Dal 20 febbraio al 15 maggio all’Auditorium San Fedele torna Inner_Spaces, la rassegna milanese di musica elettronica e arti audiovisive punto di riferimento per la sperimentazione e la ricerca interdisciplinare. Il programma primaverile di Inner_Spaces, intitolato “echi di speranza”, cerca di far fronte a un momento storico pieno di elementi drammatici attraverso una proposta che intreccia in modo più serrato musica strumentale e musica elettronica o con live electronics, in un confronto della più recente generazione con autori del grande repertorio, quali Arvo Pärt e Olivier Messiaen, che in molti casi costituiscono un riferimento imprescindibile delle nuove leve dell’arte dei suoni.
Cinque appuntamenti (più uno, tba) accomunati dalla tematica della speranza “perché – racconta il curatore della rassegna padre Antonio Pileggi – c’è bisogno, mai come adesso, di intravedere una fiammella, seppur tremolante, che risplenda su un orizzonte cupo, cosmico e storico”. Secondo Pileggi “per il suo modo di procedere con echi in espansione, la musica strumentale ed elettronica ha il potere di alimentare l’attesa speranzosa in una nuova alba”.
#1 lunedì 20 febbraio
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Lukas Lauermann (1985)
Loscil (1971)
Biglietti 12€ / 9€ studenti
#2 lunedì 13 marzo
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Arvo Pärt (1935)
Francesco D’Orazio, violino, Alfonso Alberti, pianoforte
Abul Mogard
Biglietti 12€ / 9€ studenti
#3 lunedì 27 marzo
Chiesa di San Fedele, ore 21.00
Via Crucis con testi del cardinal Martini
Il canto di Orfeo diretto da Gianluca Capuano
Francesco Zago chitarra elettrica
musiche di J.S. Bach e Franz Liszt
ingresso libero fino a esaurimento posti
#4 lunedì 17 aprile
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Olivier Messiaen (1908-1992)
Alessandro La Ciacera, organo
Kali Malone (1994)
Biglietti 15€ / 11€ studenti
#5 lunedì 15 maggio
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Thomas Ankersmit (1979)
Félicia Atkinson (1981)
Biglietti 12€ / 9€ studenti
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In questa edizione sono quindi affiancate, in una relazione a cori alterni, da un lato le sonorità maestose, avvincenti, multiformi della musica elettronica di Kali Malone, Loscil, Abul Mogard e Thomas Ankersmit, che mescolano frequenze armoniche e aggregati disarmonici, timbri colorati e diafani, suoni di sintesi e registrazioni sul campo, superfici ombreggiate e sprazzi di chiarore, forme continuative e processi dialettici; dall’altro scorci di musica strumentale dal vivo o con live electronics, di carattere monografico: Arvo Pärt, Olivier Messiaen, Félicia Atkinson, Lukas Lauermann, Liszt-Zago. Strumenti ed elettronica, come germogli, fioriture e sbocci primaverili, in una prospettiva risonante di echi di speranza.
Al cuore della rassegna, il 27 marzo nella Chiesa di San Fedele, in collaborazione con la Fondazione Carlo Maria Martini, una drammatizzazione musicale della Via Crucis con testi del Cardinal Martini scritti per il Centro San Fedele nel 2010. Musiche tratte dalle Passioni di J.S. Bach si alterneranno con brani di Liszt, tra strumenti antichi, quartetto vocale, voce recitante, chitarra elettrica e transizioni di musica elettronica. Una sintesi musicale per rappresentare il mistero della morte e risurrezione di Gesù, centro e fonte della speranza cristiana.
