Siamo di fronte al venticinquesimo album in studio dei Rage e nonostante il lunghissimo corso della band tedesca l’eccitazione è alle stelle. I due singoli Virginity e Monetary Gods hanno preparato le orecchie per l’arrivo del full- length, ma come suona nel complesso il nuovo lavoro della band capitanata da Peavy Wagner? La recensione a cura di Paolo Carrone.
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L’intro Memento Vitae ci ricorda che anche in questo album saranno presenti delle parti orchestrali, tratto tipico dei Rage sin dagli anni ’90. L’incipit è un continuo crescendo di dinamica ed intensità che, cambiando tonalità quattro volte, tiene l’orecchio sempre sull’attenti, fino ad arrivare all’ultimo giro che cade sulla tonalità in cui poi sarà la successiva title-track Resurrection Day. Il brano inizia con lo stesso tema musicale dell’intro riproposto in versione elettrica per poi sfociare in un riff cromatico che ricorda a tutti l’anima thrash metal dei Rage. La strofa e il bridge sono coinvolgenti e preparano bene al grandioso ritornello che è nientemeno che l’intro! Già soltanto primi quattro minuti di questo album forniscono tantissimi spunti di riflessione.
E’ chiaramente un album dei Rage, ma ci sono alcuni elementi di novità che non si possono non notare: in primis il ritorno ad una formazione con due chitarristi rende i brani più inclini alle armonizzazioni, caratteristica che non poteva essere sfruttata al 100% con una chitarra; certo, in studio si può fare tutto, ma la differenza tra un brano pensato per due chitarra e uno studiato per una sola con alcune armonizzazioni di abbellimento, è enorme. Lo stesso Peavy ci ha spiegato come giocare con melodie ed armonizzazioni sia più semplice e bello avendo due chitarristi. Questo non significa che questo tipo di formazione e stile compositivo sia migliore del precedente, è solo diverso e permette di esplorare territori nuovi o che si erano dimenticati con gli anni.
Un’altra caratteristica che risalta sin dall’inizio è il drumming di Lucky Maniatopoulos: il batterista greco è parte della band da ormai sei anni e in questo album il suo stile è davvero messo in risalto. Le rullate che inframezzano gli accenti all’inizio di Resurrection Day sono tutto meno che banali, una diversa dall’altra e con guizzi inaspettati come l’utilizzo della campana del ride al posto di uno dei toms. Complice anche la produzione potente, curata e naturale, la batteria è uno dei punti forti di questo album. Il reparto chitarre è, invece, tutto da scoprire.
Addentrandosi nel disco si percepisce come i brani siano spesso incentrati su riff bassi che vanno a riempire senza essere invasivi e senza coprire il basso o la cassa della batteria.
Come è già successo con l’introduzione dei precedenti chitarristi (Fisher, Smolski, Rodriguez, etc) si comprende come Peavy non voglia mai copiare se stesso; Bormann e Weber hanno il loro stile, non imitano e il risultato è davvero fresco ed arioso. Anche se nel libretto non viene specificato chi esegua gli assoli nei singoli brani, si riesce a distinguere bene Bormann da Weber e questa è una caratteristica molto importante perché dà l’impressione di una formazione compatta e con un’identità definita. Grazie a questi elementi, oltre che ad una scelta di tracklist davvero azzeccata, questo album scorre estremamente bene.
Subito dopo Resurrection Day abbiamo il singolo Virginity, seguito da A New Land, brano reso coinvolgente da una melodia catchy che si trasforma in un riff potentissimo, una strofa al confine tra mid ed up tempo, un bridge che apre su accordi di passaggio e infine un ritornello epico che aspetta solo di essere cantato a squarciagola.
Arrogance and Ingorance è un mid tempo con le chitarre accordate davvero in SI che rendono tutto ancora più pesante. Negli ultimi anni ci si è trovati spesso di fronte a band classiche che hanno sperimentato accordature basse proprie di altri stili di metal più cadenzato e il risultato è quasi sempre stato che l’accordatura andava a condizionare il songwriting, portandolo ad uniformarsi allo stile appena citato rendendo i brani abbastanza monotoni. Questo pezzo non fa parte di quell’insieme; la varietà di ritmi tra una sezione e la successiva è tale che la canzone è in costante evoluzione, fino a raggiungere l’apice nel post-ritornello che si apre e fa respirare il tutto preparandoci al finale.
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Man In Chains, The Age Of Reason, Monetary Gods e Mind Control danno l’impressione di essere legate da un filo invisibile. Ognuna ha i propri punti salienti, ma l’atmosfera sembra essere costante nei quattro brani, come se fosse una sorta di suite non intenzionale. Man In Chains è l’unico brano ad iniziare con un arpeggio – il mood è assai oscuro e con reminiscenze di Alive But Dead -, The Age Of Reason è il secondo brano che vede la partecipazione della Lingua Mortis Orchestra diretta da Pepe Herrero, Monetary Gods è colmo di ritmi spezzati di chitarre e batteria all’unisono e Mind Control riprende una vecchia caratteristica dei Rage, ovvero l’utilizzo di accordi completi, dove maggiore, minore e sospeso sono espliciti e fungono anche da melodia secondaria. Il trittico finale è composto da brani molto diversi tra loro. Travelling Through Time è la vera chicca inusuale. Ambientazione rinascimentale con tanto di orchestra, strofa che sembra una cantilena e ritornello che sembra un inno, fanno di questa canzone un vero unicum nella discografia sconfinata dei Rage.
