Agenda dei concerti di settembre a Milano

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Gli eventi a Milano nel mese di settembre, tra concerti, festival e DJ set. La guida è a cura di Francesco La Greca, coi contributi di Umberto Scaramozzino e Lorenzo Giannetti.

Anche la città che non va mai in vacanza ad agosto si svuota. Il deserto meneghino di agosto però si rinverdisce in tempo record e quindi settembre già pullula di concerti di ogni tipo che non vi faranno rimpiangere l’ombrellone in spiaggia, il trekking ad alta quota o l’airbnb all’estero.

I festival estivi hanno portato con sé un bel po’ di polemiche, innescando una riflessione speriamo sempre più condivisa su certe dinamiche legate al mondo della musica dal vivo. Vediamo se i grandi raduni musicofili d’autunno sapranno farne tesoro ed essere un esempio virtuoso già per il futuro prossimo? Intanto ci godiamo le date secche di molti artisti al top: come al solito ve ne segnaliamo un po’, ma la lista è in continuo aggiornamento, non in ordine cronologico né di importanza o hype. Possiamo però fare uno spoiler: i più attesi da parte nostra sono probabilmente Bjork e i Sunn O)). E voi, chi andrete a sentire?

Eventi Milano settembre 2023: una selezione

Non c’è nessuna pretesa di completismo in questa guida. Abbiamo semplicemente inserito delle cose che ci piacciono molto e che consiglierem(m)o ai nostri amici.

Ecco gli eventi a Milano e dintorni nel mese di settembre che meritano:

  • Il folk intimo ed essenziale di Buck Meek dei Big Thief 
  • Il rap da decifrare di NF
  • La psichedelia freak degli Squid in Santeria 
  • L’epica post-metal dei The Ocean
  • Il gospel-rock militante degli Algiers

Il folk intimo ed essenziale di Buck Meek dei Big Thief

C’è un tipo di folk, di matrice americana, che sa di malinconia, di ricordi d’infanzia, di piccole memorie: un raggio di luce che filtra da un albero frondoso, un ruscello cristallino, una cioccolata calda presa chissà dove e condivisa con chissà chi – “La vuoi con panna?”.

La formula musicale di Buck Meek sta tutta qui, e vi sembra poco? Viene dal Texas ed è complice, assieme alla ex moglie Adrianne Lenker, della fondazione dei Big Thief con i quali ha di recente trasfigurato l’Alcatraz di Milano: da roboante club a piccolo rifugio intimista. Con le lacrime agli occhi ne abbiamo parlato qui: I Big Thief ci fanno sentire ancora parte di una comunità.

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La penna di Buck Meek solista è seducente e scevra di eccessi, non spinge mai sull’acceleratore e nonostante la sua padronanza delle sei corde sia magistrale, non si dilunga mai in virtuosismi. Musica votata all’essenziale, insomma, che fa bene al cuore.

A settembre Buck Meek tornerà al nord Italia, da solo, per due date al sapore di Martini e Vermouth: il 12 settembre al Circolo Magnolia di Milano, affianco all’idroscalo e il 13 settembre allo Spazio 211 di Torino per aiutarci a superare i lunghi postumi dell’hangover estivo dovuto a TOdays. Segnaliamo anche una data al Locomotive Club di Bologna il 16 settembre. Il tour promuoverà l’atteso “Haunted Mountains” in uscita il 25 agosto per l’indipendente 4AD.  Come sempre ci troverete sottopalco con una buona dose di fazzoletti da naso, non si direbbe ma siamo una redazione piuttosto emotiva.

Il rap da decifrare di NF

NF, pseudonimo e acronimo di Nathan Feuerstein. Iniziale nome, iniziale cognome. Più facile di così? NF è un rapper atipico, ma un essere umano molto ordinario, o almeno così si presenta. Non attacca mai nessuno, non deride il prossimo, non vanta eccessi e non demonizza le debolezze. Di queste, invece, parla apertamente.

Proprio come il collega J. Cole racconta con grande onestà i suoi problemi con la salute mentale e il suo rapporto con la fede. Lo definiscono addirittura un “Christian Rapper”, mentre lui scuote la testa. “Un idraulico che è anche cristiano, lo definireste un idraulico cristiano?”, dice NF, che comunque non si scolla di dosso l’etichetta.

A fargli registrare un incredibile e fulmineo sold out al Fabrique di Milano, dove si esibirà il prossimo 23 settembre, di sicuro non è stato il suo aspetto, né qualche trend, né tanto meno il plauso della critica. Nonostante i risultati di pubblico, negli anni è stato snobbato dai media, recensito solo da chi proprio ci tiene a dire che questo non è il rap che piace a lui.

