Il Primavera Sound potrebbe arrivare a Torino? Una proposta concreta (e divisiva)

primavera sound Torino 2024

Sembrano i classici rumors estivi privi di fondamento invece pare proprio che manchi solo l’ufficialità: il Primavera Sound Torino 2024 potrebbe essere una realtà, in particolare nell’area post-industriale del Parco Dora.

Si tratterebbe dell’ottava “piazza” per il colosso spagnolo con casa-madre a Barcellona ma vari “spin-off”: Madrid (che forse verrà sacrificata in favore di Torino), Porto e varie altre città in Sudamerica.

Il festival si svolgerebbe, a quanto pare, nella prima settimana di giugno. Il Parco Dora è una delle location più suggestive della città, ormai già nota a livello Europeo come casa ufficiale del Futur Festival (ex Kappa Futur Festival).

Restano da capire ancora molti dettagli di ordine pratico ma per ora la news infiamma gli animi di molti torinesi (non senza qualche scettico).

Primavera Sound Torino 2024: alcune riflessioni

Il Primavera è indubbiamente una realtà virtuosa a livello mondiale ma non tutti apprezzano la logica di mercato di questi festival “da esportazione”, calati dall’alto senza un reale legame col territorio.

Va detto che: 1) da un lato Torino può già vantare diversi festival interessanti (dai top player in ambito elettronico Futur Festival e Club to Club, al più indie-rock oriented TOdays, fino alle coordinate sperimentali di Jazz is Dead: giusto per citare i nomi più “caldi”);

2) dall’altro in tutta Italia non c’è probabilmente mai stato un festival vero e proprio della stessa portata numerica del PS e con una “storia” paragonabile a quella di un festival che attualmente appare a moltissimi degli italiani che ci sono stati (e sono tantissimi, guardando le statistiche) una macchina (quasi) perfetta.

Vale la pena tentare. O no? Ognuno è libero di farsi la propria idea.

Proviamo ad entrare più nel dettaglio.

Un editoriale a cura di Lorenzo Giannetti: 

In queste settimane si è detto e giustamente polemizzato molto sulla questione festival in termini di classico “affaire all’italiana” tra fuffa e truffa, pit pensati per pochi, token pensati per avanzare etc.
Non è un Paese per festival, si ripete da che ho memoria, o per lo meno non per festival grossi sul modello europeo, dato che invece non mancano affatto realtà medio-piccole (“boutique”, si dice) di indubbio valore. In verità bisognerebbe dire festival grossi e di matrice rock, perché due colossi dal respiro internazionale da queste parti ci sono, in ambito elettronico ed entrambi a Torino: Futur Festival e C2C.
Poi, a gamba tesa dalla Spagna, come il Puyol più irruento, arriva la notizia di un “Primavera Sabaudo”.
Ora, la formula che prevede queste line up deluxe con 200 artisti e 25 palchi non mi ha mai intrigato e a questo punto penso mai lo farà più di tanto. Non è il mio modo di fruire musica e in un certo senso nemmeno di vivere. Ma ovviamente, anche per il sottoscritto, ci sono delle eccezioni virtuose. Realtà in grado di gestire al meglio situazioni di questo tipo, con competenza e cognizione, senso e senno. Come il PS, dove non sono mai stato ma di cui in tanti anni nessuno mi ha mai parlato male in alcun modo, anzi. Pare essere un’oasi felice dove la musica è ancora al centro, dove lo spettatore ha un’anima e non solo un portafoglio.
In Italia come detto non esiste una realtà neanche minimamente paragonabile per dimensioni, storia, prestigio e continuità: ha senso importarla e farci insegnare il tiki-taka nel parterre dagli spagnoli (che invece di festival così ne giocano diversi, ultimo in ordine di arrivo il Mad Cool, a quanto mi dicono ottimo)? Sì e no. Dipende.
Abbiamo ancora poche informazioni pratiche per capire se ci sono i margini per iniziare un ciclo o mandare tutto a ramengo.
La speranza è, in ogni caso, che i dirigenti spagnoli così come i politicanti torinesi non calino dall’alto un’astronave aliena al Parco Dora (tipo Eurovision al Valentino, in questo caso almeno ci sarebbe una colonna sonora migliore, va detto) facendo terra bruciata attorno a loro, ma riescano a lavorare realmente anche sul/col territorio e coi soggetti che da anni lo conoscono, supportano, riempiono e vivono. Andiamo al sodo: TOdays gioca in un’altra categoria rispetto al PS, certo, ma in larga misura si parla alla stessa tifoseria. Si è imposto con tempo e dedizione come uno dei festival di media grandezza più interessanti e godibili in circolazione: sarebbe davvero un autogol vanificare questo sforzo. La mia speranza è che le (due o più) cose possano convivere, integrarsi, coadiuvarsi. Vedremo. Voi che dite?