Il “giro delle Laouziere” tra le cave di Ardesia in Valle Grana nel cuneese

Outsiders outdoor: non solo sotto palco, ai vernissage o al cinema… Amiamo anche organizzare escursioni – in Piemonte e non – alla ricerca di posti interessanti da raccontare in un’ottica di valorizzazione del territorio. Stavolta ci siamo avventurati in delle cave del cuneese. Il reportage a cura di Raffaele La Marca. 

Info utili: distanza da Torino h1.32 minuti (118km), durata media della trasferta tutta la giornata e pranzo al sacco data la durata del percorso

A Monterosso Grana, in Valle Grana provincia di Cuneo, ma più specificatamente a San Pietro di Monterosso Grana, è possibile visitare le Lauoziere, comunemente conosciute come cave di ardesia. Questo materiale è fondamentale per la costruzione delle abitazioni tipiche della zona che caratterizzano il paesaggio montano.

Le cave tra il XVII e XX secolo rappresentavano una realtà fondamentale nel tessuto sociale e lavorativo della Valle. La loro attività cessa nel 1983, lasciando questi luoghi della memoria in un completo stato di abbandono ed incuria. Nonostante ciò è ancora possibile visitare le cave e la borgata Coumbeto, ove i cavatori o Laouzatie vivevano con le loro famiglie.

Il sentiero ad anello di 5.14 chilometri è percorribile in tre ore o più (tutto dipende da quanto si è veloci, dalle condizioni del terreno e in base alla stagione) con un dislivello di 277 metri (sia in positivo che negativo).

Il percorso 

Abbiamo deciso di affrontare il percorso nel mese di giugno, accompagnati dalla nostra amica a quattro zampe, partendo dalla Chiesa Parrocchiale di San Pietro (Villa San Pietro, CN) dove abbiamo parcheggiato l’auto. Alla destra dell’edificio troverete le indicazioni per il pilone della Combetta e la borgata abbandonata di La Coumbeto (m.s.l.m. 1025).

Il percorso in questa prima fase risulterà arduo a chi non è avvezzo. Come anticipato, è qui che si affronta una prima parte del dislivello attraverso un sentiero di terra battuta che, muovendosi a zig zag, conduce al Pilone. Un po’ faticoso, sì, ma la vista sulla Valle Grana ripaga dello sforzo e concede la possibilità di riposarsi per poter affrontare la prossima parte.

Giunti al Pilone della Combetta troverete davanti a voi due sentieri, per raggiungere brevemente la borgata dovrete prendere il sentiero alla sinistra (dando le spalle alla valle e restando voltati verso il Pilone). Il sentiero è in terra battuta e pianeggiante. Giungerete a Coumbeto in breve tempo.

Arrivati alla borgata potrete vedere e toccare con mano una realtà ormai lontana, fatta di silenzi e di ricordi dimenticati, di una vita molto distante dai giorni nostri. La borgata è visitabile nella sua interezza, ma attenzione dato che molti edifici sono pericolanti ed inagibili. Nonostante questo è possibile riuscire a vedere l’interno delle abitazioni anche restando a distanza di sicurezza.

Riprendiamo il viaggio da dove eravamo rimasti. Esplorato il borgo troverete una fontana presso la quale vi sono le indicazioni per le Lauoziere. Il sentiero sarà pianeggiante e in terra battuta fino a quando non troverete un bivio. Qui le indicazioni conducono presso le cave soprane o presso le sottane. Consigliandovi, opterei per il sentiero verso le soprane così da poter seguire successivamente il percorso verso le sottane, che in salita risulterebbe molto complicato.

Seguendo le indicazioni per le cave soprane troverete un sentiero sterrato roccioso, caratterizzato da sali e scendi, ma, data l’altitudine, panoramico. A questo punto ci si trova quasi sulla sommità a strapiombo sulla valle. Ci siamo quasi: continuando il sentiero, ad un bivio incrocerete una piccola auto bianca e, poco prima di questa, la strada per le cave soprane.

Ma come sono fatte le cave?

Quest’ultime sono scavate sul fianco della montagna e caratterizzate da un serie di terrazzamenti, ove erano posizionate le rotaie per il trasporto dei blocchi di ardesia, trasportati a valle grazie alla teleferica (di cui vedrete le rovine).
Sarete sulla terrazza più in alto, dove ancora sono presenti alcuni dei binari già descritti che si diramano in varie direzioni.

Qui è già possibile, con molta cautela e senza strafare, addentrarsi in uno degli ingressi che poco dopo risulta franato. Le altre terrazze, a causa dell’incuria, sono del tutto crollate ed è per questo possibile visitare solo alcuni degli ingressi superiori prestando molta attenzione a dove si mettono i piedi. Il percorso continua tornando leggermente indietro dove è presente un cartello con le indicazioni per le cave sottane.

Il sentiero è stretto e particolarmente ripido, senza contare che nelle parti più difficoltose, dovrete passare sotto oggetti sospesi tra alberi e rovine. Si consiglia di scendere con prudenza e lentamente.

Superata quest’ultima parte, uscendo dalla boscaglia, vedrete alla vostra destra la cava sottana.

Per arrivarci è obbligatorio attraversare un piccolo sentiero tra le rovine dei terrazzamenti, ma la fatica viene sempre ripagata. La Barma Soutano con la Laouziero de Canoun e Jan d’Courdeto sono le cave più grandi e relativamente più sicure nel caso in cui siate tanto coraggiosi da volervici addentrare. Sempre qui troverete delle edicole in cui è riassunta la storia della cava e dei suoi cavatori, protagonisti di una storia lontana.

L’anello è quasi giunto al termine, il cammino prosegue alla sinistra delle cave sottane, con sentiero di terra battuta e in discesa che vi condurrà sulla strada provinciale 250. Dovrete andare a sinistra sulla strada asfaltata finché non arriverete alla chiesa di San Pietro, dove avete cominciato il percorso.

Consigli utili: portare tanta acqua, provviste, vestiti adatti per la stagione e fermarsi a godere del panorama e della natura che vi circonda durante il tragitto. Buon viaggio avventurieri.