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Sapete la storia del calabrone che ha una struttura alare inadatta al volo, ma lui non lo sa e “bla bla bla”? Ecco, con NF è uguale. Non è chiaro perché abbia così successo, eppure ce l’ha. Per questo merita affetto e lo raccoglie, tant’è vero che negli anni è riuscito più volte nell’impresa di imporsi al numero uno delle classifiche, scalzando concorrenti ben più noti, come Chance the Rapper. Ma indovinate un po’? Il ragazzo del Michigan resta umile.

Lo stesso NF dice che si tratta di percezioni e prospettive: “Credono che io sia un artista marginale, perché sto fuori dai radar. Magari vado in una grande città e nessuno mi ferma per strada, ma poi alla sera riempio un posto con diecimila persone e hanno tutte comprato il mio album”. È come il vento, NF. Non nel senso che è poetico ma rompe nel cazzo, nel senso che anche se non lo vedi l’effetto te lo becchi, eccome.

Ignorarlo è diventato impossibile. Adesso la sua “Happy” si sente in radio, non solo in America, ma anche in Europa. Persino in Italia, dove stiamo ancora fermi al paragone – legittimo e doverosamente edulcorato – con Eminem, soprattutto da quando Machine Gun Kelly ha cambiato gioco.

Di fatto NF si inserisce facilmente in una scena di Millennial americani bianchi che sono cresciuti ascoltando The Marshall Mathers LP in cuffia, come Witt Lowry, Lucidious, Sik World, Logic e Token. E di questi, almeno per ora, resta il primo della classe. Conviene andarlo a sentire dal vivo prima che si monti la testa, eh?

La psichedelia freak degli Squid in Santeria

C’è chi cerca di incasellare gli Squid nel sovraffollato affresco della nuova wave post-punk anglosassone ma sono molto di più. Rivoluzionari nel suono e nello stile si avvicinano più ai coevi Black Country New Road che al cocainomane delirio degli Idles, se non altro per l’approccio sperimentatore. Non è un caso se la loro etichetta è la Warp Record, il baluardo dell’elettronica colta, quella di Aphex Twin e di Flying Lotus per intenderci.

Se il loro esordio nel 2021 aveva già unito pubblico e critica, con il recente “O Monolith” confermano che il loro è tutt’altro che un fuoco di paglia. Il nuovo lavoro è un arlecchino di elettronica, punk, krautrock e una buona dose di King Crimson, quelli degli anni 80 tutti poliritmi e tempi sghembi, non per tutti, per fortuna.

La prima prova live in territorio italiano la diedero ai TOdays dell’anno scorso e fu un successo: “Questi sono da tenere d’occhio” saltellava di bocca in bocca. Il 19 settembre proveranno a stupire anche la Milano da bere presso la più glamour location della Santeria Toscana 31 che è sempre più un punto di riferimento. Il futuro dei ragazzi di Brighton viaggia a piè sospinto su binari diretti lontano e questa potrebbe essere una delle ultime occasioni per vederli con addosso ancora gli abiti della band emergente (ormai strettissimi).

Segnaliamo che in apertura ci sarà Naima Book con la sua particolarissima bossanova elettro-jazz, uscita dal calderone della sempreverde Sub-Pop: consigliatissima. Noi della redazione ci aspettiamo di sorseggiare un perfetto Negroni Sbagliato al ritmo di sette ottavi in uno dei club più suggestivi di Milano in una serata che sembra davvero avere tutto al posto giusto.

Ed ora due spoiler di ottobre. 

L’epica post-metal dei The Ocean

Negli anni 70, all’epoca dei synth che spadroneggiavano su una scena in tumulto, l’industria discografica invocava il Progressive per riconquistare il pubblico del 68. Finalmente arrivò il concept album, l’invincibile formula che da sola poteva cambiare il mondo della musica e che divenne una tendenza irrinunciabile per qualsiasi formazione rock e non solo; sapevate, ad esempio, che Baglioni è uno degli artisti italiani con il maggior numero di concept album in discografia? Oggi, complici gli anni 80 e la musica dance, il concept album è una formula desueta tanto quanto la parola desueto anche se ci sono alcuni irriducibili che cercano di mantenerne viva l’eredità come i The Ocean.

Nati a Berlino nei primi del 2000, sono una delle formazioni di punta del filone Post-Metal e sono ossessionati dalla formula del concept. Nei loro album trattano tematiche spesso bizzarre e cervellotiche:

Nel 2010 pubblicano la doppietta Heliocentri/Anthropocentric dove cercano di confutare le teorie del creazionismo cristiano da un punto di vista filosofico arrivando a citare persino “Il grande inquisitore” di Dostoevskij (Paolo Nori Triggered). Più recente è il doppio Phanerozoic il cui tema solo le ere geologiche, avete presente un dinosauro che cammina a passo di breakdown in tempi dispari? La sensazione è quella. Ma nei loro dischi si parla anche di tanto altro: domini pelagici, eoni e rivoluzioni digitali, ad esempio.

