Il Pampalù fu un edificio militare edificato tra il 1891 ed il 1894 allo sbocco della Val Cenischia sulle falde del Rocciamelone; il suo scopo era quello di rafforzare il margine orientale del Colle del Moncenisio ed intervenire in caso di superamento dello stesso da parte delle truppe nemiche. Vi raccontiamo un forte piemontese outsiders, non troppo noto al grande pubblico ma interessante per vari aspetti. Reportage a cura di Raffaele La Marca.
Info utili: a circa h1.30 minuti da Torino (67km), durata della trasferta mezza giornata e per quanto riguarda il pranzo ce n’è per tutti i gusti lungo la statale SS24.
Il forte era costituito da due postazioni posizionate a quota differente, la Batteria Superiore e quella Inferiore. Il sito aveva anche un importante ruolo nelle comunicazioni tra le strutture militari della zona: infatti, con la sua stazione ottica, era in costante comunicazione con i forti Varisello al Moncenisio, Exilles, Susa e con la Guglia del Mezzodì, consentendo così un rapido e costante collegamento tra i vari punti strategici.
Come buona parte delle fortificazioni della zona, anche il forte Pampalù venne privato dei suoi armamenti nel 1915 in occasione della prima guerra mondiale e disarmato.
Mantenne soltanto un presidio di uomini al suo interno e venne adibito a deposito di cheddite, una polvere esplosiva che era utilizzata per effettuare blocchi stradali. Proprio tale materiale fu la causa della violenta esplosione accidentale che il 4 giugno 1920 distrusse quasi completamente le strutture. In seguito al disastro il forte venne abbandonato. La struttura era servita dalla strada militare Susa-Monte Pampalù, lunga circa 15 chilometri e classificata come strada minore, attualmente percorribile.
Un’avventura iniziata per caso, alla ricerca di nuovi posti da visitare trovati con Google maps. Era un caldo weekend di aprile quando abbiamo deciso di muoverci verso la val di Susa alla scoperta di fortezze abbandonate. Il forte Pampalù a 1600 metri di quota sul Rocciamelone ci stava aspettando. Usciti a Mompantero, dopo aver percorso la E70 da Torino, abbiamo iniziato la salita al Forte utilizzando la strada citata in precedenza, ancora percorribile ed ora denominata via Pampalù.
Il tratto di strada che dovrete affrontare non è per i deboli di cuore perché si devono percorrere 8,8 chilometri su una strada molto stretta a doppio senso e priva di guardrails, con un dislivello di 1033 metri.
Seguendo le indicazioni di un qualsiasi navigatore noterete che è necessario fare un tratto a piedi su un sentiero breve, in pianura e in terra battuta. Dovrete parcheggiare l’auto sulla strada asfaltata proprio di fronte al sentiero, su una curva a gomito abbastanza larga da poter lasciare il mezzo in sicurezza. Sfortunatamente, non sono più visibili il fossato di protezione del forte ed il relativo muro di controscarpa.
All’interno della batteria superiore, il cui piazzale è attualmente occupato da ripetitori televisivi (cosa che ci ha lasciato con un pizzico di amaro in bocca), sono ancora ben distinguibili le piazzole affiancate e disposte a risalti per i cannoni, alternate a traverse all’interno delle quali erano site le riserve per le munizioni e l’ingresso principale. Tra le piazzole e la polveriera erano posizionati dei locali per il confezionamento dei proiettili.
Non essendo mai stati in loco, la presenza dei ripetitori ci ha simpaticamente sorpreso. Nonostante questo, la vista dalle vecchie strutture ancora presenti sulla Val di Susa ci ha ripagato del viaggio.