Daniele Silvestri e il megafono dei ricordi

Più che canzoni, quella di Daniele Silvestri, potremmo chiamarle storie. Sì, perché ormai è risaputo che il cantautore romano si ciba di racconti dalle più svariate origini, racconti che saltano avanti e indietro nel tempo, che giocano così intelligentemente con le parole
e ci ricordano le strade polverose dove siamo cresciuti, donandoci un senso di umanità dilagante. Ed è proprio cercando nuove storie che è nato il decimo lavoro di Daniele Silvestri, DISCO X. Reportage dal Flowers Festival di Collegno a cura di Mario Lo Curzio. 

Un disco senza nome e senza una vera identità precisa, ma che raccoglie alcune suggestioni e piccole esperienze di vita ricevute dai fan via social, e poi rielaborate per diventare effettivamente le 10 (+2) canzoni del nuovo disco. Da quest’ultimo sono chiaramente molti i pezzi proposti, tra cui
hanno spiccato ‘Colpa del fonico’, ‘Scrupoli’ e ‘L’uomo nello specchio’. In particolare, sia durante quest’ultimo brano che durante la struggente ‘A bocca chiusa’, Silvestri è stato affiancato da un’interprete della LIS (Lingua Italiana dei Segni), insistendo a più riprese durante il concerto su un
tema estremamente caro al cantautore, ovvero che è possibile fare canzoni per chi non sente, per abbattere sempre più le barriere che invadono il mondo della musica e dei concerti.

Daniele Silvestri e la sua band si sono esibiti per circa 2 ore di concerto, eseguendo brani che viaggiano in lungo e in largo negli anni e nell’ormai venticinquennale produzione dell’istrionico cantante romano: da ‘L’uomo col megafono’, traccia storica che da sempre lega Silvestri a Torino
e ai torinesi, a ‘Le cose in comune’, fino al ritratto post-apocalittico di ‘Marzo 3039’. C’è spazio anche per le cover: ‘Futura’ di Lucio Dalla e ‘L’amore non esiste’, scritta insieme a Max Gazzè e Nicolò Fabi. Una nota di merito va sicuramente ai musicisti che hanno accompagnato il cantautore,
fra cui hanno spiccato Daniele Fiaschi alla chitarra elettrica, con suoni molto particolari e interessanti sperimentazioni tecniche, Marco Santoro al fagotto, tromba e voce e Jose Ramon Caraballo Armas alle percussioni.

La scaletta del concerto è una montagna russa: dall’intensa emotività di brani come ‘Le navi’ e ‘A me ricordi il mare’, all’esplosività di ‘Amore mio’ e ‘Salirò’, che trasformano il parterre in un dancefloor, a brani come ‘Manifesto’ e ‘Cohiba’, che mostrano ancora la fiamma viva della
giovinezza di Silvestri. Una delle vere chicche dello spettacolo, però, trova posto proprio dopo l’ultimo brano (‘Cohiba’) e i saluti finali: Daniele Silvestri e la band si sono congedati con un outro tribale dove tutti gli 8 componenti hanno improvvisato una jam session tutta ritmi e percussioni che ha lasciato senza parole il pubblico.