Buatta Cucina Popolana: la tradizione siciliana che si smarca dai cliché

La trattoria palermitana contemporanea Buatta, guidata da Fabio Cardilio e Moussa Coulibaly, porta al Mercato Centrale di Torino uno spicchio di Sicilia tradizionale ma anche diverso dal solito. Articolo a cura di Lorenzo Giannetti. 

Ultimo acquisto della scuderia del Mercato Centrale di Porta Palazzo, in trasferta dalla Sicilia con fervente e contagioso orgoglio palermitano, la Cucina Popolana di Buatta, trattoria contemporanea nata dalla sinergia del gruppo di ristorazione Virga&Milano.

È la prima volta che il brand Buatta si affaccia fuori dalla Sicilia, forte di una diffusione capillare e diversificata nella roccaforte di Palermo. Se in terra natia Buatta vanta anche una proposta d’autore più upper class nel proprio ristorante stellato, il format che è esporta a Torino è quello originale del “bistrot” di cibo da strada legato alla tradizione (pur aggiornata e rivisitata), alla radici (palermitane in primis ma con uno sguardo d’insieme anche alle altre province) e ad una concezione di cucina verace e versatile.

Come suggerisce il nome, il menù proposto prova a mantenersi davvero popolare, nelle scelte gastronomiche così come nel prezzo. Missione compiuta su entrambi i fronti. Diciamo subito infatti che Buatta si smarca subito da alcuni cliché siculi, provando ad andare oltre alle arancinE (in questo caso la vocale è dettata dal campanilismo palermitano del locale), ad offrire qualcosa di un po’ diverso dai “soliti” (seppur deliziosi) manicaretti del finger-food isolano.

Dal rione Kalsa di Palermo (quartiere dove il locale è nato) alla casbah di Porta Palazzo è un attimo, ma il melting pot non è finito qui se pensiamo che in cucina si spalleggiano il romano Fabio Cardilio e l’ivoriano Moussa Coulibaly.

Inizio scoppiettante: uno “shottino” di Marsala da sorseggiare insieme agli sfincioni “della nonna” con acciuga, cipolla, origano e ovviamente pomodoro (quello contenuto nella “buatta”, il barattolo di latta che dà il nome al locale). Si prosegue col panino con milza e limone (mignon ma intenso), il caciocavallo fritto all’argentera (ricetta con bianco d’uovo e pangrattato, acciuga sempre presente e condimento a base di aceto, olio e origano) e gli immancabili anelletti al ragù (una ricetta facile, golosa e “antispreco”, ma non facile da trovare da queste parti!).

Più hardcore e non per tutti l’insalata di “musso” con mascella, calcagno e verdurdine: fresca e sfiziosa, superate la vostra diffidenza! Più delicato, invece, il bucatino con sarde, finochietto selvatico, zafferano e uvetta. Meno sorprendenti forse i dolci: ma arrivati a cannolo e cassata sarete già ampiamente sazi… anche di sperimentazione.

blank

Grazie a Valentina Dirindin e Giorgia Zerboni