Generic Animal: “Le canzoni mi aiutano a fare i conti con me stesso”

Una scrittura tanto sincera quanto surreale, spiazzante ma in qualche modo sempre familiare. Ed una musica difficile da catalogare ma dall’impatto emotivo dirompente, come un pensiero affiorato dal subconscio, un sogno lucido in lo-fi. Luca Galizia aka Generici Animal è un’anomalia e un cortocircuito nella scena “pop d’autore” di oggi. 

L’abbiamo intercettato alla vigilia del suo concerto piemontese all’Artico Festival di Bra (questo sabato, 17 luglio, ai Giardini della Rocca) per parlare delle sensazioni provate al ritorno sul palco, della vita in provincia e di quando le canzoni sembrano funzionare come uno specchio.

Innanzitutto come stanno andando queste date estive “post” Covid? Come ti sembra la risposta del pubblico in questa “fase di transizione” con le sedie ma soprattutto come sono cambiate le tue sensazioni personali (se sono cambiate) in merito alla performance dal vivo? E tra l’altro – per sviscerare ulteriormente – in questo periodo sei riuscito a vederti qualcosa anche da spettatore, quindi – diciamo – dall’altro lato del palco?

Onestamente dopo il primo mese di attività dopo due anni sono sbalordito. Non so se è perché le mie aspettative si fossero sgonfiate del tutto, o perché effettivamente le persone hanno cambiato totalmente il modo che hanno di interagire e di ascoltare la musica live. Delle infrastrutture ci si scorda dopo qualche data, chiaro che non è facile. La distanza è sempre la distanza. Ho visto solo un paio di concerti purtroppo ma ne son rimasto sbalordito: Luca Bais e i laguna bollente.

Spostandoci sull’aspetto tecnico: ora giri con la band. Per te non è una novità (vedi Leute e tour con Rkomi) ma ti va di raccontarmi qualcosa di più su come è andata e come sta andando? Quanti siete e come vi siete trovati? E poi, ci sono canzoni – magari tra le più intime e scarne – che invece ti immagini eseguite sempre e solo in “solitaria”?

Siamo in 3 per ora. Io, Giacomo Ferrari e Gabriele Mellia. L’idea poi sarebbe di tornare ad essere in 4 come ci eravamo prefissati nel 2019. Siamo più o meno tutti musicisti ibridi che sanno suonare più strumenti e quindi cerchiamo di arrangiarci nella maniera più elastica e sostenibile possibile per il momento storico in cui siamo, appunto per via delle infrastrutture. Suono spesso anche da solo si e quindi mi sono accorto che ci sono delle canzoni anche più vecchie che meritano un po’ di silenzio, tipo Aeroplani. C’è Meme, mio fonico e tour manager, che ci tiene in piedi e tiene in piedi il suono in qualsiasi situazione ci ritroviamo.

“Bastone” è una delle mie canzoni dell’estate: mi ricorda (i pomeriggi passati ad ascoltare) Beck. A una certa spunta questo verso: “Non dico mai niente tengo tutto per me”. Le canzoni – i testi delle canzoni – ti aiutano effettivamente a tirare fuori qualcosa? 

Le canzoni mi aiutano a fare i conti con me stesso, non sempre ad aggiustare tutto ma a tenere i piedi giù per terra e ad ammettere tante cose.

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Sei di Varese, ora immagino tu sia fisso a Milano. Innanzitutto che cosa significa Varese per te. In generale nella tua vita e nella tua musica che ruolo ha/ha avuto per te la provincia (e di contro con la big city)? 

Sono di un paese che si chiama Castellanza, non molto lontano da Varese e dai laghi, né da Milano. Sono affezionato ai miei vecchi spazi, casa dei miei e moltissimo alla provincia sul lago da cui vengono i miei amici. Milano è sempre stata una città che mi attirava ma che non ho mai mitizzato poiché è super vicina e quindi facile da raggiungere ma dal momento che tutti i miei amici hanno cominciato a viverci anche io mi sono spostato. Ho trovato tante situazioni ideali e persone che sono una nuova famiglia.

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Ovviamente ti chiedo dei progetti futuri. Ma spero anche che dopo il tour tu riesca a fare un po’ di vacanza e quindi chiudiamo con un abbozzo della tua vacanza ideale.

C’è un disco in cantiere sì. A cui ho lavorato per tutto il 2020 e 2021, mentre un sacco di cose sembravano non succedere. La mia vacanza ideale per ora non esiste visto il periodo (risate ndr), ma vorrei tornare prestissimo in Giappone. Per un po’ di tempo a questo giro.

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