Gaza Ora: testimonianze palestinesi al Teatro Bellarte

Gaza Ora – Ritratti da Hossam, la nuova versione dell’opera, esordisce in prima nazionale al Teatro Bellarte di Torino. Articolo a cura di Leonardo Verna. 

Entrando in sala si vede un palco pressoché privo di scenografia, 9 sedie vuote e delle bottiglie d’acqua. I 9 interpreti arrivano poco dopo, vestono abiti comuni e hanno il copione in mano. Quello che si apprestano a svolgere è un compito difficilissimo, forse il più complesso per un interprete, dovranno trasformare storie reali in arte, storie raccolte da Hossam un teatrante della striscia di Gaza. Storie di sofferenza quotidiana che hanno girato il mondo e hanno impiegato centinaia di persone per essere tradotte ed adattate.

La lettura inizia, gli interpreti si alternano in monologhi e dialoghi in cui si incontrano: bambini costretti a crescere prima del dovuto, uomini reduci delle carceri Israeliane, persone stipate in una scuola che imparano a convivere con il terrore, una figlia che si è messa in salvo che si colpevolizza per aver lasciato la famiglia a Gaza, un Bambino che vende alle persone la possibilità di guardarsi ovvero frammenti di specchi.
L’atmosfera in sala è varia: una signora nelle ultime file osserva il palco con occhi sgranati, probabilmente troppo immersa nella materia cruda che viene esposta. Un signore anziano in prima fila invece se la dorme profondamente. Altri mettono spesso una mano sulla bocca, forse per coprire gli sbadigli o forse per lo stupore, per l’orrore delle situazioni di vita raccontate. Quel che è certo è che le storie non vengono recitate, vengono lette. Alcuni interpreti riescono a imprimere più pathos nella lettura altri decisamente meno, ma è evidente che nessuno di loro ha confidenza con il copione che ha tra le mani.

La fine dello spettacolo arriva un po’ inaspettatamente, non si percepisce un crescendo finale, e parte un lungo scroscio di applausi. Poi sulla sala scende il gelo totale: è il momento delle domande e delle considerazioni, ma nessuno sembra averne. Il regista stimola il pubblico a chiedere qualcosa e un uomo esplicita il fatto che non ci sia molto da dire di fronte all’orrore delle situazioni descritte.

L’anziano signore che dormiva si è risvegliato all’applauso e adesso chiede quale siano le differenze con le altre versioni dell’opera. Seguono lunghi minuti di ringraziamenti alle centinaia di persone che hanno lavorato per far si che lo spettacolo potesse andare in scena, infine vengono presentati gli interpreti, perlopiù attivisti che hanno deciso di contribuire dando la propria voce per riportare queste testimonianze. Lo spettacolo finisce, le sedie rimangono sul palco nel silenzio assordante dell’orrore.