Sono norvegesi ma suonano come se venissero da un’altra galassia. Formatisi nel 2006 a Oslo, i tre – Ståle Storløkken, Nikolai Hængsle e Torstein Lofthus – vantano un curriculum di eccellenza, dal premio Spellemann per Walk the Nile al sodalizio con big come Motorpsycho e Terje Rypdal. Li abbiamo incontrati alla vigilia del loro arrivo a Chamoisic (uno dei live imperdibili di questa estate!), per parlare di improvvisazione cosmica e dell’esperienza di suonare con una leggenda vivente come Terje Rypdal. Articolo a cura di Lorenzo Giannetti.
Nel 2024 hanno pubblicato due dischi: Mythical River, un viaggio ancestrale tra suoni vintage e dinamiche moderne, e Catching Fire, che sancisce la loro prima collaborazione discografica con il leggendario chitarrista Terje Rypdal. Il risultato? Un live spettacolare che unisce psichedelia e dialogo free form tra organo e chitarra.
Attualmente la band sta navigando in tour tra palchi estivi e festival, portando il prog-jazz pachidermico che li contraddistingue dal Nord Europa alle Alpi italiane e oltre: un’esperienza sonora destinata a lasciare il segno.
Il 20 luglio 2025 la band si esibirà a Chamoisic Festival in Valle d’Aosta: performance sul palco principale di Plaz Des Avaz durante la chiusura festival, in alta quota tra natura e improvvisazione elettrica. Imperdibile occasione per godersi Elephant9 immersi tra paesaggi alpini, in una sorta di formula site-specific unica.
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Lorenzo Giannetti: Intanto vi chiedo se vi ricordate qualcosa dell’ultimo vostro passaggio da queste parti (ok, eravamo in Piemonte, vicino diciamo!) per il Torino Jazz Festival. Io ricordo un assolo di organo mozzafiato in una location altrettanto spettacolare: un tempio Valdese. Avete qualche ricordo del festival che è legato al direttore artistico di ChamoisIC dove ci vedremo tra poche settimane?
Torstein Lofthus, batterista degli Elephant9: Altroché! L’Italia ci è rimasta nel cuore—cibo spaziale, paesaggi da cartolina… e quel concerto è stato davvero memorabile. Il pubblico era caldissimo, e suonare in quel luogo così suggestivo è stato un privilegio. Avevamo anche Reine Fiske con noi, quindi sì: serata speciale.
LG: A proposito di location spettacolari: Chamois è un paese da sogno, ma voi in Norvegia sarete abituati ad un rapporto immagino speciale con la Natura. In quest’ottica, quale è il posto più bello, a livello paesaggistico dove avete suonato o dove vi piacerebbe suonare in futuro?
E9: Eh, la scelta è dura. Ma quest’autunno suonerò a Skei, nella regione di Jølster, da dove viene mia madre. È un posto incredibile: una valle incastrata tra montagne altissime, con un lago che riflette tutto come uno specchio. Ti senti piccolo ma non schiacciato—è un luogo con un’energia davvero mistica. Se vuoi un’idea visiva, guarda i quadri di Nikolai Astrup. In ottobre ci suonerò con Mathias Eick, e non vedo l’ora.
LG: La vostra sezione ritmica è stata definita “la più solida della Norvegia”. Come mantenete quella simbiosi groove‑dinamica che vi contraddistingue? Ci sono rituali o esercizi particolari? E a questo punto vi chiedo quali sono secondo voi delle altre sezioni ritmiche degne di nota, composte da artisti che vi piacciono particolarmente.
E9: Probabilmente il fatto che entrambi veniamo da background pop, soul e hard rock. Generi dove il groove si basa sul due e sul quattro. È lì che affondano le nostre radici. Poi, abbiamo un amore condiviso per i Deep Purple, i Led Zeppelin… insomma, roba che picchia ma con stile. Il groove viene da lì, la spinta in avanti dal jazz e dall’hard rock più libero.
Le nostre rhythm section del cuore?
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Roger Glover & Ian Paice
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John Bonham & John Paul Jones
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Ron Carter & Tony Williams
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Dave Holland & Jack DeJohnette
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Per Lindvall & Lars Danielsson
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Steve Gadd & Richard Tee (ok, è un pianista, ma il groove è groove!)
LG: Qual è il vostro rapporto con la scena di Oslo e in generale della Norvegia? C’è qualche band in particolare che ci potete consigliare perchè secondo voi meriterebbe la ribalta internazionale?
E9: Vi segnaliamo subito Red Kite—grandissimi. E poi i Lost Quartet, una band nuova che si ispira alla seconda grande formazione di Miles Davis e a Wayne Shorter. Hanno un suono raffinato, intenso, e stanno per pubblicare il debutto. Anche i Chrome Hill, leggende viventi, hanno appena sfornato un disco pazzesco: En Route.
Mythical River: un disco più strutturato, ma comunque estremamente libero
LG: Come si sviluppa il processo compositivo tra sperimentazione improvvisata e strutture più definite? Ve lo chiedo perchè l’album Mythical River sembra segnare un equilibrio tra una dimensione più strutturata rispetto ai vostri lavori live e una tensione improvvisativa. Quanto riflette questa scelta una volontà di evoluzione o un ritorno alle radici?
