L’8 ottobre si è inaugurata a Palazzo Rasponi di Ravenna la mostra dedicata al ciclo “Vortex” di Opiemme, un artista che non lavora solo in strada ma che contamina gli spazi delle gallerie, delle fiere e delle istituzioni.
Martina Lolli – Dopo un intenso dialogo con lui abbiamo ragionato sulla Street Art (sui suoi confini e su una sua possibile definizione oggi) ripercorrendo la poliedrica produzione artistica di Opiemme che va da minimi interventi urbani a grandi wall painting nelle periferie. Ciò che accomuna la sua arte è la meraviglia di versi regalati ai passanti e l’impegno politico e sociale che si concretizza nella partecipazione allargata (che crea comunità) delle sue opere e che fanno di Opiemme un vero e proprio artista della poesia di strada (street poetry) pronto a riscattare la parola dal suo destino di mera informazione.
Attraversare velocemente gli spazi urbani e limitarsi a viverli come luoghi di passaggio, strade e piazze che connotano funzionalmente il tragitto casa-lavoro-svago-casa, e così all’infinito. La velocità è il nostro ritmo quando sappiamo che dovremo geolocalizzarci a km di distanza dall’attuale posizione spazio-temporale.
Negli anni Settanta diverse forme artistiche sono nate per scardinare il percorso urbano dettato dalle dinamiche capitaliste o, ancora, per dare un carattere ai luoghi in cui si mettevano in discussione i rapporti di solidarietà e ostilità reciproca – le cosiddette “caverne della contemporaneità” – spazi dove si sono espresse, libere, sottoculture metropolitane attraverso tag o graffiti dai colori sgargianti.
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Dalle dérive dell’Internazionale Situazionista performate in strada, al Graffitismo annidato negli anfratti urbani: l’apparente non-senso degli eventi situazionisti non pianificati e la ripetizione convulsa delle firme dei writers sono stati vere e proprie azioni politiche in cui l’ideologia viaggiava sulla pelle dei significanti per sovvertire le abitudinarie rotte cittadine, nel primo caso, (rotte disegnate dal potere e da un’economia soverchiante) e per costruire un’alternativa al sistema massmediatico vigente che dettava modelli sociali a scapito della diversità e delle minoranze etniche, nel secondo.
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Oggi queste frontiere di libertà urbana sopravvivono in altre forme e sono raccolte sotto il termine ombrello di Street Art. Cosa realmente si intenda con ciò non ci è dato sapere; ci basta pensare che le espressioni così designate trovano il loro luogo nella strada, il loro pubblico nei passanti, la loro essenza nell’effimerità, la loro visibilità nel non-evento della vita quotidiana.
Il panorama odierno della Street Art contempla interventi non per forza illegali e motti non per forza di contestazione, ma che non mancano, per questo, di una volontà politica.
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La ricerca di Opiemme mutua il fascino dei calligrammi di Apollinaire, la forza comunicativa del Graffitismo, l’impegno del Situazionismo, la meraviglia di versi sciorinati in strada e di lettere in libertà; si nutre di “stimoli poetici” che assumono diverse figurazioni: grandi wall painting in cui le parole si sciolgono in un vortice nero (“Vortex”); geometrie e totem di lettere; colate di colori e calligrammi che celano poesie (“Un viaggio di pittura e poesia”); détournement di scritte murali già esistenti.
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«L’arte di OPIEMME non si cristallizza mai in una struttura precisa e diviene garanzia di una pratica della libertà che sempre va rinnovata e che penetra fin dentro le istituzioni museali mantenendo costante il cortocircuito fra spazio interno ed esterno»
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Ma si nutre anche di interventi più raccolti e meno eclatanti, come brevi aforismi sui mattoncini di un muro o rotolini di poesie appesi agli arredi urbani e a portata di mano dei passanti. In queste operazioni minime la visibilità non si gioca sulle grandi dimensioni – che contraddistinguono i murales di oggi, segno perlopiù della committenza pubblica o privata – ma sulla sorpresa nello scovare un pensiero gratuito e libero che si fa pratica urbana per il risveglio delle menti e della sensibilità.
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La rapidità di percezione propria della prima Street Art (i cui brevi tempi di esecuzione restituivano la parola come un significante estetico) qui si trasforma in una percezione più lenta, in un gioco di ricomposizione ottica e cromatica in cui le scritte tornano a veicolare un significato, un messaggio onirico.
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Il pensiero diffuso attraverso gli interventi di Opiemme si fa liquido e assume diverse forme: la città, da palinsesto che ha raccolto segni più o meno spettacolari, diviene cassa di risonanza di versi che deflagrano e si ricompongono nelle galassie primigenie del Logos. I suoi palazzi e i suoi muri, da schermi, divengono fogli su cui si esercita la creatività dell’artista e la visione critica del fruitore.
L’arte di OPIEMME non si cristallizza mai in una struttura precisa e diviene garanzia di una pratica della libertà che sempre va rinnovata e che penetra fin dentro le istituzioni museali mantenendo costante il cortocircuito fra spazio interno ed esterno (Heart-shaped box, Museo Magma, Follonica).
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La Street Poetry di OPIEMME contamina gli spazi pubblici adibiti al transito scorrendo come un fiume sul placido letto dei marciapiedi e posandosi nei luoghi di attesa (come le pensiline degli autobus) per accompagnare il viandante in un metaviaggio alla scoperta dell’anima del luogo, dipinta, negli anni addietro, dagli scrittori e dai poeti appartenuti a quella terra. Così nel 2013, con il progetto “Un viaggio di pittura e poesia”, OPIEMME attraversa l’Italia e si ferma in 11 città con l’intento di far riemergere con i suoi murales la sensibilità di altrettanti scrittori, musicisti e filosofi.
Il territorio urbano diviene spazio di incontro di sensibilità che fa sì che il wall painting non sia recepito passivamente ma, grazie alla meraviglia di questo incontro, sia un punto di partenza per lettori inconsapevoli. Questione di prospettiva, mai di dimensione, che implica una capacità di ascolto rivolta al luogo che stiamo attraversando.
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OPIEMME
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OPIEMME, “Vortex, pensieri sulle stelle”
a cura di Elena Paloscia
8 ottobre – 5 dicembre 2016
Palazzo Rasponi 2, Via M. D’Azeglio 2, Ravenna