L’elettronica vintage di Purple Disco Machine al Circolo Magnolia

Il cielo su Milano è viola, e non perché ci sia un raduno di tifosi toscani, anche se l’atmosfera di un grande Italia dell’82 si respira perché Purple Disco Machine è sempre più italo disco, come ha dimostrato il suo recente set al Circolo Magnolia di Milano. A cura di Luciano Morciano.

Poteva essere inserito all’interno di un circuito di clubbing puro oppure come evento di punta in un lido ferrarese: Purple Disco Machine è un fenomeno a metà strada tra elettronica nostalgica e pure pop e la cornice del Circolo Magnolia, costellata di live selezionati con rigore pop high quality, è stata la cornice più indicata per accogliere PDM, al secolo Tino Piontek.
Della rigorosa selezione ne è la prova l’apertura a cura di Spiller, dj della scuola house veneta il cui singolo Groovejet (If This Ain’t Love) ha lanciato la carriera di una giovanissima Sophie Ellis-Bextor e che, tra le altre cose, è stato ristampato quest’anno da Defected e contenente un tellurico remix di Purple Disco Machine, appunto.
Quest’ultimo consacrato con una puntualità svizzera si presenta puntualissimo on stage con un set che vuole vincere facile: puro, senza troppi coriandoli (siamo lontani dallo sfarzo di un Bob Sinclair) ma al tempo stesso capace di giocare sul cavallo vincente. Non manca, infatti, una Gimme Gimme Gimme ad alzare il “festometro”. Il set è virtuoso, con mixaggi lunghi e in chiave armonica, ma preparato al minimo dettaglio. Una nota di merito alla produzione fonica che ha restituito al meglio le intenzioni sonore del set: basse importanti e sound cristallino.
Purple Disco Machine è un fenomeno trasversale, e lo si vede dal pubblico: da un lato una quota generazione Z in tenuta vintage clubbing e dall’altro una considerevole quota boomer nostalgica. E va benissimo così.