Biglietti in biglietteria e in prevendita online su webtic “San Fedele Milano” dal 26/01
#1 #2 #5: 12€ intero (prevendita +1€), 9€ studenti, unicamente in biglietteria
#4: 15€ intero (prevendita +1€), 11€ studenti, unicamente in biglietteria
#3: ingresso libero, fino a esaurimento posti
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I dettagli sui CONCERTI:
#1 lunedì 20 febbraio
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Lukas Lauermann – live set, violoncello ed elettronica
Loscil – live set audiovisivo
Biglietti 12€ / 9€ studenti
In collaborazione con Forum austriaco di cultura
Esponente tra i più significativi della corrente ambient, il canadese Scott Morgan, in arte Loscil, presenterà una performance partendo dal materiale dell’ultimo CD, Clara, edito da Kranky, corredato da un’interazione audiovisiva. Lo stile musicale di Loscil è schivo di manierismi, si concentra su una tavolozza sonora ridotta da cui procede per elaborare organismi musicali a volte complessi ma sempre formalmente ben identificabili e aperti alla dimensione emotiva. Nel lavoro compositivo dell’artista canadese, ha un posto importante la componente dell’ascolto attivo della musica che va oltre l’aspetto comunicativo di idee o elementi narrativi e si riferisce a quella magia nascosta che motiva misteriosamente l’attenzione e la curiosità dell’ascoltatore. Al tempo stesso, Loscil considera l’attività creativa legata al bisogno soggettivo di espressione, frutto anche di una passione dell’artista per l’arte dei suoni, capace di creare una speciale interazione con gli ascoltatori. In un’intervista Loscil sottolinea a riguardo: “Nel mio lavoro, l’ascoltatore è essenziale, ho bisogno di ascoltatori pazienti che siano disposti a lasciare che la musica prenda il loro posto. Questo non può avvenire se si è seduti ascoltando attraverso gli altoparlanti di un computer. Penso che sia molto difficile attirare l’attenzione della gente del nostro tempo. Viviamo in un mondo di distrazioni e l’ascoltatore attento e impegnato è una specie in via di estinzione. Senza ascoltatori attivi, temo che tutta la musica diventi trasparente e priva di significato”.
Clara del 2022 è una straordinaria meditazione sul tema della luce, anche in rapporto con l’ombra e la sua rarefazione. La raccolta ha come base un’unica composizione di tre minuti eseguita da un’orchestra d’archi di 22 elementi a Budapest. La registrazione è stata lavorata al tornio e incisa su un 7” in vinile in copia unica, «rigato e rovinato per aggiungere consistenza e colore», dal campionamento dei suoni, Loscil ha poi dato forma all’intero album.
Nonostante la tavolozza iniziale volutamente limitata, le composizioni evocano un senso dell’infinito, aprendosi e passando attraverso profondità luminose. Da una parte brani dalla movenza assonnata, mentre altri evolvono lentamente in scintillanti giochi di ombre, evocando a volte la musica delle sfere, con zone oscure ed opache e silenzi radiosi.
Introduce la serata Lukas Lauermann, violoncellista e compositore viennese, amante della purezza del suono strumentale nell’interazione discreta con l’elettronica. Un approccio, il suo, a volte legato all’improvvisazione, a volte più astratto, risultato di una rielaborazione sottile e poetica del materiale musicale quasi sempre proveniente da registrazioni dal vivo del violoncello. La sua ultima produzione, Interploitation, è stata pubblicata dal label austriaco Col Legno, rinomata casa attiva nel campo della musica contemporanea che conta nel catalogo registrazioni di Helmut Lachenmann, W. Mitterer, Pierre Boulez, S. Sciarrino.
#2 lunedì 13 marzo
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Arvo Pärt
– Spiegel im Spiegel, per violino e pianoforte
– Variationen zur Gesundung von Arinuschka, per pianoforte
– Passacaille, per violino e pianoforte
– Für Alina, per pianoforte
– Fratres, per violino e pianoforte
Francesco D’Orazio violino, Alfonso Alberti, pianoforte
Abul Mogard – Live set
Biglietti 12€ / 9€ studenti
Guido Zen, in arte Abul Mogard, è un costruttore di imponenti cattedrali musicali. La sua musica merita di essere ascoltata nelle migliori condizioni per assaporare le laboriose stratificazioni acustiche, la ricchezza dei dettagli sonori e le minime variazioni timbriche di cui sono costantemente assortite le sue strutturate improvvisazioni. Il sistema spazializzato dell’acusmonium Sator di San Fedele è lo strumento più idoneo per trasmettere all’ascoltatore la vitalità dei lunghi processi compositivi di ascendenza ambient materico.
L’artista romano costruisce molti degli strumenti analogici da lui usati: compressori, filtri, preamplificatori per arrivare al sintetizzatore modulare. Il suo complesso strumentario viene pilotato dal computer. Il risultato è un viaggio nella percezione sensoriale che attraversa la materia ambient. In una recente intervista, Guido Zen dichiara: “In genere cerco di avere a disposizione più elementi possibili per costruire e decostruire i brani durante il concerto. Alcuni elementi sono parti originali che vengono manipolate dal vivo e che ritengo essenziali per la composizione, altri sono temi o suoni generati da sintetizzatori ed effetti in tempo reale. Mi piace poter avere un concerto dinamico e seconda del posto e dell’atmosfera, mi faccio guidare dall’energia in sala per modulare questi elementi”.
