dire che “Gore” non è sicuramente il più ispirato tra gli album dei Deftones, ma la vena epica della canzoni secondo me va a braccetto con la cover. 

BEACON – “Escapements

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Terzo album per i newyorkesi Beacon, duo elettronico che si rifà molto alle sonorità rn’b più soffuse e amabili, miscelandole con il loro lato dark. I due musicisti parlano di quest’album come un album che ha a che fare con lo scorrere del tempo, le sue dilatazioni e appunto le sue “fughe”. Un album molto ben strutturato. La copertina non è da meno: un campo arato, la luce che tramonta (o che sorge), il cielo di un bellissimo blu. È indubbiamente un’immagine magica, sembra esser stata scattata su un pianeta che assomiglia alla terra, ma abitato da lampade coi tentacoli e le lune che girano talmente veloci da poter creare delle scie bianche e luminose in cielo. Ascoltando il brano “Escapements” si ha esattamente l’idea di quello che questa copertina vuole dirci: “E se esistesse un altro modo, una via di una fuga?”.

GALLANT – “OLOGY”

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Gallant è sicuramente un tipo da tenere d’occhio nei prossimi anni. Con il suo r’n’b speziato diatonalità blues, sta riscuotendo un successo non da poco negli States grazie alla sua immensa passione e allo straordinario talento vocale (basta guardare un live su YouTube per accorgersene).  Quello che vuole comunicare al mondo con questa copertina è sicuramente “Weight of gold” ossia il peso dell’oro (anche titolo della settima canzone dell’album); condizione ambigua ma forse imprescindibile per chi – puro e sensibile agli eventi – ha una sorta di ossessione nei confronti dell’arte: qualcosa di prezioso ma al contempo triste e straniante. Questa copertina grigia, quasi datata, con uno smile malinconico dipinto color oro, incarnano non solo le canzoni dell’album ma la sua essenza vitale, quasi la sua anima.

NADA SURF – “YOU KNOW WHO YOU ARE”

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Band storica newyorkese, torna quest’anno con un nuovo album dal titolo deciso ma dai contenuti non proprio scoppiettanti. La copertina è una vera opera d’arte fotografica, intelligente che punta tutta la sua bellezza nelle forme e nei particolari messi al punto giusto. A fare scudo c’è un grande muro grigio angolare che da il senso dall’altezza e della prospettiva su cui una ragazza dal maglione rosso si affaccia in uno di quelli che sembra un grande respiro di consapevolezza. Più in alto si staglia la libertà, l’azzurro, su cui vola un aereo e un lampione s’innalza verso l’infinito blu. Decisamente una cover originale e “serena”, quasi liberatoria.

NITE JEWEL – “LIQUID COOL”

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Con “Liquid Cool”, Nite Jewel ha decisamente conquistato il mio cuore. Quest’album ha una grande carica, bell’energia e chi ama la notte e tutte le sensazioni che si porta dietro, sa benissimo di cosa sto parlando. Ti dà un senso di libertà e voglia di ballare per strada. Anche in questo caso, credo che la copertina calzi a pennello con la coerenza dell’album, con questa visione poco nitida di Nite in primo piano visibilmente bicolore: che sia un’idea di come si sente lei? Un po’ dark e un po’ irradiante? Insomma, chi non ha lati oscuri?! Questa luce che arriva da sinistra, annulla praticamente qualsiasi tratto somatico del viso, così come l’oscurità di destra, riducendo la figura a colori e forme e credo di aver realizzato che la sua musica sta proprio lì, tra l’oscurità e la luce, tra la notte ed il giorno… forse una rinascita e una consapevolezza. Nite, you go girl!

NOTHING – “TIRED OF TOMORROW”

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Con “Tired of tomorrow oltre ad un bell’album, i Nothing, ci offrono un nuovo punto di vista. Fantastica la fotografia dall’alto dei sobborghi di Philly (Philadelphia) con sui tetti, una scritta che recita il titolo dell’album in un rosa caldo. Che dirvi, è semplicemente meraviglioso quando qualcuno ti dà nuove prospettive per vedere le cose, sia nella vita, come nell’arte e questo è decisamente un ottimo esempio, sia idealmente che alla vista. È fantastico vedere forme e colori così diversi e in sintonia tra loro: dal verde degli alberi alle forme squadrate dei palazzi ai rettangoli di colore delle auto diligentemente parcheggiate in strada. Strizzo l’occhio agli amici che studiano architettura ed urbanistica, che di sicuro apprezzeranno. 

