Ieri sera il Magazzino sul Po si è nuovamente tinto di caleidoscopi lisergici con l’energico show dell’ensemble milanese Al Doum & The Faryds. Report a cura di Mario Lo Curzio.
Gli Al Doum & The Faryds sono un collettivo musicale nato a Milano nel 2010 e formato da ben nove elementi provenienti da differenti esperienze musicali, dall’ethio-jazz modale al punk al rock psichedelico. Il prodotto che ne risulta è un insieme di lunghi brani variegati, dove lenti mantra onirici si compenetrano egregiamente in gioiose danze sciamaniche e viceversa. Il ritmo è sempre così ben strutturato e le transizioni talmente graduali quasi da non far percepire all’ascoltatore il passaggio da un mood all’altro, anzi trasmettendo sempre sensazioni di armonia nonostante i frequenti cambi di tempo e molte dissonanze quasi tipiche del noise, nascoste dalla variopinta tenda della psichedelia.
La band si presenta sul palco con acconciature e abiti tipici della scena psychedelic anni ’60 con, oltre a strumenti convenzionali (fra cui hanno spiccato gong, clarinetto e sax), anche etniche strumentazioni percussive, che hanno riempito tutto il concerto di ritmi originali e inaspettati. La prima sessione dello show è stata maggiormente dedicata alla musica modale (che tanto guarda alle produzioni di Mulatu Astatke, padre dell’ethio-jazz) che ha ricondotto gli spettatori ai mondi ultraterreni propri della wave psichedelia vecchio stampo.
La seconda parte si è caricata maggiormente di danze ed energia, su atmosfere tipicamente afrobeat. Menzione speciale per le visual complesse e variopinte, che hanno conferito un valore aggiunto questa esperienza sciamanica.