Accanto al musicista romano, una prima parte strumentale di trentacinque minuti con cinque opere di Arvo Pärteseguite da due noti interpreti della nuova musica: Francesco D’Orazio al violino e Alfonso Alberto al pianoforte. L’arte compositiva del musicista estone è di tipo sottrattiva, consiste nello scavare ininterrottamente per scartare quasi tutta la materia fino a lasciare solo l’essenza, il nocciolo, l’ossatura attraverso l’uso di una figura, di un sussurro, di un tintinnio. Una prospettiva artistica che deriva dall’antica preghiera cristiana nella tradizione ortodossa, ridotta e condensata nell’invocazione del nome di Gesù conservata nella preghiera perpetua del cuore, l’esicasmo: Κύριε Ἰησοῦ Χριστέ, Υἱὲ Θεοῦ, ἐλέησόν με τὸν ἀμαρτωλόν (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore).
Tra tutte le opere eseguite spicca Fratres, scritta per il violinista russo Gidon Kremer nel 1980. Lo scarno profilo della figura tematica viene a volte tracciato a nudo, a volte in stile figurato e anche sviluppato e dinamizzato con arpeggi dal tratto virtuosistico, ma in un ambito ridotto, litanico, tipico dell’orazione.
#3 lunedì 27 marzo
Chiesa di San Fedele, ore 21.00
VIA CRUCIS
Drammatizzazione musicale su testi di Carlo Maria Martini
Il canto di Orfeo
direttore Gianluca Capuano
Francesco Zago chitarra elettrica
musiche di J.S. Bach e Franz Liszt
Ingresso libero fino a esaurimento posti
in collaborazione con la Fondazione Carlo Maria Martini
con il sostegno di Fondazione Cariplo
Momento centrale delle attività musicali di San Fedele nel tempo liturgico della Quaresima. Una proposta meditativa, attraverso la musica, della Passione di Cristo, con i testi del Cardinal Carlo Maria Martini scritti nel 2010 per essere appositamente destinati a rappresentazioni musicali della Via Crucis. In questa nuova drammatizzazione, dopo la prima che era stata presentata nel 2011, il materiale sonoro proviene dalle composizioni più emblematiche che hanno tematizzato i misteri dolorosi di Gesù: alcune arie tratte dalle Passioni di J.S. Bach e una rielaborazione della Via Crucis di Franz Liszt. Da una parte un ensemble di musica antica con basso continuo e quartetto vocale per intonare corali e arie del maestro di Lipsia, dall’altra, il suono della chitarra elettrica di Francesco Zago corredata da una serie di strumenti per gli effetti, per ricolorare le tinte e i timbri dell’opera lisztiana in una nuova veste espressiva, inizialmente prevista per organo o pianoforte, senza rinunciare all’originaria motivazione devozionale del compositore ungherese.
La Via Crucis è un’opera fondamentale dell’ultima produzione di Liszt. Stupisce la sobrietà e il carattere scarno di quest’opera, ridotta all’essenziale di una linea melodica, talvolta punteggiata da qualche accordo semplice. Nella lunga prefazione alla partitura l’autore scrive fra l’altro: “ebbi modo di vivere la più solenne celebrazione di questa devozione, partecipandovi un Venerdì Santo al Colosseo, questo luogo il cui terreno è imbevuto del sangue di tanti martiri.” I testi delle parti cantate (originariamente in francese, nella versione definitiva in latino e tedesco) erano stati scelti da Liszt e da Sayn Wittgenstein e comprendono brani del Nuovo Testamento, inni gregoriani e corali luterani (con qualche tema della Passione secondo San Matteo di J.S. Bach) elementi che attestano una direzione musicale ecumenica. Completata nel 1879, la Via Crucis fu creata solamente dopo la morte di Liszt, nel 1929. L’opera si compone di un inno e 14 stazioni, in essa domina una profonda austerità e interiorità. I canti sono sia a cappella sia accompagnati con semplicità all’organo.
