Pelle d’uomo di Hubert & Zanzim: la scoperta del mondo e la scoperta di se stessi

“Ognuno di noi sa bene che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, e che sovente la ragione prende strane deviazioni” E se lo dice la stessa protagonista che nell’illustrazione di copertina è ritratta mentre indossa una pelle umana come fosse un vestito, allora dev’essere vero.


_di Anna Celentano

Città europea, da qualche parte tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo. Bianca, pura e bellissima figlia di una ricca famiglia, viene promessa in sposa a Giovanni, ricco e non male da guardare da vicino. Il problema con Giovanni è che Bianca non l’ha mai visto prima, ed essendo una ragazza un po’ fuori dagli schemi per il suo tempo, si mette in quella sua “testolina progressista” di dover conoscere il marito prima di sposarlo e non dopo, com’era costume all’epoca.

La sua madrina non è una fata, ma compare ugualmente con un sorriso rassicurante, dei buoni consigli ed un vestito per la principessa. La particolarità è che, a differenza del vestito che le protagoniste ricevono di solito, quello di Bianca è fatto di carne.

È la pelle di un uomo, custodita dalle donne della famiglia di generazione in generazione. Non sappiamo a chi appartenesse, non sappiamo com’è possibile che si sia conservata così bene durante tutti quei lunghi anni, e non sappiamo per quale sorta di meccanica oscura la pelle di Lorenzo – così è sempre stato chiamato il costume umano – aderisca perfettamente a quella di chi la porta, trasformando momentaneamente le donne che la indossano in uomini in tutto e per tutto.
Sappiamo solo che Bianca, spinta dalla curiosità di conoscere meglio il suo futuro sposo e di esplorare il mondo maschile, normalmente precluso alle ragazze della sua condizione, indossa Lorenzo e si tuffa in un mondo che fino a quel momento le era completamente sconosciuto.

Pelle d’uomo, il cui titolo ricalca quello di Pelle d’asino, raccontata dalle parole essenziali del compianto Hubert e dai tratti fini di Zanzim, come la favola di Perrault è una storia non solo di travestimenti e sotterfugi, ma soprattutto di esplorazione e di conoscenza: la scoperta del mondo, come quasi sempre avviene, coincide anche con la scoperta di sé stessi, e solo conoscendosi a fondo si può affrontare al meglio tutto quello che il mondo riserva, comprenderne le contraddizioni ed accettare le differenze di tutto ciò che è altro da noi.