E9: Assolutamente sì. È la continuazione naturale di Arrival of the New Elders, dove abbiamo cominciato a sperimentare con forme più definite. I pezzi li ha scritti Ståle, ma li abbiamo plasmati insieme in studio. È sempre una questione di equilibrio tra scrittura e libertà.
LG: Mattias Glavå ha prodotto e mixato l’album, mentre Jørgen Træen si è occupato del mastering. Quali elementi del vostro suono volevate preservare o esaltare in studio, e come ha contribuito la loro collaborazione?
E9: Il lavoro in studio ha girato alla perfezione. Mattias Glavå ci capisce al volo, come Christian Engfeldt con cui collaboriamo spesso. Ci serve qualcuno che condivida la nostra visione sonora, o che almeno la intuisca al volo. Mattias ha proprio questa connessione istintiva con il nostro linguaggio musicale.
“Esploriamo il futuro con il meglio del passato”
LG: Molti recensori hanno sottolineato le influenze anni ’60‑’70, ma allo stesso tempo definiscono Mythical River come un suono “senza tempo e futuristico”. Consentitemi la domanda un po’ sorniona: voi vi sentite più dei “continuatori di un’epica/epoca passata e gloriosa” o “alieni dal futuro”?
E9: Magari entrambe! Se stiamo vivendo in una simulazione, diremmo decisamente tutti e due. Ma per restare concreti: sì, ci piace esplorare il futuro armati con il meglio che il passato ci ha lasciato.
Catching Fire: suonare con Terje Rypdal, un sogno diventato realtà
LG: Dopo oltre trent’anni di collaborazione con Ståle, quest’album segna la prima collaborazione discografica tra voi e Rypdal. Com’è stato trasformare questa lunga amicizia in un progetto ufficiale?
E9: Un’esperienza incredibile. Lo abbiamo invitato a unirsi a noi in tour, e alcune date sono state registrate. Il bello è che Terje ha accettato di entrare nel nostro mondo—abbiamo suonato due suoi pezzi, ma il resto era tutto nostro. E sull’album sono finiti solo brani firmati Elephant9. È stato lui stesso a scegliere cosa portare in tour. Una leggenda con un’umiltà rara.
LG: Il set comprende brani come “Cover The Mountain Top” e “Psychedelic Backfire”, insieme a composizioni originali come “John Tinnick”. Come avete selezionato il repertorio?
E9: Tutti nostri, in realtà! I primi due sono firmati da Ståle, “John Tinnick” da Nikolai. È stato Terje a scegliere questi brani per il live, li ha voluti lui. Onore e piacere.
LG: David Fricke ha paragonato Catching Fire ai grandi live di Mahavishnu Orchestra, ELP e King Crimson. Quali album fondamentali di prog‑jazz vi hanno influenzato?
E9: Ce ne sono tanti, ma questi quelli che ci vengono in mente tra i fondamentali:
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Live-Evil – Miles Davis
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Live at Fillmore – Miles Davis
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Hymn of the Seventh Galaxy – Return to Forever
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No Mystery – Return to Forever
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Emergency! – Tony Williams Lifetime
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Believe It – Tony Williams Lifetime
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Spectrum – Billy Cobham
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ENGLISH VERSION – INTERVIEW: ELEPHANT9
They’re from Norway, but they sound like they’re beaming in from another galaxy. Formed in Oslo back in 2006, the trio — Ståle Storløkken, Nikolai Hængsle, and Torstein Lofthus — have some serious credentials: from winning the Spellemann Award for Walk the Nile to long-standing collaborations with heavyweights like Motorpsycho and Terje Rypdal. We caught up with them right before they land at Chamoisic (one of this summer’s must-see shows!) to talk about cosmic improvisation and what it’s like to play alongside a living legend like Terje Rypdal.
Words by Lorenzo Giannetti.
In 2024, they dropped two albums: Mythical River — a deep, ancestral journey through vintage tones and modern dynamics — and Catching Fire, marking their first ever studio collab with legendary guitarist Terje Rypdal. The result? A mind-blowing live session where psychedelia meets freeform jams between organ and guitar.
Right now, the band’s out on the road, hitting summer stages and festivals, spreading their signature pachydermic prog-jazz from Northern Europe all the way to the Italian Alps and beyond — a sonic trip that’s bound to leave a mark.
On July 20, 2025, they’ll hit the stage at Chamoisic Festival in Valle d’Aosta, closing the fest with a high-altitude performance on the main stage at Plaz Des Avaz — surrounded by nature, steep slopes, and electric improvisation. A one-of-a-kind, site-specific chance to catch Elephant9 in full flow. Not to be missed.
- Roger Glover & Ian Paice
- John Bonham & John Paul Jones
- Ron Carter & Tony Williams
- Dave Holland & Jack DeJohnette
- Per Lindvall & Lars Danielsson
- Steve Gadd & Richard Tee (yes, pianist—but still!)
- Live-Evil – Miles Davis
- Live at Fillmore – Miles Davis
- Hymn of the Seventh Galaxy – Return to Forever
- No Mystery – Return to Forever
- Emergency! – Tony Williams Lifetime
- Believe It – Tony Williams Lifetime
- Spectrum – Billy Cobham