Black Room è una vera e propria ballad accompagnata, ancora una volta, dall’orchestra. Sin dalle prime note sembra di tornare indietro nel tempo agli anni di XIII (1998) e Ghosts (1999), e la conferma ci arriva dal libretto del disco – Peavy ha voluto inserire qualche riga di spiegazione per ogni brano – dove leggiamo che la musica era già stata scritta verso la fine degli anni ’90. La chiusura è affidata ad Extinction Overkill: la vena thrash dei Rage è dura a morire e la band non tradisce mai il proprio stile perché, come spesso è successo in passato, i brani più thrash sono di questo stile per quanto riguarda l’esecuzione (chitarre ritmiche velocissime e batteria serrata), ma a livello melodico sono quasi tendenti a tonalità maggiori, o almeno non troppo buie.
Questa unione è una delle caratteristiche che rendono i Rage davvero una band unica. Dando uno sguardo ai temi trattati – grazie, di nuovo, anche alle liner notes presenti nel libretto – si vede come Peavy (unico compositore dei testi) abbia preso in analisi la società odierna con tutte le sue contraddizioni e le problematiche che la caratterizzano. Alcuni album precedenti dei Rage hanno visto spesso affrontate tematiche personali dello stesso Peavy; in questo album troviamo questo tema solamente in Black Room. Il resto dei testi ha un impianto misto tra la descrizione e la denuncia delle grandi problematiche che affliggono il genere umano.
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Una volta arrivata la fine dell’album si può finalmente prendere fiato. Resurrection Day ci tiene sull’orlo della sedia per tutta la sua durata. E’ organico, compatto e tutto sembra meno che il disco di una formazione nuova; i brani sono composti non solo da Peavy, ma c’è sempre la partecipazione di almeno uno degli altri membri della band, il che partecipa all’organicità di cui si parlava poco fa. Ciò che forse fa più piacere in assoluto è sentire come, nonostante la formazione a quattro elementi sia un ritorno al passato, questo album non sia una copia della musica dei Rage di quegli anni, ma è perfettamente in linea con l’evoluzione che la band ha avuto nell’ultimo decennio.
Resurrection Day porta nel panorama metal odierno una ventata di freschezza che è resa ancora più importante dal fatto che stiamo parlando di una band che è in attività dal 1984 e da cui ci si potrebbe anche aspettare il “solito” album, ma invece no, Peavy&co hanno dimostrato ancora una volta che l’esperienza e la voglia di fare musica sono fonti d’ispirazione intramontabili e finché saranno presenti, siamo sicuri che ascolteremo tanti altri begli album dei Rage. Ora ci resta soltanto da vedere la band in azione nel prossimo tour che passerà dall’Italia il 13 novembre a Paderno Dugnano (MI), sperando di poter ascoltare tutti i brani di quest’ultimo disco.
LEGGI QUI LA NOSTRA INTERVISTA A PEAVY WAGNER
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ENGLISH VERSION
TOWARDS A NEW LAND: Rage’s new album and the foundation for a new era for the German band.
We’re looking at Rage’s 25th studio album and yet the excitement is higher than the sky (pun intended). The two singles Virginity and Monetary Gods have prepared our ears for the arrival of the full-length, so all that’s left is to get comfortable and fully enjoy the new work of the band led by Peavy Wagner.
The intro Memento Vitae reminds us that even in this album there will be orchestral parts, a typical feature of Rage since the ’90s. The incipit is a continuous crescendo of dynamics and intensity that, changing key four times, keeps the ear always on the alert, until the last repetition that falls on the key in which then the title-track Resurrection Day will be .
The track starts with the same musical theme of the intro in an electric version and then flows into a chromatic riff that reminds everyone of the thrash metal soul of Rage. The verse and the bridge are engaging and they prepare well for the great chorus that is nothing less than the intro!
Just the first four minutes of this album provide plenty of food for thought. It’s clearly a Rage album, but there are some new elements that can’t be missed: first of all, the return to a line-up with two guitarists makes the songs more prone to harmonizations, a feature that could not be exploited fully with one guitar; of course, in the studio you can do everything, but the difference between a song written for two guitars and one written for one with some embellishment harmonizations, is huge. Peavy himself, in the interview we managed to get, explained how playing with melodies and harmonizations is easier and more beautiful with two guitarists. This doesn’t mean that this type of line-up and compositional style is necessarily better than the previous one, it’s just different and allows to explore new territories or some forgotten ones over the years. Another feature that stands out from the start is Lucky Maniatopoulos’ drumming: the Greek drummer has been part of the band for six years now and in this album his style is really highlighted. The snares that intersperse the accents at the beginning of Resurrection Day are anything but ordinary, each one different from the other and with unexpected touches such as the use of the ride bell instead of one of the toms. Also thanks to the powerful, accurate and natural production, the drums are one of the strong points of this album.
