Consigli letterari di aprile-maggio

Novità, riscoperte, rarità. La breve selezione letteraria – fatta pensando proprio al concetto di “outsiders” – privilegia le realtà maggiormente propense a stuzzicare l’interesse di un lettore onnivoro e curioso, magari desideroso di avventurarsi in qualche azzardo letterario… A cura di Alessio Moitre. 

Che dire! Ci aspettavamo una primavera diversa. Esaurite le lamentazioni si può asseverare che l’editoria sta bene, meglio di altri periodi, e che da alcuni titoli usciti, si può certamente rintracciarvi il solito lavoro di fino di editori, scopritori di talenti, correttori di bozzi e di intere case editrici formate da due o tre persone. Il risultato è che, all’arrivo di
maggio e dunque del salone torinese, possiamo dirci soddisfatti e darci all’ingordigia, senza per questo pentircene.

Karel Capek, “Viaggio al Nord”, Iperborea

Ho sempre avuto un debole per questo scrittore ceco che, se non fosse per il mammasantissima Kafka, godrebbe di altri riconoscimenti. Una nuova pubblicazione, di un viaggio, ci fornisce l’adeguato supporto a questa mai tesi che nell’ultima tiratura di Iperborea, s’imbarca con la moglie per un viaggio. Siamo nel 1936, dopo, si sa, l’Europa diventerà progressivamente una sprofondante tomba ma all’epoca c’era la Danimarca, la Svezia e via sino a Capo Nord, un viaggio sognato e raccontato dal nostro.

David Hockney, “L’arrivo della primavera, Normandia”, L’Ippocampo edizioni

Per chi non lo conoscesse, Hockney è un pittore, probabilmente il più celebrato della contemporaneità e nonostante gli anni che lo ricorrono, continua a divertirsi con la sua pittura. Negli ultimi anni, sempre più spesso, l’iPad ha sostituito i tradizioni ferri del mestiere e i risultati sono interessanti. Ancor di più se si possono godere in questa bella pubblicazione, facendosi un viaggio nella Normandia rifiorita e adocchiata dal vecchio pittore.

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Christian Caliandro, “L’arte rotta”, Castelvecchi

Sono sempre molto restio a pubblicizzare libri di critica d’arte. Innanzitutto perché il settore gode di un’ infermità da reparto geriatrico ed inoltre gli scritti sono nella maggior parte dei casi, lunghe dissertazioni del perché “io c’avevo capito più degli altri”. Concedo del credito a Caliandro in quanto negli ultimi anni ha ostinatamente coltivato il proprio senso giudicante senza mai abbattersi ed ha saputo portare ordine anche nel marasma di un settore che cerca in modo scellerato di mutilarsi dalla società.

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Mariagloria Fontana, “Affari di libri”, Giuli Perrone editore

Questo non è certo un libro nuovo. Il tema autori che parlano del proprio mestiere e della scrittura come ossessione e mansione giornaliera, ne sono usciti una certa dose. Allora perché insistere? Come ogni campo umanistico o pratica/percorso mistico di conoscenza personale, presenta continui cambiamenti storici. Scrivere, per quanto si creda, non è mai uguale in ogni epoca e non sono solo le parole a differire. Magari buttare un’occhiata a queste interviste può rinfocolare l’interesse verso gli affari di scrittura.

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Ermanno Cavazzoni, “Esame di Mezzanotte”, La Nave di Teseo

Il problema, perché di questo si tratta, è che scrittori come Cavazzoni non ne esistono praticamente più in circolazione. Qui in Italia sono rimasti una manciata arruffata, all’estero se ne contano di più solo se si addizionano gli stati. Questo libro, rivisto dall’autore, dal vecchio titolo “Le tentazioni di Girolamo”, anno 1991, val la pena di andarselo a prendere e
poi leggersi la vita dell’autore e gli altri libri dello stesso. Poi se ne parla e soprattutto li si confronta con l’andazzo lento della letteratura nostrana.

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