La missione di questi ragazzi è la divulgazione scientifica, in un certo senso, come Piero Angela, solo un po’ più incazzato. Il cantato che passa dal Growl al pulito ricorda da vicino la formula che rese celebri gli Opeth ma con meno arzigogoli barocchi e uno sguardo che ammicca al Djent e che non teme contaminazioni elettroniche. Una formula fresca che ha il pregio di essersi sempre evoluta portando la band dall’essere un’ennesima ottima copia dei Neurosis a crearsi una propria nicchia personale nel genere.

I nostri divulgatori del metal saranno protagonisti di due date molto attese al Circolo Magnolia di Milano il 16 ottobre a Bologna il 18 ottobre presso il Teatro Perla. Noi della redazione porteremo carta e penna per prendere appunti perché se c’è una cosa che abbiamo imparato a scuola è che la scienza si fa pogando.

Il gospel-rock militante degli Algiers

Thomas Mann diceva che tutto è politica. Parafrasando le parole dello scrittore e saggista tedesco deduciamo che qualsiasi scelta noi adottiamo nella nostra vita è un atto politico. Non si tratta soltanto di scelte attive di partecipazione democratica ma anche e soprattutto di un approccio alla quotidianità di ciascuno. Quindi: scegliere di fare colazione al bar, di uscire dall’ufficio oltre l’orario di lavoro, di fare la spesa al mercato o di andare al museo sono tutti atti politici.

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E la musica che spazio può ricoprire nella visione in quest’ottica? Anche la musica plagia chi la ascolta nel bene e nel male e nel panorama musicale attuale fra i più consapevoli in tal senso vi sono gli americani Algiers.

Tra i “musicisti impegnati” gli Algiers si pongono in una posizione di rilievo colmando in parte lo spazio lasciato vuoto da più di vent’anni dai Rage Against the Machine per attitudine e intransigenza politica, non a caso nell’ultimo singolo “Irreversible Damage” collaborano proprio con sua maestà Zack De La Rocha. Prima di ciò prendono parte attiva nelle recenti proteste ad Algeri (nomen omen?) dove hanno modo di conoscere di persona Saady Yacef, leader della lotta per l’indipendenza algerina. Successivamente, tornati in patria, riscrivono uno dei loro brani più amati, “Cleveland”, trasformandolo in un’epopea elettro soul di oltre 30 minuti per commemorare la morte di George Floyd; e questi sono solo alcuni esempi del loro attivismo.

Il tessuto musicale al quale affidano i loro preziosi testi è un mix personalissimo di industrial, elettronica, soul e rock. Di ampio respiro è anche la produzione; di album in album si affidano a figure sempre agli antipodi: Adrian Utley dei Portishead e Randall Dunn dei SunnO)))), per citarne due. Sul palco sono degli sperimentatori, tutti suonano tutto e ciascuno con una personalità tale da farsi notare prima dagli Interpol e poi dai Depeche Mode con i quali condivideranno i palchi dei palazzetti di mezzo mondo. Ma la loro dimensione è il club, è lì che la loro energia diventa un fiume che travolge ed è da lì che scelgono di promuovere il loro nuovo disco “Shook”.

In Italia si fermeranno ad ottobre inoltrato per tre date al vetriolo: il 24 ottobre al circolo arci Bellezza di Milano, il 25 ottobre al Monk di Roma, infine il 26 ottobre a Torino presso lo Spazio 211 dove ci troverete sottopalco ad ascoltare il comizio più roboante della stagione.

Altri concerti da segnalare su Milano e dintorni a settembre: 

2/9 Lo Stato Sociale a Carroponte

2/9 Ensi e Nerone a Pozza D’Adda

4/9 Daisy The Great a BASE 

5/9 Mostro al Magnolia

6/9 Edoardo Bennato a Carroponte 

7/9 OCEANFROMTHEBLUE a Santeria Toscana 31 

8/9 Giancane a Bergamo NXT Station

8/9 Lazza all’Ippodromo San Siro 

8/9 Ellen Allien al Magnolia 

9/9 Dargen D’amico al Sound of Lecco 

11/9 Carla Morrison al Teatro Filodrammatici 

12/9 Bjork al Forum di Assago 

15/9 Bugo e Federico Dragogna a Bargamo NXT Station

16/9 Pop X all’Ex Macello 

18/9 James Blake al Fabrique 

19/9 Arlo Parks all’Alcatraz 

20/9 Paul Weller all’Alcatraz

23/9 Marrageddon all’Ippodromo SNAI La Maura 

27/9 Xiu Xiu al BIKO 

Nella guida: NF a cura di Umberto Scaramozzino, Buck Meek, Algiers, The Ocean a firma Francesco La Greca