Il teatro d’ombre contemporaneo delle Fossick Project tra miti, leggende e natura

fossick project

Abbiamo intervistato le Fossick Project, duo formato dall’illustratrice Cecilia Valagussa e dalla cantante e cantautrice Marta del Grandi. Insieme creano performance dove visuals e musica permettono agli spettatori di viaggiare in mondi e atmosfere fantastiche, ma anche di riflettere sul rapporto Uomo-Natura.

Ci siamo innamorati delle Fossick Project al Festival La Notte del Re di Biss, dove hanno messo in scena lo spettacolo dedicato al mito di Gilgamesh. Rivisitazione che mischia la voce di Marta alle illustrazioni di Cecilia, in quello che è a tutti gli effetti un moderno teatro delle ombre.  La mitologia e le leggende popolari sono un tema molto caro alle due artiste, così come l’amore e la sensibilizzazione verso le tematiche ambientali.

Scenografie, animali e creature mitologiche si muovono con delicatezza sulla lavagna luminosa, sotto forma di ritagli di gelatine colorate trasparenti e con l’ausilio di sabbia o piccoli oggetti di scena. Il risultato è una proiezione fatta di animazioni dal vivo che appare magica e surreale, accompagnata dalle canzoni di Marta, un alt-pop con sonorità elettroniche.

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Dopo averle viste quest’estate tra le montagne e i “basilischi” della Valsesia, le Fossick Project hanno continuato a portare i loro live in giro per l’Italia.

Il ritorno in Piemonte del duo è previsto per  la conclusione di Utopian Hours il 15 Ottobre a Torino, alla Centrale della Nuvola Lavazza. Abbiamo posto loro un po’ di domande, per prepararci meglio a quest’occasione.

Com’è nato Fossick Project e quando avete deciso di collaborare insieme?

Il progetto è nato nel 2016 in Belgio, dove entrambe vivevamo. In occasione dell’evento di presentazione del libro ‘Les Errances Du Vaurien’ di Cecilia, abbiamo improvvisato alla libreria Piola di Bruxelles una performance usando il videoproiettore lavagna luminosa. L’esperimento ci è sembrato interessante e da lì abbiamo iniziato ad approfondire le possibilità di collaborazione.

Il rapporto tra uomo e natura è sempre stato al centro dei lavori che avete realizzato in questi anni. Quali sono le vostre principali ispirazioni?

Principali ispirazioni del nostro lavoro sono il mondo animale, la mitologia e le leggende popolari. Nel 2018 durante una residenza artistica in Nepal abbiamo deciso di concentrarci sulle specie animali in via d’estinzione: il primo è stato il pangolino, poi l’otarda indiana, poi il gatto pescatore tailandese,  poi alcuni anfibi italiani tra cui il ranocchio ululone…tutte queste specie hanno in comune una condizione di pericolo per via della perdita di habitat, conseguenza del cambiamento climatico. La ricerca su queste specie ci ha portato ad approfondire alcuni aspetti del rapporto uomo-natura, che costituisce un tema importante nel nostro lavoro ma diciamo che più che un’ispirazione di partenza è stato per noi spesso un punto d’arrivo.

Parliamo di processo creativo: partite dalla musica oppure scegliete prima un soggetto interessante per la parte grafica? E come siete arrivate ad inserire il teatro d’ombre nei vostri live?

Partiamo sempre dalla storia. In genere scegliamo il soggetto, facciamo una stesura generale della trama, Cecilia disegna uno storyboard e Marta inizia a pensare a delle atmosfere musicali che possano seguire la narrazione e comunicare i mood di ogni scena. Poi scena per scena lavoriamo contemporaneamente, Cecilia crea personaggi e scenografie e Marta scrive e produce i pezzi. Lavoriamo sempre nella stessa stanza. Il teatro d’ombre è arrivato come risultato della ricerca di Cecilia sulla lavagna luminosa, sperimentando possibilità e materiali. E’ molto importante per noi guardare a questa tradizione  come esempio di teatro senza testo.

Ci sono degli artisti che più di altri hanno influenzato il vostro percorso? E se sì in che misura?

Il nostro è un percorso che si è sviluppato con l’esperienza, provando e sperimentando, quando abbiamo iniziato a collaborare non avevamo in mente di diventare un duo né avevamo mire professionali o di raggiungere un risultato specifico. Il nostro è un percorso atipico che si nutre delle influenze e degli stimoli che scopriamo nelle nostre ricerche artistiche individuali e che mettiamo successivamente in condivisione l’una con l’altra. Per Marta, nella scrittura e nella produzione per Fossick Project, un riferimento importante è My Brightest Diamond, per il suo eclettismo e per il dettaglio con cui arrangia la musica e la rende descrittiva e visiva. Per Cecilia riferimenti importanti sono soprattutto da ricercarsi nel mondo dell’animazione analogica, tra questi Lotte Reininger, Nathalie Djurberg, Emanuele Luzzati, Co Hodeman.

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Riguardo all’ultimo spettacolo live, perché proprio il mito di Gilgamesh?

Ci ha accomunate la passione per questa storia. Cecilia nel 2021 ha illustrato insieme ad altri tre artisti un libro nel quale l’eroe Gilgamesh acquisisce delle sembianze femminili. Marta fin da piccola conosceva il mito perché sua nonna le aveva regalato e letto il libro. Questa connessione ci ha convinte che fosse la storia giusta su cui lavorare e abbiamo colto l’occasione di una premiere al festival di Fotografia Europea 2022 per farlo.

Per Marta: oltre a Fossick Project porti avanti anche un progetto solista. Ti va di raccontarci il percorso che ha portato alla nascita di “Selva”, il tuo prossimo disco in uscita il 20 ottobre?

‘Selva’ è un disco che ho scritto prevalentemente negli ultimi due anni, durante il tour del mio disco precedente ‘Until We Fossilize’. Include anche dei brani scritti nel contesto di Fossick Project, tra cui ‘Mata Hari’ e ‘Eye of the Day’, dedicati all’artista e danzatrice Mata Hari, e ‘Good Story’ e ‘End of the World pt.2’ scritti per Gilgamesh. Nel disco ci sono influenze diverse e in generale una certa libertà di scrittura, l’ho prodotto e registrato in Belgio a Gent con musicisti che stimo moltissimo. Sarà la mia seconda uscita per Fire Records, con cui lavoro dal 2021.

Per Cecilia: sul tuo sito personale ci sono diversi lavori, tra fumetti, fanzine e libri illustrati, dove trovano spazio miti, Emily Dickinson e storie autobiografiche. Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?

Sì esatto, sulle mie pagine trovi un po’ di tutto perché cerco di non annoiarmi 🙂 sto lavorando da ormai 4 anni a un fumetto che dovrebbe uscire l’anno prossimo e del quale non posso rivelare ancora nulla. Da qualche anno lavoro presso l’atelier condiviso “Checkpoint Charly” a Bologna, dove organizziamo eventi, mostre, laboratori per la comunità. Sono illustratrice freelance e lavoro all’interno dello studio ”Nube Lab”, occupandomi di diversi progetti che coinvolgono l’illustrazione, la grafica, la stampa e la comunicazione.

 

Intervista a cura di Martina Saule