Guida agli eventi teatrali di febbraio a Torino

Questo febbraio nasconde le sue vere perle nei meandri delle venue più piccole, ma non mancano i grossi titoli, in grado di attrarre tutti, ma proprio tutti, nei teatri torinesi. Vediamo quali sono gli spettacoli più interessanti in città. Articolo di Umberto Scaramozzino.

In the Bleak Midwinter“, direbbe Thomas Shelby dei Peaky Blinders, citando la celebre poesia di Christina Rossetti. Siamo proprio lì: nel grigio e gelido pieno inverno, dal quale si cerca rifugio tra le calde quattro pareti di casa, di un club, di un ristorante, di un cinema o – e qui veniamo a noi – di un teatro. Febbraio è perciò un mese fondamentale per le stagioni teatrali, che infatti nel circuito torinese offrono una gran varietà di spettacoli.

C’è il trionfo dei classici, con la drammaturgia di Shakespeare al Teatro Carignano e un capolavoro di Giuseppe Verdi al Regio, evento che segna anche il ritorno del Maestro Riccardo Muti. C’è l’esaltazione del contemporaneo, con l’attesissima trasposizione teatrale de “La ferocia” di Nicola Lagioia, al Teatro Gobetti, ma anche uno dei più promettenti show tra quelli proposti dal Teatro Astra nella sua stagione 2023/2024, ovvero “Le mie parole vedranno per me“. Capirete leggendo la guida perché abbiamo tutto questo hype.

Parlavamo anche di perle più rare, giusto? E infatti è tra le venue di Fertili Terreni Teatro (con San Pietro in Vincoli al comando), nel Cafè Müller e nel Cineteatro Baretti che troverete le vostre migliori opzioni per questo mese. Ammesso che siate disposti a lasciarvi stupire, chiaramente.

Inoltre e infine, se siete vittime della grande truffa capitalista di San Valentino, avete l’occasione di fare qualcosa di interessante insieme alla persona che amate. O preferite farvi spennare dai menù speciali dei ristoranti? Noi, nel dubbio, un consiglio su quale spettacolo puntare ve lo diamo. Lo trovate qui sotto (e al Teatro Colosseo), insieme a tutti i programmi dettagliati per il mese di febbraio.

Teatro Carignano

Febbraio è il mese di William Shakespeare al Teatro Carignano. Ben due le tragedie dell’eminente drammaturgo inglese: “Antonio e Cleopatra” e “Otello“. In particolare, è l’Otello a catturare l’attenzione, per via della sua talentuosissima registra: Kriszta Székely, ormai un pilastro del Teatro Stabile. Inoltre, la possibilità di vedere uno spettacolo in lingua ungherese – con soprattitoli in italiano, ci offre l’opportunità di assaporare qualcosa di diverso, che fa sempre bene.

Dopo essersi confrontata con la crudeltà di Riccardo III, l’artista ungherese torna a esplorare i malvagi shakespeariani, passando al perfido Iago, il vero motore di Otello. Iago sa cogliere le crepe che si annidano nei cuori degli amanti o nel giudizio degli amici e riesce a precipitare tutti in un baratro con una semplice bugia; costruisce e governa sull’insicurezza, la paura e il pregiudizio, perché nel suo universo manipolatorio si presenta come uomo onesto, o, ancor peggio, neutrale.

Teatro Gobetti

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Abbiamo ancora gli occhi pieni di “W O N D E R L A N D”,  di Giulia Odetto e Antonio Careddu, in anteprima nazionale lo scorso mese, ma il Teatro Gobetti non ci lascia spazio per rimuginare ancora a lungo e promette di lasciare il segno anche questo mese. Come? Con il collettivo teatrale VicoQuartoMazzini – Premio Hystrio 2021 come migliore compagnia emergente – e il suo speciale adattamento del romanzo “La Ferocia“, che nel 2015 è valso il Premio Strega a Nicola Lagioia.

