Nelle sue intenzioni, la Fanciulla del West sarebbe dovuta diventare «una seconda Bohème, ma più forte, più ardita e più ampia. Ho l’idea di uno scenario grandioso, una spianata nella grande foresta californiana cogli alberi colossali». Il risultato di questa visione è andato in scena, per la prima volta, il 10 dicembre del 1910 al Metropolitan Opera di New York, sotto la direzione di Arturo Toscanini, conquistando il consenso di pubblico e critica.
E approderà, ora, sul palco del Teatro Regio in occasione della nuova Anteprima Giovani in programma giovedì 21 marzo alle ore 20, nel corso della quale gli spettatori Under 30 potranno assistere a una delle opere più innovative e moderne di Giacomo Puccini.
Il compositore di Lucca ha, infatti, trasposto in musica l’ambientazione western dei primi film del genere, brevi e muti, che stavano ottenendo clamore sul grande schermo, dando vita a un’opera inedita e originale sia da un punto di vista musicale, sia da un punto di vista narrativo.
Basato sul dramma di David Belasco The Girl of the Golden West e sul libretto del poeta Carlo Zangarini e dello scrittore toscano Guelfo Civinini, il lavoro di Puccini narra le vicende di Minnie, titolare del saloon “Polka”, e dei minatori californiani del campo in cui sorge il locale, ove essi si ritrovano.
Tra questi ultimi, si annoverano Sonora e Trin, innamorati di Minnie, il cantastorie Jack Wallace, che canta la nostalgia di casa, Larkens, sopraffatto dallo sconforto e dalla mancanza della sua famiglia, Sid e Bello, impegnati a giocare a carte, lo sceriffo Jack Rance e Ashby, agente della compagnia di trasporti Wells Fargo. Oltre ai minatori, però, fa la sua comparsa anche un tale Dick Johnson, un forestiero accolto con diffidenza e ostilità da parte dei cercatori d’oro, ma non da Minnie, che riconosce in lui l’uomo nel quale si era imbattuta – e da cui era rimasta attratta, ricambiata – qualche giorno prima, sulla strada per Monterrey.
Rabboniti dalle parole di Minnie, i minatori sono, tuttavia, in allerta per la presenza, nel campo, del bandito Ramerrez, che, con la sua banda, vuole impossessarsi dell’oro custodito dalla stessa Minnie. Rimasti soli, però, la titolare della locanda e Johnson – ossia Ramerrez, travestito – danno libero sfogo al loro incipiente amore, al punto che il bandito ignora il segnale convenuto per la rapina e manda a monte il colpo, seguendo Minnie nella sua capanna, dove i due si dichiarano innamorati e si lasciano andare a un lungo bacio appassionato.
La copertura di Johnson, però, ha vita breve: Rance, Nick, Ashby e Sonora, infatti, guidati dall’amante di Ramerrez Nina Micheltorena, confessano a Minnie la vera identità dell’uomo di cui si è innamorata. Disperata, ma desiderosa di porlo in salvo – soprattutto in seguito alle giustificazioni da lui ricevute -, la donna decide, dopo una serie di vicissitudini, di proporre a Rance una partita a poker: se lei vincerà, lo sceriffo dovrà rinunciare alla cattura; se, invece, perderà, lui avrà il bandito e Minnie. Quest’ultima, barando, vince e salva la vita di Johnson, perciò Rance, rispettosamente, si allontana.
La caccia all’uomo, tuttavia, prosegue, ma Minnie, ancora una volta, ne impedisce l’impiccagione impugnando una pistola e ricordando, ai cercatori d’oro, sia i propri insegnamenti sull’amore e sul perdono – tratti dai passi della Bibbia che legge quotidianamente nel campo – sia i sacrifici fronteggiati per fornire agli stessi un aiuto, chiedendo loro di essere ricompensata salvando la vita dell’uomo che ama. I minatori liberano, allora, Johnson e i due innamorati abbandonano la miniera verso una nuova vita, insieme.
Nell’arco dell’opera, si assiste al continuo rimando al teatro wagneriano, il quale si riflette con grande evidenza anche nello sviluppo musicale. Nel secondo atto, quando Johnson rientra ferito in scena, per esempio, si pone come protagonista un tema che reggerà l’intera scena sino alla sua esplosione, che assume, nel finale, cadenza di marcia funebre. Il tema, con il suo caratteristico cromatismo, richiama, così, con forza il motivo introduttivo del Tristan und Isolde di Wagner. L’intento di Puccini è, dunque, molto chiaro: suscitare un parallelismo psicologico fra l’ineluttabilità dell’amore di Tristano e Isotta e quello di Minnie e Johnson/Ramerrez, e, al contempo, trasmettere allo spettatore un prepotente riferimento musicale all’opera considerata pionieristica nel nuovo modello di rappresentazione dell’amore in teatro.
La rappresentazione che andrà in scena giovedì 21 marzo vedrà la regia dell’argentina Valentina Carrasco – vincitrice del Premio Abbiati per La Favorite del Donizetti Opera 2022 –, che prenderà spunto dalle suggestioni cinematografiche del libretto e della partitura, proponendo un nuovo allestimento che rende omaggio al genere western. A dirigere l’orchestra, Francesco Ivan Ciampa, di nuovo sul podio del Regio dopo la Cavalleria rusticana del 2022, con le scene di Carles Berga e Peter van Praet, i costumi di Silvia Aymonino, le luci di Peter van Praet e il maestro del coro Ulisse Trabacchin.
A prestare volto e voce ai protagonisti, vi saranno: Jennifer Rowley e Oksana Dyka (Minnie); Gabriele Viviani, Massimo Cavalletti e Amadi Lagha (Dick Johnson); Francesco Pittari (Nick); Paolo Battaglia (Ashby); Filippo Morace (Sonora); Cristiano Olivieri (Trin); Eduardo Martínez (Sid); e Alessio Verna (Bello).
I prossimi appuntamenti dell’Anteprima Giovani saranno i seguenti:
- Le villi – Giovedì 18 aprile, ore 20;
- Der fliegende Holländer – Mercoledì 15 maggio, ore 20;
- Il trittico – Martedì 18 giugno, ore 19.30.
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