Salone del Libro 2024: Villada, Shake e Mercurio

Come è andata l’edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino più grande di sempre? Note a margine di una fiera che macina numeri importanti, crea contenuti trasversali e alimenta qualche immancabile polemica. Articolo a cura di Lorenzo Giannetti.

Il SalTo della nuova direttrice di Annalena Benini per la sua prima edizione del Salone del Libro non era un salto nel vuoto. Nella precedente “Era Lagioia”, il Salone ha coltivato la sua dimensione social e attraversato la bufera della pandemia; quest’anno, verrebbe da dire, ha mostrato i muscoli dispiegando tra Lingotto e “città diffusa” una fiera mastodontica: numeri alla mano davvero la più grande di sempre. L’effetto va detto non è sempre quello d’una perfetta “festa mobile” come la intendeva Hemingway, ma indubbiamente si sale su una giostra ben congeniata, in virtù di (o forse nonostante) un programma ai limiti dell’horror vacui che tra punti di forza e qualche pecca è risultato stimolante sotto moltissimi punti di vista.

Un tot di capitoli alla volta, ricomponiamo il libro del Salto24 tra case editrici e conferenze, code e bilanci. Insomma, cose belle ma non solo: cose che ci sono rimaste impresse nel flusso continuo della fiera. 

Queen Camila 

La (mia) regina indiscussa di questo Salone del Libro 2024 è Camila Sosa Villada, outsider vera nel panorama letterario attuale e protagonista di vari incontri nell’orbita della manifestazione, tra i padiglioni del Lingotto e l’avamposto del Circolo dei Lettori. L’autrice argentina è un talento impossibile da imbrigliare e catalogare, esuberante e anarchico, una ventata di aria fresca in mezzo a tanti cloni da scuola di scrittura creativa. La madrina spirituale di questa edizione, Natalia Ginzburg, nel suo saggio intitolato Vita Immaginaria, ammoniva amaramente l’ambiente culturale di possedere ormai una “fantasia timida”. Ecco, Villada decisamente non ha una fantasia timida, forte com’è di una prosa quasi psichedelica figlia illegittima del realismo magico sudamericano e di una attitudine militante anticonformista lontana dai precetti addomesticati della cultura woke pseudo-progressista odierna.

Il suo primo successo editoriale Le Cattive è un caleidoscopio felliniano di personaggi de-generi che rivendicano la propria marginalità in un mondo sempre più omologato. A Torino, la scrittrice travesti (formula più adatta rispetto a trans), presenta la sua nuova raccolta di racconti intitolata Sono Pazza A Voler Te, altro zibaldone visionario di brutale schiettezza edito nuovamente da SUR. Il talk che più ha saputo toccare certe corde del cuore, non a caso, è quello più defilato della domenica pomeriggio in Sala Magenta, in un anfratto alla periferia dell’impero nell’Auditorium e nell’orbita degli incontri organizzati dalla rivista Lucy sulla Cultura.

L’autrice Irene Graziosi e la traduttrice Giulia Zavagna sono riuscite a creare in medias res un clima informale ma allo stesso tempo intimo, quasi confessionale, dai toni ora delicati ora più accesi, con picchi di intensità che hanno portato la stessa Villada a commuoversi, e noi con lei. “La letteratura per me è il territorio dell’infinità e dell’incanto”: uno slancio passionale quanto necessario in questa società dell’iper-controllo che sembra voler sempre avere una etichetta univoca ed una soluzione pronta per tutto.

Shake Shake Shake 

La casa editrice Shake è un porto sicuro per i lettori più avventurosi: una centrifuga di tutte le sottoculture più visionarie e controcorrente di ieri e di oggi, dalla matrice cyber-punk alle avanguardie del 900, dal blues luciferino alle radio libere, dalla bibbia rastafariana alle droghe psichedeliche. Shake ha anche il grande merito di aver affrontato e indagato, per prima in maniera così approfondita, le questioni sociali poste dallo sviluppo delle nuove tecnologie e dei nuovi media, con un approccio aperto e analitico ma soprattutto i netto anticipo sui tempi.

Il talk di presentazione nell’Arena Robinson dell’ultimo volume dedicato alla figurata seminale di Stockhausen (Testi sulla musica elettronica e strumentale. 1952-1962 – Saggi sulla teoria della composizione) diventa anche l’occasione per rimarcare l’importanza di Shake come esempio di coraggio, lungimiranza e integrità editoriale. E quest’ultima monumentale opera dedicata ad uno dei pilastri dell’avanguardia segna un ulteriore passo avanti nella crescita artistica della casa editrice guidata da Raffaele Scelsi: “Negli anni c’è stata la volontà quasi filologica di andare ad approfondire e raccontare le origini o comunque gli antefatti di fenomeni e correnti che avevamo già trattato: in questo senso Stockhausen è emblematico perché prima di lui non si parlava nemmeno di elettronica bensì ancora di elettro-acustica”.

L’operazione dedicata a questo testo è davvero encomiabile, quasi commovente: sono stati tradotti per la prima volta (e si tratta di un unicum mondiale, non esiste un lavoro equivalente altrove) gli scritti più importanti di Stockhausen risalenti agli Anni 50. Il tutto è avvenuto grazie alla supervisione di Massimiliano Viel, professore illustre del Conservatorio di Milano nonché collaboratore di Stockhausen per ben 10 anni, che ha accettato l’incarico della curatela dell’intera collana d’avanguardia targata Shake (è già disponibile anche il libro dedicato a John Cage). Praticamente una pietra miliare: ancora una volta Shake davanti a tutti.

Weirdo Mercurio

We are the weirdos! La casa editrice Mercurio è nata da poco ma si è fatta subito notare dal pubblico più borderline, assetato di sperimentazione e disagio, vicino alla cultura hardcore. Per ora ci sono solo tre pubblicazioni all’attivo ma il tris promette trip notevoli: L’Altra Valle è un fantasy criptico coi piani temporali che si intrecciano un po’ come nella serie tv tedesca Dark, Maeve sembra una specie di American Psycho al femminile pronto a far cacare sotto i fan di Elisa True Crime e Vorrei Essere Qui è una sorta di anti-memoir che riporta alla luce uno scrittore outsider come M. John Harrison.

Per immaginario e vibes, Mercurio sembra proporre una narrativa affine alla saggistica militante di NERO/Not, per orfani di Borroughs e Fisher. Al proprio banchetto la crew ha allestito un bell’angolino esoterico con tanto di altare – probabilmente per maledire le code al bar – e ha anche organizzato uno degli after-party più movimentati e imballati della settimana: un doppio concerto lungo il fiume all’Imbarchino con Rescüe Cat e Angeli Rotti. Buona la prima!

Ah, per quanto riguarda le polemiche: sì, prenderemo posizione nei prossimi capitoli dove racconteremo della protesta contro il genocidio in Palestina, dell’incontro con Zerocalcare e addirittura del significato più profondo della Letteratura.

La nostra lista degli highlights del Salone Internazionale del Libro 2024 è ancora lunga: quali sono le cose che TU hai amato particolarmente? Quelle che pensi possano resistere alla prova dell’effimero e durare nel (tuo) tempo? 

Condividiamo pensieri ed esperienze: se ti va scrivici una mail, lunga quanto vuoi, col tuo ricordo più intenso – positivo o doloroso, chissà – o la tua scoperta più epifanica legata alla fiera.
Spediscilo all’indirizzo: outsiders.webzine@gmail.com con oggetto SALONE LIBRO MEMORIES. Pubblicheremo quello che ci colpirà di più.

Un ringraziamento particolare a Circolo dei Lettori e Babel Agency