Storia di due giovinezze, una famiglia, una città, delle colpe dei padri nascoste nella fiacchezza dei figli, di un mondo dove il denaro può aggiustare ogni cosa, o forse no. La morte misteriosa di una giovane donna scuote il microcosmo borghese e provinciale in cui vive la ricca famiglia della ragazza, ma questo racconto domestico, scena dopo scena, diventa la lente per esplorare le sorti del Paese dal Dopoguerra ad oggi. La storia della famiglia Salvemini, è una saga in cui le colpe dei padri si specchiano nelle debolezze dei figli, un bestiario che racconta della nostra incapacità di sopprimere l’istinto di prevaricazione e il nostro essere perennemente incatenati alle leggi della natura.

Teatro Regio

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Ultimissime repliche de Il Piccolo Principe e Don Pasquale, dopodiché il Teatro Regio si concentrerà su uno dei suoi titoli più appetibili di tutta la stagione: “Un ballo in maschera“, per la regia di Andrea de Rosa. A dirigere l’orchestra in questo nuovo allestimento del celebre capolavoro di Giuseppe Verdi c’è Riccardo Muti, ormai in perfetta sintonia con l’orchestra e il coro del Regio, ma occhio soprattutto all’atteso debutto nel ruolo di Renato per Luca Micheletti, protagonista dell’ultimo Don Giovanni.

Poche opere verdiane ebbero tanti problemi con la censura come Un ballo in maschera. Nel 1859, anno del debutto, per molti era scandaloso un dramma che prevedesse un regicidio, una scena di magia e un amore extraconiugale: per Verdi fu una sfida irrinunciabile. Nel corso dell’opera si preparano due eventi radicalmente diversi: una festa e una congiura. Al centro della vicenda c’è Riccardo, governatore di Boston, il quale, inconsapevole del pericolo che lo minaccia, pensa solo al suo amore per Amelia, la moglie del suo fedele amico Renato. È proprio la scoperta di questo sentimento a destare la gelosia in Renato, spingendolo a unirsi ai congiurati per cercare vendetta durante il fatidico ballo in maschera.

Teatro Astra

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Il Teatro Astra ha in programma uno spettacolo immersivo che potrebbe segnare il mese di febbraio, ma anche quello di marzo. Di questi tempi la parola “immersivo” è già di per sé un facilissimo incentivo, talvolta una  trappola, ma in questo caso non ci sono trucchi: immergersi è l’unica opzione. Si chiama “Le mie parole vedranno per me“, di Marco Corsucci e Andrea Dante Benazzo, ed è un documentario sonoro in prima persona, composto da ricordi e testimonianze di persone cieche o ipovedenti

Due giovani promesse del teatro contemporaneo indagano il rapporto tra vedere e non vedere, portando in scena le testimonianze di persone cieche e ipovedenti. Lo spettatore, affiancato da un performer, sarà messo al centro di un universo percettivo che contempla una pluralità di spazi, voci e suoni, ascoltando in cuffia ricordi e riflessioni di persone con cecità totali o parziali. In questo modo, sarà portato a interrogarsi sulla percezione della realtà e sul rapporto tra cecità e visione nel processo di formazione delle immagini.

Teatro Alfieri

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Teatro Alfieri, sol suo motore diesel, era partito a gennaio con un paio di musical di consolidamento, ma ora che ha carburato è giù pronto a spingere sull’acceleratore. Per questo febbraio 2024 ha in serbo per noi un bellissimo sestetto di spettacoli, tra i quali spicca uno dei titoli più chiacchierati della tv nazionale degli ultimi anni, ora diventato anche un musical di successo: “Mare Fuor“, diretto da Alessandro Siani.

“Mare Fuori” narra in modo profondo e crudo la vita di un gruppo di ragazzi all’interno di un istituto penitenziario, il carcere minorile di Nisida. Dietro le sbarre, guardando oltre, si affaccia un mare libero e immenso, una sorta di sogno, di miraggio. La versione teatrale resta salda ai temi fondamentali: le motivazioni che hanno portato in carcere i ragazzi, la famiglia distrutta nei suoi valori primordiali, la lotta fra bande, la delinquenza beffarda che trascina una persona non adulta a fare determinate scelte. Il tema che pervade questa trasposizione teatrale è però il “momento”. Gli occhi dei ragazzi, le loro voci, la musica, l’anima e le risate amare.

