Fabio Iuliano: autore “on the road” tra letteratura e rock’n’roll

Abbiamo scambiato pensieri e idee con l’autore di “Lithium 48”, edito da Aurora. Andiamo alla scoperta del suo universo narrativo tra poesia grunge e viaggi rivelatori. 

 
 
Dopo il tuo esordio nel quale le vibrazioni di jazz e flamenco andavano ad intrecciarsi alla poesia di Lorca, per la tua seconda opera parti nuovamente da una suggestione di tipo musicale. E’ ovvio che la musica ha una grande importanza nella tua poetica e nella tua vita in generale, ma come influenza nel pratico la tua scrittura? Nasce prima l’idea di uno scritto che poi abbini alla musica o sono le canzoni ad ispirare le parole?
 
La musica è la mia ‘porta’ al mondo dell’arte. Nel mio primo libro parlo di Federico Garcia Lorca che iniziò a strimpellare le prime canzoni andaluse popolari nel giardino di famiglia con la chitarra della zia, divenendo poi un vero virtuoso al pianoforte. La strategia narrativa alla base del secondo libro mi consente di connotare il mio personaggio principale, Simone, con dei tratti del mio percorso musicale. Sono legato visceralmente al rock alternativo.
Sono arrivato al sound dei Pearl Jam, che tornerò a seguire dal vivo in estate a Roma e Barcellona, passando per i versi di Jim Morrison e i power chords di Kurt Cobain. Simone è un blogger esperto di musica ed è musicista a sua volta. Anche io mi diletto a scrivere e suonare dal vivo le mie canzoni e suono in una band. I testi delle canzoni a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila hanno raccontato con efficacia le contraddizioni del tempo. Così come le liriche di Bob Dylan hanno influenzato l’arte contemporanea molto meglio di tanti scrittori di rilievo. Il ritmo del racconto è influenzato dalla musica.
 
E inoltre, ascolti musica quanto scrivi? Io ci provo ma spesso mi distrae troppo. Vivo l’ascolto come un’esperienza a sé, raramente riesce ad essere “sottofondo” diciamo. Ma è un limite mio. Tu come vivi questa cosa? Dalle foto che si trovano su Internet, inoltre, è evidente che tu stesso suoni uno strumento giusto?
 
Ascolto molta musica mentre scrivo ma, proprio per non perdere la concentrazione, sono molto selettivo nell’ascolto e cerco sempre un sound che vada a intercettare il mood che mi serve rappresentare nella scrittura. Ascolto poco musica in italiano, ad esempio, per non distrarmi con le parole. A volte vado alla ricerca delle frequenze da effetto Mozart. Altre volte, mi serve della roba parecchio ritmata per far scorrere alcune scene con la fluidità giusta.

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Nei tuoi romanzi è centrale anche il tema del viaggio. La connotazione geografica è sempre presente, attiva, magari ingombrante. Che sia l’Andalusia, l’America o il centre di Parigi? Come scegli/hai scelto le ambientazioni dei tuoi libri? Sono tutti posti in cui sei stato o alcuni ti è piaciuto “immaginarli”?
 
Per me viaggiare è importante e investo molto, in termini di tempo e di soldi. Per me viaggiare non è mai abbastanza. Prima di scrivere il saggio su Federico Garcia Lorca, New York, Andalusia del Cemento, ho ripercorso fisicamente i luoghi che hanno segnato il passaggio del poeta andaluso, da Granada alla Grande Mela, passando per Madrid. A Parigi ho vissuto complessivamente, quasi nove mesi.
 
 
Oltre alla colonna sonora, quanto c’è di autobiografico nelle tue parole? Quanto ti rivedi nei personaggi che descrivi?
 
Racconto una storia vera relativa a un periodo in cui lavoravo a Parigi. Il protagonista è un mio coetaneo, originario, tra l’altro dalle mie parti. Era ossessionato dall’essere seguito dalle telecamere, al punto di combinare un macello dietro l’altro. Per proteggere la vera identità di Simone (il nome usato nel romanzo è di fantasia), l’ho rivestito di tanti piccoli e grandi aspetti che mi appartengono, dai ricordi di infanzia ai miei gusti musicali. Ho regalato a Simone anche i miei cartoni animati preferiti.
 
 
Veniamo alla parte più “tecnica”: come sta andando il libro? Che canali di distribuzione stai sfruttando? Come ti sembra lo stato di salute del mercato editoriale nostrano?
 
 
Da giornalista professionista, ho piena contezza della crisi del mercato editoriale italiano, a partire dalla stampa periodica. Stessa musica relativa alle vendite dei libri, sempre più legate alle dinamiche di uno “star system” che alla qualità dell’offerta.
Il libro è distribuito da una casa editrice indipendente Aurora edizioni (www.auroraedizioni.com) che si sta creando un microcircuito di distribuzione. Peraltro, è in via di ridefinizione il contratto con un’azienda che faccia da tramite con i principali store on line. Quindi, al momento, il modo più sicuro per acquistare il libro è proprio attraverso l’area “shop on line” del sito https://www.auroraedizioni.com/shop-on-line/. Nonostante queste difficoltà tecniche, la prima ristampa è già pronta.
 
 
Andrai in giro a presentare questo libro? Dove possiamo sentirti parlarne? E più in generale, molto classicamente, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
 
Ho elaborato un calendario attraverso una serie di appuntamenti nel centro Italia, tra cui Ascoli, Ladispoli (Roma), Avezzano (L’Aquila) e la mia città di origine, L’Aquila. Il prossimo appuntamento è a Roseto (Teramo), venerdì 20 aprile, alla libreria La Cura. Nel frattempo, continuo a scrivere articoli e dare lezioni di lingua e letteratura. Non manca qualche concertino e, perché no, qualche gara di triathlon. Un po’ di sport fa bene all’anima. Nessun nuovo libro all’orizzonte, tuttavia.