Producer e dj ma anche organizzatore e divulgatore cultura a 360°, Teo Lentini è tra i protagonisti del Salone del Libro OFF 2024, che quest’anno taglia il traguardo del ventennale, confermando la sua anima traversale legate alle contaminazioni: in sintonia con l’approccio Teo, che in questa intervista ci racconta di come passione e curiosità l’abbiano portato a girare i dancefloor di mezza Europa (ma dopo una super gavetta!) mettendo in contatto e dialogo creativi di ogni specie, dal 1989 fino alle talk coi relativi after-party di questo SalTo 24. Articolo a cura di Lorenzo Giannetti.
L’ultima volta che ho visto Teo Lentini in consolle è stato il mese scorso in occasione del party di chiusura del SEEYOUSOUND al Capodoglio dei Murazzi, in un b2b con Alessandro Battaglini, uno dei direttori artisti del festival torinese dedicato alla commistione tra cinema e musica, arti visive e sound design. Quel set eclettico e sornione, arrivava dopo una settimana di festival durante la quale Teo aveva curato SEEYOUTALK, la sezione dedicata ad incontri e conferenze, con alcune chicche in programma come l’acclamata masterclass di Carlo Massarini e l’intrigante intervento sull’impatto dei festival sulle realtà locali a cura di Pierfrancesco Pacoda.
Ritrovo Teo Lentini oggi, alla vigilia del Salone del Libro, con lo stesso approccio aperto e aggregativo, ad organizzare talk su libri legati all’universo-musica, pronto poi a far continuare la festa del pensiero anche sul dancefloor con grandi ospiti per gli after-party dell’OFF.
Un programma in bilico tra letteratura e clubbing, diffuso in varie location cittadine (dal Porto Urbano all’Azimut Club) per una personalità sempre al crocevia tra palco e backstage, espressione artistica e management culturale. Gli abbiamo chiesto come ha cominciato ad appassionarsi di djing, qual è la sua colonna sonora ideale per il Salone del Libro e molto altro ancora. QUI trovi tutti gli after party sul dancefloor del SalTo 24.
Per consuetudine e meriti sul campo ti associamo al mondo della club culture: come è nata la collaborazione letteraria col Salone del Libro? Insomma come hai – se così possiamo dire – mescolato questi due mondi e queste due anime?
Allora, faccio parte del mondo del clubbing dal lontano 1989… ma mi reputo prima di tutto una persona sempre in movimento artistico culturale e anche molto curioso di quello che mi circonda. La collab col Salone nasce nel 2019 da una chiacchierata simpatica con il mio notaio di fiducia Giulio Bino, Presidente del Salone del Libro e anche presidente della Fondazione del Circolo dei Lettori di Torino, che sapendo del mio lavoro di dj/producer e organizzatore di eventi, mi chiede se posso fare qualcosa e contribuire al Salone del libro attraverso il binomio libri-musica.
Datomi fiducia, mi sono messo al lavoro con la squadra del OFF capitanata dal suo responsabile Marco Pautasso, persona di grande visione, per trovare la giusta chiave. Ho subito capito che quello che ha segnato il mondo musicale in tutte le sue forme è stato anche raccontato (e ancora se ne dovrà scrivere!) anche grazie alla letteratura attraverso storie romanzate e storie vere, fatti di cronaca rosa e nera, fiction e gossip etc. Quindi una volta selezionati i libri o messo in piedi i talk sul quale dare visibilità e voce con moderatori/giornalisti. Chiusa la parte diciamo più diurna e istituzionale della manifestazione, volevo dare continuità con l’after party dei libri stessi che ho selezionato e raccontato, con la presenza ed esibizioni degli autori stessi (che molto spesso sono ancora artisti in attività) coinvolgendo le discoteche, i locali e gli spazi multi-eventi di quasi tutta la città di Torino.
Spesso gli OFF sono interessanti tanto quanto contenitore originale, grazie alla loro spinta più underground. Cosa puoi dirci sul modo di gestire gli OFF in generale e su come hai preparato invece questa edizione nello specifico?
Premetto subito che la forza del Salone del libro, che negli ultimi anni ne ha consacrato il suo successo nazionale e internazionale, è stata quella di coinvolgere sempre tutta la città e il suo OFF ne è la testimonianza diretta come “braccio armato” di diffusione territoriale. Tutto quello che non è previsto nella programmazione principale al Lingotto, visto anche le tante case editrici e quindi la numerosa offerta di libri, dibattiti, talk, l’OFF si propone di raggiungere tutte le persone dislocate in città (anche in provincia) per quei giorni della manifestazione e dare voce a quegli autori e case editrici con meno possibilità di avere voce e visibilità.
Tieni conto che l’OFF conta più di 1000 eventi in totale e io seleziono, segnalo, curo e collaboro per una piccola fetta, ovvero quella legata alla musica. La città di Torino e/o molto meglio i suoi cittadini, ha capito il valore aggiunto della manifestazione e in qualche modo ne ha compreso il significato e tende ad aprirsi ed ad accogliere Salone e OFF nel miglior modo possibile e far partecipare curiosi e appassionati e addetti ai lavori. Per questa edizione, che segna anche un traguardo prestigioso poiché è la ventesima dell’OFF su 35 edizioni del Salone, ho preparato libri con autori, giornalisti e after party con dj set e live, ma anche talk interessanti che girano intorno ai libri che ho selezionato cercando di alzare il livello artistico-culturale, compreso il luoghi dove si svolgeranno. Ci saranno delle belle sorprese.
