Tra le uscite più sorprendenti del 2023 c’è anche Massimo Silverio, che ha conquistato tutti con un disco cantato quasi esclusivamente in carnico.
Leggendo un po’ di cose online su Massimo Silverio ci si può imbattere in una notizia tanto vera quanto sensazionale: Iggy Pop che passa la sua canzone “Nijò “ durante la trasmissione radiofonica Slow Sunday della Bbc, condotta proprio dall’iguana. Lo stupore ovviamente non è dettato dalla qualità del brano: “Hrudja” è considerato dalla critica come uno dei dischi più interessanti usciti negli ultimi mesi. Semplicemente, c’è del mistico nel sentire quell’inconfondibile voce profonda e gracchiante mentre parla di dialetto carnico, Friuli Venezia Giulia e Pasolini. E poi sorprende che Silverio sia riuscito nell’impresa di far ascoltare i suoi lavori a Iggy, viste le difficoltà di uscire dal contesto friulano. A poco a poco però l’artista di Cercivento sta portando la sua opera prima anche in altri lidi. Infatti, ho avuto l’opportunità di vederlo live al Magazzino sul Po di Torino, Murazzi lato sinistro.
Prova dal vivo superata brillantemente, che conferma tutto ciò che di buono si dice (e si sente) su di lui. Oltre ad essere bravissimo, sembra anche simpatico: ha una naturale leggerezza sia mentre canta e manovra chitarre e violoncello sia quando prova qualche accenno di battute per intrattenere il pubblico (si ride di gusto quando dice “Onorato che il carnico piaccia così tanto, lo conosciamo in 20”). Ma al di là di questo, lui e i suoi fidati compagni (Manuel Volpe della Rhabdomantic Orchestra alle tastiere e Nicholas Remondino alla batteria) suonano da paura. Un’ora di puro godimento, tra momenti eterei e dolenti (la già citata “Nijo”) che legano la Carnia a Reykjavik, Silverio a Jónsi, e episodi industrial e drone (“Schena”)
Un po’ come nel suo disco, anche nella dimensione live Silverio riesce a impastare tante cose in maniera sapiente: al di là del carnico, il suo personale linguaggio musicale che oscilla tra songwriting e ambient, tra acustico ed elettronico, popolare e colto, sa veramente ammaliare. Anche perchè poi risulta moderno nonostante trasudi di tradizione. Un esempio in questo senso è “Scune” (culla in italiano), struggente ninna nanna con la struttura della Villotta, il canto tradizionale friuliano.
Tra l’altro il Magazzino è praticamente pieno e in religioso silenzio (anche il bar), a testimonianza della bontà del progetto di Silverio. Gli applausi sono convinti al termine di ogni canzone. La formula finale ottenuta è affascinante, accostabile ad un altro esordio folgorante: quello tutto in dialetto sardo di Daniela Pes. C’è tempo ancora per un momento solo chitarra-voce e per un bis. Il concerto è finito, fuori pioviggina. Il ritorno a casa accendendo Rai 1 mentre Sangiovanni presenta la coppia Renga e Nek però potrebbe essere benissimo descritto con un’altra parola carnica: jevâ, cioè svegliarsi, tornare alla realtà.
Il concerto di Massimo Silverio è stato organizzato da Tum, realtà che da anni propone una direzione musicale alternativa e di ricerca. Segui la nostra guida dei concerti per rimanere aggiornato sugli appuntamenti mensili da non perdere!