Dal 2 ottobre al 20 dicembre 2025 il FolkClub riaccende le sue luci con una stagione di grandi ritorni, esplorazioni e nuove scoperte pronte a far vibrare le mura della storica sala in via Perrone. Come sottolinea il direttore del club Paolo Lucà: ancora una volta sarà un “viaggio, epocale e indimenticabile”. E noi siamo pronti a salire a bordo!
Da trentasette stagioni il FolkClub porta sul palco ciò che altrove sarebbe considerato di nicchia, e lo trasforma in esperienza collettiva. Quest’anno la programmazione sa unire mito e novità, tradizione e sperimentazione, portando in città artisti capaci di raccontare il mondo con la loro musica.
Si parte il 2 ottobre con la Piccola Orchestra Avion Travel, che torna dopo vent’anni nel club di zona Statuto. Peppe Servillo e i suoi compagni celebrano quarantacinque anni di carriera con il loro teatro musicale unico: pop intriso di jazz, ironia surreale, malinconie mediterranee. Un concerto che non è solo un live, ma un atto di memoria collettiva.
Dall’Argentina, l’11 ottobre arriva l’El Mate Trio. Franco Luciani, Carlos Buschini e Natalio Mangalavite intrecciano bandoneón, chitarre e percussioni per evocare la pampa e le sue storie. Un folk sudamericano che profuma di radici ma parla la lingua del presente, tra malinconia e ritmo.
Il 18 ottobre tocca ai Willos’, venticinque anni di folk irlandese reinventato. Fiona King e compagni portano sul palco ballate e danze celtiche, contaminate da sensibilità contemporanee: il risultato è un concerto che oscilla tra energia trascinante e poesia intima, capace di accendere la sala come un pub di Galway.
Tre giorni dopo, il 23 ottobre, arriva il jazz cosmopolita di Olivia Trummer, pianista e cantante tedesca che dialoga con il contrabbasso del russo Makar Novikov e la batteria dell’israeliano Amir Bresler. Un trio che trasforma ogni brano in un laboratorio creativo, tra improvvisazione e lirismo, abbattendo confini geografici e culturali.
Il 24 ottobre la rassegna Buscadero Nights porta a Torino il country autentico di Sam Outlaw & Band, con apertura di Hannah Aldridge. Le loro canzoni profumano di strade infinite, tramonti e polvere, riportando al centro l’essenza narrativa della musica americana.
Il giorno dopo, Marc Ribot. Il 25 ottobre il chitarrista newyorkese porta il suo nuovo progetto Map of a Blue City. Ribot è una leggenda vivente e impossibile da vatalogare: spigoloso, anarchico, capace di trasformare il jazz in architettura urbana e rumore in poesia. Il Folk Club è nuovamente la roccaforte perfetta per le sue geometrie musicali.

E la notte di Halloween il club si trasforma in un altare sonoro con i Huun-Huur-Tu, maestri del canto difonico della Tuvà. Un’esperienza mistica: voci che si sovrappongono come venti, melodie che evocano steppe e riti sciamanici. Non un concerto, ma una trance collettiva. Appuntamento il 31 ottobre.
Il 7 novembre torna Moni Ovadia, accompagnato da Michele Gazich e Giovanna Famulari, con Yiddish Blues. Teatro, musica e memoria si intrecciano in uno spettacolo che racconta storie di migrazione, di dolore e di ironia, facendo risuonare l’identità yiddish con la forza universale del blues.
L’8 novembre è il turno de L’Antidote: Redi Hasa, Bijan Chemirani e Rami Khalife mescolano Albania, Iran e Libano in un mosaico sonoro che unisce Mediterraneo e Medio Oriente. World music vera, fatta di ascolto reciproco e improvvisazione raffinata.
Il 21 novembre torna Buscadero Nights con Galapaghost, alias Casey Chandler, accompagnato da Federico Puttilli. Il suo songwriting è fragile e visionario, sospeso tra sogno e realtà, fatto di melodie intime che si insinuano sotto pelle.
Il giorno successivo, il 22 novembre, la sala si trasforma in tablao con Marco Flores, El Quini de Jerez e José Tomás. Flamenco allo stato puro: zapateado che incendia il palco, canto che graffia l’anima, chitarra che vibra come fiamma viva.
Il 5 dicembre approda a Torino Elijah Wald con A Complete Unknown: Dylan’s Village. Musicista e saggista, Wald riscopre il lato meno noto di Bob Dylan, quello delle radici folk e delle figure dimenticate che hanno plasmato un mito. Un viaggio nella controstoria del cantautorato americano.
Il 13 dicembre tocca a Erene Mastrangeli, cantautrice italo-americana che porta sul palco un folk intimo, fatto di canzoni delicate e poetiche, capaci di raccontare la quotidianità con sincerità e grazia.
La stagione si chiude il 20 dicembre con The North Wind: Tola Custy, Tom Stearn e Michel Balatti uniscono Irlanda, Scozia, Bretagna e Nord Italia in un concerto che è un inno alle tradizioni celtiche. Un vento musicale che soffia forte, epico e comunitario, perfetto per salutare un anno di musica e lasciare il pubblico sospeso tra passato e futuro.
