Il cantautore siciliano ha presentato al Biko di Milano le canzoni del suo ultimo disco “Bellissima noia”, uscito giusto un mese fa.
di Sean Cronin – Piano per il giovedì sera: si cena e si scappa al Biko a sentire Nicolò Carnesi. Il suo “Bellissima noia” è già considerato come uno dei dischi italiani pop cantautorali di rilievo in questo fine 2016 e ovviamente siamo molto incuriositi dalla resa live. La serata inizia con due giovani cantautori, Palomar ed Elton Novara, che introducono il ritorno del cantautore siculo sui palchi di Milano. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta, ma ce ne si dimentica in fretta in una serata del genere perché la musica e le parole dei testi trasportano via, fanno riflettere ed entrare nel mondo di Carnesi. Si pensa alla Milano in cui “si cammina troppo”, ai “fantasmi che ci portiamo in tasca”, la malinconia che è “un ballo solitario che va solo in senso orario” e tanti altri, mai troppi, viaggi di immagini e sensazioni.
Nicolò Carnesi è un cantautore semplice, senza troppe equazioni, un buono della società che sa essere cinico al punto giusto, un piccolo chimico con gli occhiali. I suoi testi hanno lo spirito di quel qualcuno consapevole del cambiamento della persona, del mondo e le sue cose, ma che resta un’inguaribile sognatore.
Nella versione live sono tre i musicisti che ruotano intorno a Nicolò e assieme, tutti e quattro, si presentano indossando delle camicie anni 80. Alle nostre spalle il fonico controlla alla perfezione i suoni e la performance del gruppo, che entra nel vivo specialmente nel momento finale, dove strumenti e voce si legano e mescolano senza fine. Il concerto ha una personalità elettro-cantautorale nella quale il basso e le tastiere sono la forte spinta della maggior parte dei pezzi. Nicolò alla chitarra, tra accordi e note d’atmosfera, dimostra di avere un’attitudine indie dove però si incrociano sound pop e dance, cosa che ci lascia immaginare in maniera molto nostalgica i suoi pezzi riprodotti da una vecchia radio lasciata in spiaggia.
Durante il live si raddoppiano i rullanti ne “Il Lato Migliore” componendo una marcia malinconica, ma riprendendo in mano la sua Rickenbacker bianca e nera Carnesi torna a farci ballare. Suona canzone dopo canzone senza interrompersi troppo, e tra un gruppo di pezzi recenti stuzzica il pubblico con le sue vecchie canzoni che tutti cantano a memoria. Perfetto esempio è “Mi Sono Perso a Zanzibar” che finisce esplodendo in un outro di tastiere. Nell’unico vero momento di pausa Carnesi informa il pubblico, con l’accento siciliano che si nasconde dietro il suo cantato, che vuole dedicarsi una canzone: “Comunichiamo Male”. Imbraccia poi l’acustica per intonare, felice come un dodicenne, due dei suoi pezzi più conosciuti: “Moleskine” e “Il Colpo”.
Lascia il palco per tornare con il bis, durante il quale fa una sortita nel parterre per saltare e suonare insieme al suo pubblico. Lo stesso che non smette mai di cantare, ma a Carnesi arrivati a questo punto non resta che augurarci buon viaggio.
Gallery a cura di Giuseppe Ventura