Virus Concerti porta in concerto in Italia Jethro Tull, Maruja, Royel Otis e molti altri

Una serie di concerti che mettono d’accordo più generazioni di musicofili: i redivivi Jethro Tull di Ian Anderson tornano in Italia alimentando un culto prog senza tempo e senza fine; i sorprendenti Maruja sono pronti a mettere a ferro e fuoco Santeria a Milano con la loro miscela di post-punk e jazzcore; mentre i Royel Otis tengono alta la bandiera della tradizione pop-psichedelica australiana. Andiamo alla scoperta dei prossimi concerti targati Virus! Prossimamente in attivo anche Auroro Borealo, Malena Zavala e Earl Sweatshirt… Clicca qui per il programma completo.

La leggenda prog dei Jethro Tull

I Jethro Tull apparvero per la prima volta con questo nome nel 1968 nel famoso Marquee Club di Londra e da lì riuscirono a creare immediatamente un largo seguito, suonando su e già per l’Inghilterra. Il vero successo – anche un po’ a sorpresa – arrivò al Sunbury Jazz e al Blues Festival nell’estate del 1968. I Jethro Tull registrarono e pubblicarono il loro primo album, This Was, con la formazione originale con Anderson, Cornick, Bunker e Abrahams. Dopo la sostituzione di Mick Abrahams con Martin Barre, circa altri 30 musicisti si sono avvicendati nelle fila dei Jethro Tull, marchio che sopravvive fino ad oggi e dura nel tempo: Ian Anderson si esibisce con la band in genere per circa un centinaio di spettacoli ogni anno in tutto il mondo.

Il jazzcore visionario dei Maruja

Sono la band più carismatica del Regno Unito e i loro spettacoli dal vivo sono un’esperienza spirituale che unisce la folla in un flusso libero di musica non categorizzabile. Pensate al post-punk che incontra il free jazz, con testi che affondano le radici nel rap e che si concentrano sul messaggio. Aggiungete le sonorità da brivido di breakbeat spietati, loop di chitarre nervose, sax trascendenti e fiotti di basso psichedelico e avrete i Maruja: questa è musica di forza naturale, nata da un luogo di spiritualità e protesta, con una profonda amicizia a quattro al centro.

La loro portata è internazionale: amati dalla BBC 6 Music, hanno appena preso d’assalto il SXSW, facendo il tutto esaurito per il loro primo tour nordamericano.  Dopo aver suonato in 24 Paesi nel 2024, a maggio hanno appena annunciato un tour in Giappone, Cina, Europa e Nord America.

Dopo la firma con Music For Nations, il gruppo sta portando in tour l’album di debutto “Pain to Power”, uscito il 12 settembre.

L’indie-pop degli australiani Royel Otis 

L’incontro casuale tra Royel Maddell e Otis Pavlovic sembra quasi scritto nel destino. Entrambi lavoravano per dei bar dello stesso quartiere (nella cittadina costiera di Bondi, in Australia), quando un giorno del 2019 si sono ritrovati con le chitarre e qualche idea. Senza alcuna aspettativa, hanno subito notato qualcosa: una chimica unica che, spontaneamente, ha dato vita a nuovi brani che sembravano esistere da sempre.

Il resto del mondo non ha tardato a scoprirli, quando il duo è diventato un vero fenomeno sia online che nei club indie-rock, grazie a brani come “Oysters in My Pocket” (dall’EP Bar & Grill, 2022) e “Sofa King” (dall’EP Going Kokomo, 2023).

Poi è arrivato il loro debutto esplosivo con l’album PRATTS & PAIN, che ha proiettato la band sulla scena internazionale. Il disco, intitolato come il pub nel sud di Londra dove scrivevano i testi durante le sessioni con il produttore candidato ai GRAMMY Dan Carey (Wet Leg, Fontaines D.C., Caroline Polachek), includeva successi come “Fried Rice” e “Foam.”

Prima dell’uscita dell’album, nel febbraio 2024, il duo ha registrato per la celebre rubrica Triple J “Like A Version” una cover del brano cult “Murder on The Dancefloor” di Sophie Ellis-Bextor. La performance è diventata un vero fenomeno internazionale: ha raggiunto il #1 nella classifica Alternative Radio USA, il #2 nella Billboard Alternative Airplay, il #5 nella Billboard Rock & Alternative, e il #2 nella Triple J’s Hottest 100 del 2024.

La loro cover crepuscolare di “Linger” dei Cranberries, registrata per una sessione Sirius XM, ha poi regalato loro il primo ingresso nella Billboard Hot 100 e ha superato i 220 milioni di stream globali. Con una domanda sempre crescente per i concerti dal vivo, i Royel Otis hanno collezionato oltre 100 sold out nel 2024, vendendo più di 100.000 biglietti in Australia, Regno Unito, Europa e Stati Uniti, incluse le date a New York (Brooklyn Steel), Chicago (Metro & The Salt Shed) e Los Angeles (The Bellwether).

Al loro ritorno in patria, sono stati selezionati tra gli artisti più nominati agli ARIA Awards 2024 (i premi musicali più importanti d’Australia), vincendo quattro premi, tra cui “Miglior Album Rock” e “Miglior Gruppo.”  Che si tratti di brani originali o di reinterpretazioni delle loro canzoni preferite, il duo si è ormai affermato come una delle band indie rock più spontanee e amate di questo decennio.

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