Teatro Colosseo

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Il calendario mensile del Teatro Colosseo è sempre talmente fitto che meriterebbe quasi una guida a parte. Questa volta però c’è uno spettacolo per una fatale convergenza salta all’occhio più di altri. Vi avremmo consigliato “Demoni Urbani” a prescindere, ma il fatto che lo show sia intitolato “Amori tossici” e sia in sala il giorno di San Valentino, lo rende assolutamente irresistibile.

Demoni Urbani è una delle audio-serie più amate e ascoltate in Italia. È prodotta da Gli Ascoltabili in esclusiva per Spotify ed è dedicata a importanti casi di cronaca nera. Protagonista assoluto, sia del podcast che di questo annesso tour teatrale, è Francesco Migliaccio, inconfondibile voce narrante che ogni lunedì, dal 2018, incanta tutti gli appassionati di true crime.

Teatro Gioiello

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Mese fittissimo per il Teatro Gioiello, che offre come sempre tante possibilità. Tra queste, la promessa implicita di “Caravaggio il maledetto” è la più allettante. Un libero adattamento di Ferdinando Ceriani, tratto da “Caravaggio, probabilmente” di Franco Molè e diretto da Ferdinando Ceriani. Il 21 febbraio va in scena la storia di un artista che ha reso la sua vita arte e ha dato all’arte la vita, sempre in lotta con gli altri e con sé stesso, fino all’ultimo giorno quando, stremato, venne lasciato morire su una spiaggia vicino a Porto Ercole il 18 luglio 1610.

In poco più di un’ora di spettacolo, Caravaggio, ormai morente, consumato dalla febbre, parla, racconta, ricorda alcuni frammenti della sua straordinaria esistenza. Sente delle voci, rivede squarci di quella Roma violenta e dissoluta in cui si è affermato, i suoi quadri prendono forma e vita sulle pareti della sua stanza e dai loro angoli più oscuri riemergono personaggi a lui cari, su tutti il Cardinal Dal Monte, il suo committente e protettore e Lena, la prostituta che ha dato il volto alle sue madonne.

Teatro Erba

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Appuntamento prezioso al Teatro Erba, che a febbraio propone uno dei drammi teatrali più attesi della stagione. Torna dopo tanto tempo in Italia “Il diario di Anne Frank“, adattamento teatrale di Frances Goodrich e Albert Hackett qui diretto da Carlo Emilio Lerici, tratto da “Il Diario di Anne Frank” e Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1956.

Fra le messe in scena più riuscite, l’edizione del 1957 della Compagnia dei Giovani, con Anna Maria Guarnieri e Romolo Valli, e quella di Giulio Bosetti nel 1977, con Nada. Come ha scritto Liliana Segre, in una lettera indirizzata alla Compagnia in occasione del nuovo allestimento: “Tempi come i nostri purtroppo hanno ancora bisogno di eroi. Fantasmi e incubi del passato infatti non sono mai definitivamente debellati e anzi rischiano di riproporsi in forme nuove e insidiose”.

Cubo Teatro – Off Topic

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Fertili Terreni Teatro porta al Cubo di Off Topic una doppia serata, a metà tra cinema e teatro. Il 21 e il 22 gennaio, prima dello spettacolo “Hotel Borges” (in scena già dal 20 gennaio) sarà infatti possibile accomodarsi in sala e assistere gratuitamente – ma con consigliata prenotazione tramite email a info@cuboteatro.it – alla proiezione del docu-film “Registri del sonno“, prodotto dalla Piccola Compagnia della Magnolia, il cui tema è l’eresia. E poi il pezzo forte: “Hotel Borges”, per l’appunto, scritto e diretto da Giorgia Cerruti e interpretato da Davide Giglio.