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STILL PARADE – “CONCRETE VISION”
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Still parade aka Niklas Kramer, produttore berlinese, ha creato un perfetto disco da relax, quasi estivo, dal gusto vintage-dreamy pop che mi ricorda Toro y Moy. E se musicalmente la palette dei colori che predomina è indubbiamente quella dei toni caldi, nella copertina c’è tutto l’estro dell’artista Brian de Graft, che sa fondere con maestria il classico del back/white di fondo a forme astratte di emozioni a colori. Brian è sicuramente un asso nella composizione e nel far risultare un opera piacevole alla vista. So benissimo che se avessi visto questo disco nello scaffale di un negozio, me ne sarei innamorata all’istante e solo per la copertina, di conseguenza, ascoltandolo, me ne sarei innamorata ancora di più. È sempre bello quando la musica incontra l’arte e insieme danno vita ad un connubio così riuscito. 

WET – “DON’T YOU”

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Delicatissima e emozionante copertina per gli Wet, trio americano indie pop, che musicalmente sa di già sentito (purtroppo) ma che comunque, mantiene delle buone potenziali. Questa copertina però è qualcosa di magnifico! Su un fondo neutro, si ritaglia la purezza delle linee di una figura femminile affascinante e mi fa pensare a un essere offeso e spogliato della sua corazza, che mostra la sua fragilità e si abbraccia con compassione per non far sfuggire quel poco di sicurezza che le è rimasto. Sulla sua schiena l’ombra di una mano (che ha solo quattro dita) sembra essere la mano di qualcuno che cerca di rassicurarla o di riportarla alla realtà. Un collage di foto e ombre molto d’impatto e scenico che sicuramente ci riporta a momenti di vita vissuti di compassione e dubbi.

WILCO – “SCHMILCO”

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Il 2016 è quell’anno in cui gli Wilco, ci regalano la copertina di uno degli artisti che nell’ultimo anno si è fatto più notare sul web! Stiamo parlando di Joan Cornellà, spagnolo, che se non conoscete ancora, vi consiglio di andare a scovare. Prima di tutto, Joan ha un grande senso dell’umorismo e vede il lato assurdo e grottesco della vita. Rocambolesco e “scorretto”, mi ricorda il Woody Allen del primo periodo, sempre immischiato in situazioni fuori dal comune, preoccupanti ed ilari. Con colori vivi e personaggi ormai più che noti, l’artista spagnolo, affronta con fantasia temi e situazioni che probabilmente tutti noi viviamo, portandole all’estremo del possibile. Il punto di forza delle sue opere è indubbiamente il divertimento, ma lascia da pensare… pensi che quello che vedi è strettamente legato all’animo instabile dell’essere umano, che in certi momenti della vita sfocia nel raccapricciante e sa toccare il fondo. E poi dentro c’è la musica dei Wilco: sempre e comunque una garanzia. 

YEASAYER – “AMEN AND GOODBYE

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Avete presente il dipinto “La Scuola di Atene” di Raffaello, nei Musei Vaticani? Questa secondo me ci va molto vicino, ovviamente non per significato ma per composizione. Questa copertina così piena di oggetti, personaggi, forme e colori mi ha fatto subito ricordare quando studiavo i dipinti del 500 e c’erano mille aneddoti da ricordare e altrettanti riferimenti. Cartoni animati, statue, oggetti di design, corpi senza volto, teste volanti: c’è di tutto ed è meraviglioso, perché tutto questo estro lo ritroviamo nella musica, piena di tonalità e colori che vengono fuori senza troppe forzature. Tutto funziona alla grande, come se fosse un po’ l’idea della società che si trasforma: nulla è più identificabile con chiarezza, anche in una stanza luminosa. Nulla è quello che sembra, forse. 

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