Pubblicato da Edizioni Sonda, “La storia dell’arte in 21 gatti” è un albo illustrato curioso, simpatico e irresistibile, in cui ventuno movimenti artistici sono presentati e spiegati mediante un espediente un po’ atipico: un felino. Ogni corrente è, infatti, introdotta da un micio “costituito” dagli elementi distintivi di un determinato stile artistico, affiancato da didascalie esplicative e puntuali. Un modo inedito per ripassare la storia dell’arte e i suoi esponenti principali.
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_di Roberta Scalise
«I gatti sono opere d’arte naturali. Chi meglio di loro può guidarci a viaggiare nella storia dell’arte?»
Eleganti, sornioni, indipendenti e, a volte, anche un po’ ruffiani. I gatti affascinano gli uomini fin dai tempi più antichi, per la loro capacità di percorrere con grazia la loro esistenza e la fierezza che contraddistingue ogni loro gesto felino. E se la sinuosità e la leggiadria che li caratterizzano divenissero, però, anche ottimi espedienti per spiegare l’arte e i suoi principali movimenti?
Si tratta dell’idea curiosa e originale di Nia Gould, illustratrice e creative design manager statunitense autrice del volume “La storia dell’arte in 21 gatti”, edito recentemente dai tipi di Edizioni Sonda. Arricchito dai testi di Diana Vowles e Jocelin Norbury, l’albo ripercorre, infatti, le correnti artistiche precipue della storia occidentale – e non solo –, assurgendo a paradigma di ciascuna di esse un gatto impreziosito dagli elementi peculiari e distintivi dei suoi artisti di rilievo.
In questo modo, per porre in risalto il significato dei suoi colori e la simbologia dei suoi elementi ricorrenti, l’arte egizia sarà rappresentata, per esempio, mediante un felino adornato di accessori in oro – emblema di vita eterna –, fiori di loto – associati alla morte e alla rinascita e, nello specifico, al sole – e una coda pervasa di geroglifici – le cui “lettere”, come ricorda Gould, «sono opere d’arte a sé». Analogamente, per comprendere i cardini del surrealismo e la passione per l’inconscio e i suoi meccanismi di Magritte, Mirò e Dalì, il micio che introdurrà la sezione risulterà alla stregua di una spiritosa commistione di alcune delle loro componenti più iconiche, come la bombetta nera, la mela, le chele di aragosta e una coda da sirena. Fino a giungere all’essenzialità del minimalismo, impostosi tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento e raffigurato da un felino costituito da linee rette, armoniose e aerodinamiche, in accordo con la sensazione di impersonalità e il rigore geometrico perseguiti dai suoi fautori.
Nella carrellata inedita e spiritosa di Nia Gould, quindi, ogni filone di maggiore rilevanza della storia dell’arte è affrontato con minuziosità e ironia. Dai mosaici bizantini al rococò di Fragonard e Boucher, dal postimpressionismo di Cézanne, Gauguin e Van Gogh al puntinismo di Signac e Seurat, fino al fauvismo di Matisse, al De Stijl (o «neoplasticismo») di Mondrian e al realismo magico di Kahlo e Savinio, ogni movimento è, infatti, indagato con accuratezza e dedizione, in un rincorrersi di simpatia e freschezza narrativa che dona alla lettura delle presentazioni e delle didascalie – ordinatamente affiancate alle numerose illustrazioni dell’autrice – un ritmo godibile e gustoso.
Quella di Gould rappresenta, allora, una brillante opportunità per ricordare o (ri)scoprire le caratteristiche specifiche delle correnti artistiche che hanno costellato il nostro patrimonio culturale, la cui comprensione non risulta inficiata dall’inevitabile sintesi delle spiegazioni apportate, bensì trova in quest’ultima un punto di forza per portare in primo piano proprio quelle peculiarità che ci consentono di muoverci nei meandri della millenaria produzione compositiva. Un originale vademecum, dunque, che, per la chiarezza espositiva e le immagini vivide e puntuali da cui è impreziosito, rende accessibile a neofiti o poco esperti il mondo dell’arte e le sue diramazioni, parlando in modo semplice ma, al contempo, preciso e approfondito dei punti cardinali dei discorsi artistici proposti.
Con una menzione speciale, inoltre, anche all’attenzione posta dalle autrici a una serie di correnti minori o più “underground”, le cui opere, spesso, non figurano tra quelle inflazionate o non riscontrano l’interesse che meriterebbero nell’attuale panorama culturale. Tra queste, citiamo, per esempio: il movimento CoBra, fondato alla fine del 1948 e affine alla teoria surrealista dell’«automatismo», cui si è ispirato per la grande libertà concessa agli impulsi inconsci nel gesto pittorico; l’estetica della street art e dei graffiti di Basquiat, Haring e Futura, ora soggetto di riscoperta e notevole considerazione anche grazie all’apertura dimostrata da enti di rilievo (primi tra tutti, la Tate Modern); e gli Young British Artists, appartenenti alla corrente della britart e impegnati a ridicolizzare e sconvolgere il pubblico mediante l’utilizzo di oggetti recuperati e il richiamo agli degli elementi della cultura «bassa» (denigrata dalle critiche della stampa dell’epoca).
Il tutto, ovviamente, attraverso i volti dei simpatici mici disseminati nelle pagine dell’eccentrico volume, veri e propri “manichini” attraverso cui esplicare le tecniche, gli stili e i principi costitutivi dell’arte e delle sue molteplici ramificazioni. Non è un caso, infatti, che, come ricordano Gould, Vowles e Norbury, fin dagli albori della civiltà essi siano stati emblemi di «cultura e grazia», stimolando «l’immaginazione degli antichi Egizi, che tenevano questi animali in grande considerazione», e frequentando, in seguito, «gli studi di molti artisti, come Pablo Picasso, Claude Monet e Georgia O’Keefe». Compreso quello della stessa Nia Gould, che, da sempre appassionata d’arte e padrona di quattro gatti, ha deciso di unire, nel suo albo, i suoi due più grandi «amori, creando un modo originale per insegnare l’arte divertendomi e per imparare attraverso l’eccezionale versatilità di questi animali».
Chissà che cosa direbbero i nostri mici. Senza dubbio, con i loro musetti alteri e, insieme, irresistibili, ci rivolgerebbero un delizioso miao. Ma con arte.