Richard Galliano: la fisarmonica padrona del jazz

All’Auditorium Parco della Musica si è esibito quello che da tutti è ormai riconosciuto come il maestro mondiale della fisarmonica. Accompagnato da un trio d’eccezione, Richard Galliano ha regalato al pubblico del Roma Jazz Festival un concerto dove l’immaginazione è salita al potere.

di Gianni Rossi  –  Non solo nella nostra nazione i trasporti pubblici certe volte funzionano a singhiozzo. Ne sa qualcosa Richard Galliano il quale a causa del ritardo sull’orario di arrivo del treno che lo portava all’aeroporto, ha perso l’appuntamento con un velivolo che da Parigi lo doveva far viaggiare con tutta tranquillità fino alla Capitale d’Italia per esibirsi all’Auditorium in un concerto tanto atteso nell’ambito del Roma Jazz Festival 2016. Salito trafelato sul palco, il nizzardo ha manifestato tutti i disagi che ha dovuto subire durante la giornata e ha spiegato il perché, invece di essere accompagnato da un trio, a fargli da spalla c’erano solo il batterista olandese Hans Van Oosterhout e il contrabbassista belga Philippe Aerts. Niente di preoccupante comunque perché nonostante tutta questa serie di sventure Galliano ha attaccato con grinta a suonare il suo strumento e con A french touch ha di fatto subito decollare il concerto.

«Intimità, pensiero triste che danza, bravura e precisione nel timbro dei musicisti»

Il Musette proposto dal fisarmonicista è un vecchio stile jazz italo/francese in voga negli anni Trenta. Come il Tango e il Blues, maggiori fratelli coevi, era nato dall’incontro/scontro di musicisti provenienti da nazionalità diverse e attraverso di esso si esprimeva la nostalgia per la terra natia dovuta per varie ragioni abbandonare. Le ballate del musette sono di una struggente malinconia e Galliano ne interpreta la tristezza con vigore riuscendo a trasmettere forti emozioni. A riprova della capacità di questo stile di far provare delle piacevoli e durevoli sensazioni è stata la splendida esecuzione di Laurita, uno dei brani più famosi di Galliano. Nel frattempo anche l’ultimo elemento del quartetto, il chitarrista londinese Philip Caterine si è unito ai compagni ed è stato tutto un turbinio di assoli e pezzi di bravura che hanno stupito ed entusiasmato il pubblico. Non c’è stato un momento in cui la tensione emotiva sia calata dentro il teatro. Sia che il pezzo proposto fosse un standard classico come Autumn Leaves, sia che le armonie e i ritmi provenissero da pezzi meno conosciutil’atmosfera è rimasta sempre quella giusta per un concerto jazz: intimità, pensiero triste che danza, bravura e precisione nel timbro dei musicisti.

L’apice si è toccato allorquando rimasto solo sul palco Richard Galliano ha voluto omaggiare il suo maestro e punto di riferimento per la sua carriera, Astor Piazzolla, suonando l’immortale Libertango. Letteralmente la Sala Sinopoli è caduta giù dalla trepidazione. Si sono udito cento minuti di musica in cui gli artisti si sono imbeccati l’un l’altro per elaborare una performance dall’altissimo valore. Dopo gli scroscianti e meritati applausi due sono stati i bis offerti di cui molto gradevole è risultato Nice Blues: un atto d’amore che Galliano ha voluto dedicare alla sua città, Nizza. Il pubblico alla fine avrebbe voluto un ulteriore bis ma i musicisti sul palco evidentemente non ne avevano più e dopo aver ringraziato Roma per la splendida energia che si era generata durante lo show hanno abbandonato il palco lasciando a tutti noi come regalo l’eco delle note cariche di sentimento del Jazz Musette.