Corredato di illustrazioni esplicative e di spiegazioni approfondite e articolate, il manuale “La terapia della meditazione. Esercizi per una trasformazione consapevole” conduce il lettore alla ricerca di se stesso, in un percorso che si dipana tra mantra, respirazioni e pratiche spirituali. Scritto dagli insegnanti francesi di meditazione e massaggio Henri e Claudine Czechorowski, il testo è stato recentemente pubblicato dai tipi di Hermes Edizioni (Edizioni Mediterranee).
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_di Roberta Scalise
«Queste tecniche si rivolgono a un nuovo tipo di “malato”, il quale è in buona salute fisica e psichica, lavora, ha un comportamento socievole, è capace di prendersi cura di se stesso ed è amato e apprezzato da chi lo circonda. La sua malattia consiste, generalmente, in un’insoddisfazione di ordine relazionale con uno dei suoi familiari o con la società. Egli sente in lui una forza che potrebbe aiutarlo a uscire da questo stato, ma sente anche di non essere capace di tirarla fuori e utilizzarla per poter vivere come un essere equilibrato. E di questo soffre.»
Conoscere se stessi è un percorso lungo e arduo. Il cammino è sovente irto di bivi e ostacoli e, talvolta, l’orizzonte si scosta, muta o cambia forma. Spesso i piedi sono stanchi, lo sguardo è spaventato e la direzione persa. Ma, nonostante le difficoltà, scoprire se stessi e apprezzare il proprio essere rappresenta il viaggio più affascinante e coinvolgente che possa essere intrapreso, ricolmo di sorprese e deviazioni inaspettate. Apparendo, forse, come l’unico modo per riconoscere e riconoscersi negli altri e per godere pienamente della realtà fisica in cui ci ritroviamo “gettati”, assaporando tutto ciò che di bello – e doloroso – questa può offrirci.
Lo sanno bene Henri e Claudine Czechorowski, docenti francesi di meditazione e massaggio e autori de “La terapia della meditazione. Esercizi per una trasformazione consapevole”, edito recentemente dai tipi di Hermes Edizioni con la traduzione di Nicola Cafiero. Un vero e proprio manuale, pensato come vademecum propedeutico alla pratica meditativa, che intende accogliere il lettore, metterlo a suo agio e introdurlo, con cura e delicatezza, alle differenti fasi della terapia proposta.
Primo passo per una conscia meditazione è, infatti, la consapevolezza della propria energia. Ai fini di un buon esercizio è opportuno canalizzare quest’ultima in un “angolino tutto per sé”, da riservare esclusivamente alle ore dedite al raccoglimento spirituale e in grado di assorbire la nostra energia personale e le peculiarità della nostra essenza. L’appuntamento con la meditazione diverrà, così, un momento irrinunciabile delle nostre giornate, cadenzato da orari prestabiliti e “richieste” interiori da parte di corpo e mente – proprio come i pasti.
Fondamentale, a questo punto, scegliere una posizione comoda e adatta alla nostra conformità fisica. La cernita è vasta: seduti su una sedia, appoggiati a una parete, adagiati su un cuscino o nella postura del loto, qualsiasi atteggiamento risulterà idoneo a raggiungere le finalità preposte. Alle quali daranno, poi, avvio il “saluto OM”, rivolto al nostro io interiore, e il “saluto dell’offerta”, riferito alla nostra potenza intrinseca.
Ora si pone, però, un interrogativo: qual è il bisogno cui la meditazione deve sopperire? Come spiegano gli autori, ogni essere umano è caratterizzato da tre istinti, attraverso i quali esperisce il mondo circostante: l’istinto di conservazione, l’istinto relazionale e l’istinto di sintonia. In base ai disequilibri e alle carenze personali, la pratica meditativa offre tecniche ed esercizi appropriati al fine di riportare in asse tali tendenze. Ogni percorso è, dunque, calibrato sulle peculiari necessità dell’individuo, il cui scopo è raggiungere una piena conoscenza di sé e dei meccanismi che costituiscono la fonte delle proprie sofferenze quotidiane.
Di qui, la centralità della respirazione, intesa come «preparazione fondamentale, determinante e indispensabile per la buona riuscita di questo viaggio nel mondo della meditazione, […] che ci permetterà di riconoscere la nostra propria pulsazione e il nostro ritmo biologico caratteristico». La respirazione, infatti, «assomiglia al movimento delle onde, [dove] l’aria si introduce nel corpo e porta con sé la vita». Per cui l’essere umano «viene costantemente alimentato e purificato da questo flusso continuo, ricavandone una sensazione di appartenenza alla vita e di sicurezza».
Al controllo consapevole del respiro è, poi, utile affiancare la recitazione di mantra associati a specifiche mudra. Di che cosa si tratta? Per raggiungere la sintonizzazione delle nostre tre intelligenze e ottenere un effetto curativo, il suono può ricoprire un ruolo essenziale. Il mantra, con le sue ripetizioni ritmiche e le vibrazioni telluriche che produce nel corso della sua interpretazione, possiede, dunque, un notevole potere di guarigione, e risulta particolarmente efficace nel dominare i nostri pensieri, influenzare il nostro inconscio a livelli profondi e consentirci di riconoscere i meccanismi reconditi che abitano in noi.
Per acuirne il valore e permettere al praticante di addentrarsi in un’esperienza trascendentale è, inoltre, possibile corredare i mantra di posture rituali, le mudra, ossia «posizioni del corpo che producono o attirano determinate forme di energia, oppure tendono a evidenziare alcune caratteristiche interiori quali serenità, coraggio o larghezza di mente».
Ed è proprio l’energia inizialmente accennata – e la concentrazione a essa correlata – che consente al lettore/allievo di pervenire alle fasi conclusive della pratica meditativa: la visualizzazione e gli otto livelli della coscienza. Mediante l’applicazione della cosiddetta “Legge della creazione”, la cura dei sette chakra e le terapie iniziatiche, l’individuo può, infatti, giungere al pieno controllo di sé, dando spazio alla propria creatività, armonizzandosi con la sua interiorità e materializzando i propri desideri. In questo modo, abbracciando i concetti di abbandono e ricettività, «l’uomo capace di coltivare se stesso può vivere senza alcuna problematica, confrontandosi semplicemente con la propria condizione ontologica: l’unicità».
Un itinerario emozionante alla fonte di noi stessi che Henri e Claudine Czechorowski conducono con immensa dedizione, corredando ogni pratica di descrizioni e spiegazioni particolareggiate e di illustrazioni esemplificative e immediate. Ciascun passaggio risulta esplicato alla perfezione, e non vi è alcun margine per l’improvvisazione: obiettivo degli autori è, appunto, quello di accompagnare per mano, passo dopo passo, il percorso spirituale dei lettori/allievi, volto alla profonda conoscenza di sé e reso mediante un linguaggio e un registro dicotomici, dove la delicatezza e il tono intimistico dell’approccio incontrano il tecnicismo e la precisione quasi scientifica degli esercizi proposti. A indicare che non sia mai troppo tardi intraprendere quel viaggio meraviglioso e arricchente che si chiama “felicità”.