The guitar department is, instead, all to be discovered. Delving on into the album we can perceive how the songs are often centered on low-tuned riffs that fill the air without being invasive and without covering neither the bass or the bass drum. As was the case with the introduction of the previous guitarists (Fisher, Smolski, Rodriguez, etc.) we can understand how Peavy never wants to copy himself; Bormann and Weber have their own style, they don’t imitate and the result is really fresh and airy. Even though the booklet doesn’t specify who plays solos in each song, we one can distinguish Bormann from Weber and this is a very important feature because it gives the impression of a strong line-up with a defined identity.
Thanks to these elements, as well as a really apt choice of tracklist, this album flows extremely well.
Immediately after Resurrection Day we have the single Virginity, mentioned in a previous article (https://outsidersweb.it/2021/07/22/rage-dopo-il-singolo-virginity-sale-laspettativa-per-il-disco-resurrection-day/), followed by A New Land, a song made engaging by a catchy melody that turns into a powerful riff, a verse on the borderline between mid and up tempo, a bridge that opens on passing chords and finally an epic chorus just waiting to be sung at the top of your lungs.
Arrogance and Ingorance is a mid tempo with guitars tuned in B that make everything even heavier. In the last few years we’ve often found ourselves facing classic bands experimenting with low tunings typical of other styles of metal, and the result has almost always been that the tuning had affected the songwriting, making it conform to the aforementioned style and making the songs quite monotonous. This piece is not part of that group; the variety of rhythms between a section and the next one is such that the song is constantly evolving, until it reaches its apex in the post-chous that opens up and lets the whole thing breathe preparing us for the finale.
Man In Chains, The Age Of Reason, Monetary Gods and Mind Control give the impression of being linked by an invisible thread. Each has its own highlights, but the atmosphere seems to be constant throughout the four tracks, as if it were some sort of unintentional suite.
Man In Chains is the only track that starts with an arpeggio – the mood is very dark and reminiscent of Alive But Dead -, The Age Of Reason is the second track that sees the participation of Lingua Mortis Orchestra conducted by Pepe Herrero, Monetary Gods is full of broken rhythm patterns of guitars and drums in unison and Mind Control takes up an old feature of Rage, that is the use of full chords, where major, minor and suspended are explicit and also serve as a secondary melody.
The final trifecta is composed of very different tracks. Travelling Through Time is an unusual treat. A renaissance setting with orchestra, a verse that sounds like a chant and a chorus that sounds like an anthem, make this song a true unicum in Rage’s endless discography.
Black Room is a real ballad accompanied, once again, by the orchestra. From the first notes it feels like going back in time to the years of XIII (1998) and Ghosts (1999), and the confirmation comes from the disc booklet – Peavy wanted to include a few lines of explanation for each song – where we read that the music was already written in the late ’90s.
The closing is entrusted to Extinction Overkill: Rage’s thrash vein is hard to die and the band never betrays its style because, as often happened in the past, the most thrash songs are of this style as far as execution is concerned (very fast rhythm guitars and tight drums), but on a melodic level they are almost tending to major modes, or at least not too dark. This union is one of the characteristics that make Rage truly a unique band.
Taking a look at the covered topics – thanks, again, also to the liner notes in the booklet – we can see how Peavy (the only composer of the lyrics) has taken into analysis today’s society with all its contradictions and problems that characterize it. Some previous Rage albums have often dealt with personal issues of the Peavy himself; in this album we find this theme only in Black Room. The rest of the lyrics have a mixed plant between the description and the criticism of the great problems that afflict mankind. In the interview with the singer you can find a deepening on the issue.
Once we get to the end of the album we can finally catch your breath. Resurrection Day keeps us on the edge of our seats throughout its duration.
It’s organic, compact, and anything but a new lineup record; the songs are composed not only by Peavy, but there’s always the participation of at least one of the other band members, which contributes to the organicity mentioned earlier.
What is perhaps most pleasing of all is to hear how, despite the four-piece lineup being a throwback to the past, this album is not a copy of Rage’s music from those years, but is perfectly in line with the evolution the band has had in the last decade.
Resurrection Day brings to the metal scene a breath of fresh air that is made even more important by the fact that we are talking about a band that has been active since 1984 and from which we could also expect the “usual” album, but no, Peavy&co have shown once again that the experience and the desire to make music are timeless sources of inspiration and as long as those are present, we are sure that we will listen to many other great Rage albums.
Now we just have to see the band in action in the next tour that will pass through Italy on November 13 in Paderno Dugnano (MI), hoping to hear many many songs taken from this beautiful album!