Dopo aver terminato la lettura del manga autoconclusivo A Cena con la Strega e il primo volume di Mao ci siamo, ancora una volta, innamorati dell’arte di creare storie, evocare personaggi iconici e bravura nell’intessere le trame di Rumiko Takahashi. Dopo averci regalato Lamù, Ranma ½ e Maison Ikkoku, la principessa dei manga è tornata più brillante che mai. A cura di Mattia Nesto.
Quante volte, magari anche dolorosamente, ci accorgiamo che quel cantante, quell’artista o anche regista che abbiamo tanto amato da giovane ha ormai perso il suo tocco magico? Capita praticamente tutti i giorni di scoprire che un eroe di gioventù, magari dopo averci seguito e accompagnato lungo la nostra crescita come persone, spettatori, lettori e ascoltatori, ci abbia abbandonato per evidenti ragioni di cambio di stile o, ancora peggio, calo di qualità. Questo discorso, che crediamo essere più o meno conosciuto da tutti voi, non si può applicare per nessuna ragione al mondo a Rumiko Takahashi. Infatti la principessa dei manga è tornata con due volumi, pubblicati entrambi da Edizioni Star Comics, che sono, letteralmente, due piccole perle nel mercato editoriale dei manga. Si tratta del libro autoconclusivo A Cena con la Strega e del primo episodio di Mao. Andiamo a parlarne più nel dettaglio.
Le due pubblicazioni, al di là del loro diverso genere d’appartenenza, presentano tratti in comune e segni di differenza piuttosto marcata. Partiamo dalle assonanza, per così dire. Mao è uno shonen in cui la protagonista, Nanoko Kiba all’età di nove anni sopravvive ad uno spaventoso e misterioso incidente che provoca la morte dei suoi genitori. Finisce per vivere col nonno fino a che, senza una spiegazione apparente, mentre attraversa la strada viene catapultata nell’era Taisho, ovvero quella stagione che va dal 1912 al 1926 circa in cui in Giappone lo strapotere dell’Imperatore e della sua corte vennero meno e si assistette a un periodo di, più o meno, democrazia liberale. La ragazza, ovviamente frastornata si ritrova alle prese con un piccolo villaggio invaso da inquietanti, yokai, i classici mostri del folklore giapponese. A salvarlo ci penserà proprio Mao, un onmyoji, sorta di guerriero-stregone-medico, intento a dare la caccia a una creatura inquietante che lo maledisse oltre 900 anni prima.
La cosa che più ci ha stupito in Mao è che, a differenza di tanti altri shonen-manga di questo tipo, si entra quasi immediatamente nella narrazione. Non ci sono lenti preamboli o infiniti spiegoni di incipit: tutto è rapido, ben esposto certo ma fulmineo e si passa, senza soluzione di continuità a vedere la ragazza prima che fa colazione a casa sua e, subito dopo, alle prese con un mostrone a forma di ragno. Questa capacità, praticamente unica, di Rumiko Takahashi nell’esporre le vicende trova, se si può, un grado ancora superiore in A Cena con la Strega. Infatti questo è un volume autoconclusivo che si compone di sei storie/racconti i quali sono una sorta di prova di bravura dell’autrice. Non è affare di tutti i giorni essere, per sei volte consecutive, in grado di evocare personaggi, situazioni e trame così da un lato innovative e dall’altro rispettoso della tradizione dei manga.
Nonostante vi siano, come è normale che accada, personaggi più o meno stereotipati e ricorrenti (come l’anziano salary-man che, una volta andato in pensione o, per meglio dire, ritiratosi dal lavoro per raggiunti limiti di età non trova più il proprio posto nella società giapponese) tutte le volte Takahashi è in grado di sorprenderci con una trovata ad effetto, una svolta della trama sorprendente e, perché no, con l’inserimento di un elemento soprannaturale che non spariglia le carte ma le dispone nel modo corretto. Ecco, proprio in tal senso, troviamo l’assonanza con il precedente primo volume di Mao. Infatti in entrambi i casi ci sono temi legati alla magia e al folklore giapponese, anche weird a volte ma non è mai “buttato a caso”: c’è sempre una coerenza interna, una motivazione “plausibile” un rispetto delle regole del mondo che è merce rara, specie in una narrazione di questo tipo.
Bisogna poi rammentare che, sempre tenendo in considerazione entrambe le pubblicazioni, si assiste sul serio a una vera e propria “fabbrica dei protagonisti”. Infatti, attraverso pochi e semplici tocchi ma netti e precisi, l’autrice riesce a delineare protagonisti credibili e coerenti con la propria filosofia, mossi da plausibili motivazioni e, seppur animati da un’energia senza pari, a farceli sentire immediatamente come vicini. Sia che si tratti di una ragazzina delle medie sia che si tratti invece di un attempato padre di famiglia, tutti i personaggi di Rumiko Takahashi sono in grado di farci provare un’enorme empatia nei loro confronti. Questo spiega perché, anche dopo poche pagine, siamo portati ad affezionarci a loro. Personalmente abbiamo apprezzato tantissimo la personalità di Mao, il co-protagonista dell’omonima serie. Egli non solo è un prode guerriero e un valente medico, ma anche è anche un ragazzo consapevole dei rischi che potrebbe provocare senza ragionare prima di agire. Lo vedremo infatti più volte desistere a combattere uno yokai non per codardia ma perché “sarebbe più i danni dei guadagni” e perché egli ha una missione ben precisa ed è interessato unicamente a questo.
Anche in A Cena con la Strega si assiste a questo ma con una differenza, e qui entriamo nella seconda parte del nostro discorso. Per la natura stessa della pubblicazione, ovvero una raccolta di racconti, A Cena con la Strega ha personaggi, per forza di cose, maggiormente stereotipati. Questa scelta, diciamo così, obbligati però non li rende meno realistici, anzi. Nel breve volgere di poche pagine infatti questi personaggi prendono una dimensione corporea e realistica: ci pare di conoscerli da anni e non ci stupiamo quando, qualche vignetta più avanti, prenderanno questa o quella decisione. E sta proprio qui la grandezza di Takahashi ovvero riuscire a utilizzare qualsiasi tipo di stratagemma narrativo per donarci grandi storie o grandi personaggi. Sia che si parli del Giappone che fu o di quello contemporaneo, i protagonisti delle sue storie, sempre contraddistinti dall’iconico tratto elegante e dolce del disegno, sono tutte le volte iper riconoscibili e congruenti nelle proprie azioni. Ecco perché Mao e A Cena con la Strega sono due volumi che, seppur nelle loro profonde differenze, vi consigliamo di cuore: perché sono la “vita messa a arte” come dovrebbe essere. Il tutto grazie all’irrefrenabile “fonte di storie” che è stata, è e sarà Rumiko Takahashi.
Ah, un’ultima cosa. Nei giorni in cui ci siamo immersi nella lettura di questi due meravigliosi albi, è uscito, del tutto a sorpresa, questo video, una sorta di Anime Music Video 2.0, affidato proprio alla “nostra” Rumiko Takahashi che ha animato, utilizzando Maison Ikkoku, la, bellissima, “I’m Alive” di Norah Jones. Il risultato ve lo lasciamo qui: noi andiamo ad asciugarci le lacrime e stringere forte il cuscino di fronte a tanta bellezza.