“Hotel Borges” è un capriccio nonsense immerso in un realismo magico un po’ anarchico e a briglie sciolte, che ha per protagonista Fortunello, un giovane uomo governato dal sogno di diventare concierge in un grande albergo. Gira tutto intorno all’individuazione di quella cosa in cui brilliamo, quell’idea da perseguire e che meglio di ogni altra traduce chi siamo.

San Pietro in Vincoli

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San Pietro in Vincoli resta il fiore all’occhiello per quanto riguarda la programmazione di Fertili Terreni Teatro. In questo caso a prendersi i riflettori è “Diario di un dolore” di Francesco Alberici, qui in scena insieme ad Astrid Casali nella nuova produzione di SCARTI, Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione.

Si può raccontare il proprio dolore senza il sospetto di star tradendo sé stessi e la propria intimità? Un regista chiede alla sua attrice di lavorare a una messa in scena che affronti il tema del dolore, a partire da “Diario di un dolore” di C.S. Lewis. Come si rappresenta il dolore e quali sono i limiti nella possibilità di raccontarlo? La propria biografia può diventare l’oggetto della messa in scena senza il rischio che venga usata a fini spettacolari?

Cineteatro Baretti

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Breve pausa dalla programmazione della stagione teatrale “Regine” del Cineteatro Baretti, che però non si ferma del tutto. Il piccolo rifugio culturale di San Salvario ospita uno spettacolo in anteprima, nell’ambito della “Piccola Rassegna Culturale Torinese”. Si intitola “MODÙ!”, di e con Elia Tapognani, ed è la performance atipica di un clown atipico.

Un lustrascarpe in scena si prepara alla giornata lavorativa e cerca clienti. Il fallimento, il caos e la precisone del gesto portano a una perenne contestazione della realtà. Lo spazio scenico è un surrogato di circo in cui lo spettatore è portato a ridere della propria sana stupidità.

Cafè Müller

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Il Cafè Müller porta anche a febbraio la sua dose mensile di “Teatrodanzamusicacirco“. Questa volta lo fa con “Coppelia Project“, uno spettacolo per la cui sola spiegazione non basterebbe l’intero spazio della nostra maxi-guida teatrale. Questo nuovo lavoro della coreografa Caterina Mochi Sismondi riporta l’attenzione al tema dell’identità, della maschera che ciascuno di noi indossa e della donna vista nella sua fragilità ma anche nella sua forza, grazie ai differenti ruoli che è in grado di rivestire.

Ispirata al balletto Coppelia – La ragazza dagli occhi di smalto, questa nuova creazione di compagnia, unisce e armonizza tecniche della danza classica e contemporanea, della contorsione e sospensione capillare, e commistioni che vogliono mettere l’accento sul corpo e la sua frammentazione. La musica, a partire dalle note di Delibes, è curata dalla musicista Bea Zanin e ripropone temi del balletto, con interferenze di elettronica e violoncello.

Teatro Concordia (Venaria Reale)

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Quanta roba al Teatro Concordia, come sempre. E tra tutta questa roba, c’è anche un importante appuntamento con la Storia. Si tratta di “Foibe. Il ricordo“, di e con Anna Tingali e Giacomo Rossetto. Tra eventi storici e testimonianze, questo spettacolo vuole essere un cammino alla riscoperta di una pagina del nostro recente passato che merita memoria.

La foiba di Basovizza è diventata simbolo di un eccidio a lungo dimenticato. Da qui parte il racconto della tragedia di quegli italiani che a migliaia finirono gettati nelle tante grotte carsiche, uccisi così, barbaramente, negli anni che conclusero e seguirono la Seconda Guerra Mondiale. E a questa vicenda terribile si aggiunse quella di tanti altri connazionali, circa 250.000, protagonisti di un doloroso esodo dall’Istria e dalla Dalmazia, verso l’Italia: esuli in patria.

Articolo a cura di Umberto Scaramozzino