#4 lunedì 17 aprile
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Olivier Messiaen
Alessandro La Ciacera, organo
Kali Malone – live set in ottofonia
Biglietti 15€ / 11€ studenti
Kali Malone in veste elettronica a Milano, dopo un periodo di ricerca acustica ed esecuzioni sull’organo a canne, con un’opera multicanale in ottofonia disegnata per lo spazio acusmatico. Mentre nella prima parte della serata, il centro tematico sarà l’organo per antonomasia, tuttavia in un modo del tutto inconsueto, con l’utilizzo di uno strumento virtuale. Alcune opere di Olivier Messiaen (1908-1992), maestro indiscusso nel Novecento dello strumento liturgico, si succederanno in una drammatizzazione musicale, eseguiti senza soluzione di continuità. Si tratta di brani ispirati dai grandi misteri cristiani (Le banquet céleste, L’Ascension, La nativité du Seigneur, Apparition de l’Eglise éternelle), con Alessandro La Ciacera alla console di un organo virtuale che utilizza il campionamento fedele di un grand orgue francese.
Nella seconda parte, l’attesa performance della giovane Kali Malone (1994), però senza l’uso dell’organo, lei che è stata resa celebre dal doppio CD interamente strumentale The Sacrificial Code. In quel lavoro del 2019, l’artista suonava l’organo a canna da sola o con collaboratori, con accordatura non temperata e registrava sequenze ricombinandole seguendo una struttura rigorosa con matrici numeriche per determinare le durate ed altri parametri. Colpivano i lunghi piani sonori apparentemente statici ma animati da una dinamica interna ispirata al minimalismo spirituale di La Monte Young.
L’artista americana presenterà un live elettroacustico in ottofonia (composto da otto tracce sonore) appositamente pensato per l’acusmonium, commissionato dal GRM di Radio France, aggiornato e adattato all’acusmonium Sator di San Fedele. Kali Malone ha intrapreso questo suo studio elettronico interessandosi alla fisica del suono a livello granulare, partendo da registrazioni di sequenze suonate dal trombone, dal clarinetto basso, usando generatori di onde sinusoidali e il sintetizzatore ARP 2500. Lo sforzo compositivo si colloca all’incrocio tra scrittura strumentale e composizione elettroacustica, tra minimalismo americano e la musique concrète, in cui si esplorano armonie e strutture canoniche.
#5 lunedì 15 maggio
Auditorium San Fedele, ore 21.00
Thomas Ankersmit – live set con il sintetizzatore modulare Serge
Félicia Atkinson – live set con strumenti elettrici ed acustici, voce e live electronics
Biglietti 12€ / 9€ studenti
Conclude la rassegna primaverile di Inner_Spaces una serata con due musicisti della Shelter Press, una casa editoriale indipendente, nata nel 2007 con lo scopo di pubblicare libri d’arte, testi letterari e dischi di musica elettronica sperimentale.
Nella prima parte Thomas Ankersmit, con un progetto dedicato ai cinquant’anni del sintetizzatore modulare Serge, da due decenni lo strumento principale della carriera del musicista olandese. La sua musica, pubblicata dalle etichette Shelter Press, PAN e Touch, combina dettagli sonori intricati e cruda potenza elettrica, offrendo un’esperienza del suono estremamente fisica e articolata nello spazio. Fenomeni acustici come gli infrasuoni e le emissioni otoacustiche (suoni che provengono dall’interno della testa, generati dalle orecchie stesse) occupano un ruolo di primo piano nella sua pratica.
Ben diversa è la prospettiva di Félicia Atkinson, un’artista multidisciplinare tra ll mondo dei suoni e le installazioni visive, cofondatrice dell’etichetta Shelter Press. Pioniere di una nuova forma espressiva nella musica elettronica di genere stratificato che riunisce tastiere elettroniche (piano Fender Rhodes), strumenti acustici (pianoforte), mezzi digitali, la voce, la poesia, sussurri, ciuffi di rumore atmosferico in un flusso che reinventa la percezione quotidiana. Nei suoi lavori vengono abbozzate le coordinate di un mondo abitato da voci stratificate in racconti a vari livelli di storie astratte che alternativamente distendono e piegano il tempo e lo spazio, di cui l’artista può essere narratore senza necessariamente essere protagonista. Gran parte della musica di Félicia Atkinson ruota attorno a passaggi lenti e deliberati di testo parlato registrati a distanza estremamente ravvicinata, dove il tono della sua voce è colto in uno stato tra urgenza e distacco. Curiosamente, all’ascolto della musica dell’artista francese non si è disorientati, anzi, si percepiscono dei lineamenti familiari, tuttavia ricomposti in modo nuovo, il flusso lento e inesorabile costituisce un continuum che lascia all’ascoltatore un appoggio sicuro per seguire il lungo itinerario di ascolto che alla fine lascia un sapore di riconciliazione. Forse è in questo senso che va interpretata una convinzione della musicista riassunta in questa frase lapidare: “la musica riguarda il mistero e la riconciliazione”.