Facciamo ora qualche passo indietro, momento confessioni sul dancefloor: come hai iniziato a fare questo lavoro? O meglio: da un lato come hai iniziato la tua attività da DJ in consolle e dall’altro come sei approdato all’organizzazione di eventi diciamo collaterali al clubbing?
Ho iniziato da appassionato di musica fin da adolescente. In casa si respirava e si ascoltava musica dalla classica alla jazz e poi avevo un negozio di dischi a 100 metri da dove abitavo e quindi mi si aprirono le porte al magico mondo del vinile, dei piatti e del mixer. Era il 1989. Grazie ad un grafico che aveva un negozio di tipografia che faceva i flyer per le discoteche, mi portò ad alcune serate e in una discoteca iniziavo a mettere i primi dischi con una super gavetta essendoci già il dj resident. Si chiamava Charleston. L’anno successivo già organizzavo e mettevo musica al mitico Studio 2 Club e da li ad oggi ho girato l’Italia e l’Europa, lavorato in radio locali e nazionali e collaborato ad eventi, festival e serate on-off e stagioni intere e prodotto musica, collaborando con molte label. Come sono approdato agli eventi collaterali ? La solita curiosità, abbinata alla esperienza maturata oltre che per indole essendo un inclusivo di mentalità, mi ha portato ad abbinare il djing agli eventi ad esso collegati.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Spesso ai festival di qualunque tipo mancano degli after, qualcosa che traghetti il pubblico oltre alla casa-madre di un evento, capace magari di creare anche un senso di comunità che vada oltre le mura di una fiera: tu come la vedi?
Manca la volontà, la mentalità e la cultura di fare squadra tra addetti ai lavori. Paghiamo come “Sistema Italia” questo, quindi ci troviamo in notevole ritardo rispetto ad altri paesi europei che questo pensiero non lo hanno o se lo hanno avuto lo hanno superato con successo, cavalcando i cambiamenti della società pensando ad una opportunità più che ad una cosa fine a se stessa mettendo ai primi posti il merito. In Italia si è pensando sempre in modo un po’ semplicistico e/o egoistico: non si riesce a capire il valore economico e sociale che hanno il clubbing e il “mondo del divertimento” e quindi il loro impatto sulle persone e sul territorio.
Che idea ti sei fatto del mondo culturale del 2024? Voglio dire, hai attraversato varie fasi e momenti, migliori o peggiori, ora come ti sembra la cosiddetta scena?
Al netto di una quadro generale ancora non idilliaco, posso dire che fortunatamente negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando, complici anche le istituzioni che stanno comprendendo che tutto questo porta lavoro per tutti se affrontati nel giusto modo cercando di collaborare più che ostacolare. Il cambio generazionale poi, ha contribuito su questo processo per non rimanere troppo indietro.
Chiudiamo con un giochino: consigliaci un disco che possa essere la colonna sonora di questo Salone e poi consigliamo un libro che pensi possa rispecchiare l’anima della musica che ami mettere in consolle.
Per la mia colonna sonora di questo festival ho pensato ad una canzone di tanti anni fa: “I’m qualified to satisfy you” di Barry White dell 1973 che parla di rispetto, amore, protezione e speranza di un mondo migliore. Parole che oggi sono più attuali ancora.
Per quanto riguarda il libro che rispecchia l’anima della musica mettere in console, devo vitarne per forza due… presentati nelle edizioni precedenti del salone del libro OFF!
Il primo è Last Night a DJ Saved My Life: The History of the Disc Jockey scritto da Bill Brewster (autorevole dj, produttore e scrittore inglese) del 2018, dove l’autore, basandosi su interviste approfondite con DJ, critici, musicisti, dirigenti discografici e altri, due giornalisti musicali tracciano il ruolo definitivo del disc jockey come fattore primario nell’evoluzione della musica popolare, tracciando la drammatica influenza dei DJ sulla musica negli ultimi quarant’anni e profilando alcuni dei DJ più importanti del settore.
Il secondo è “Io, DJ. Perché il mondo è una gigantesca pista da ballo” di Claudio Coccoluto e Pierfrancesco Pacoda del 2007 e aggiornato nel 2022. Questo libro nasce da una testimonianza-confessione di due protagonisti assoluti della consolle: da una parte, Claudio Coccoluto, il dj italiano che per primo ha conquistato la club culture internazionale, dall’altra il critico musicale Pierfrancesco Pacoda, che da anni segue l’impatto sociale della discoteca. Un dialogo che contribuisce a ricostruire l’universo della scena dance che, nonostante le mutazioni che ha subìto anche in tempi recenti, non smette di essere affascinante e attuale. E lo restituisce, pronto per essere esplorato, a tutti quelli che vogliono scoprire perché il dj è diventato la rockstar del nuovo millennio.
Qui i talk a tema musicale e gli after party curati da Teo Lentini nella settimana del OFF del Salone del Libro di Torino: