Novità, riscoperte, rarità. La breve selezione letteraria – fatta pensando proprio al concetto di “outsiders” – privilegia le realtà maggiormente propense a stuzzicare l’interesse di un lettore onnivoro e curioso, magari desideroso di avventurarsi in qualche azzardo letterario… A cura di Alessio Moitre.
Settembre è una pralina, un tornagusto, una stuzzicheria. Ci si rifà la bocca dopo letture divertite ma disimpegnate. Si torna ad impensierire il pensiero con ragionamenti. Tra una spruzzaglia e il sole, per ripararsi dall’ingenuità giungono nuovi, o quasi tali, alcuni titoli che sanno ingolosire. È un mese di sapori accennati ma che lasceranno nel palato della mente un intenzione che dovrà essere confermata. Si assaggia insomma, senza ancora pentimenti da scontare in rimorsi.
Patrizia Cavalli, “Con passi giapponesi”, Einaudi
Credevamo ed abbiamo fatto male perché ci ha eluso una possibile lettura. Non è interamente colpa nostra, ma anche dell’autrice che oltre che essere una nota poetessa e anche maghetta nell’aver celato un ulteriore talento, quello di una prosa calzata consciamente, di alta derivazione ma non dipendente da un solo modello. È una lettura nuova, se così possiamo asserire, ma sempre partita dalla stessa mano, su un terreno differente ma parallelo all’esperienza principale.
Fosco Maraini, “Il Nuvolario. Principi di Nubignosia”, La Nave di Teseo
Dopo aver trascorso giornate intere a trovare significati alla forma delle nuvole, niente sarebbe meglio richiesto di un libro che ne tratti e lo faccia con competenza accademica, seguendo più fili avviticchiati tra loro trattando dell’argomento nei più svariati campi. Un prezioso scritto, riproposto con cura amorevole dalla figlia Toni, sulla fantasia sfrenata di uno scrittore che per ampi attimi ci allocchisce, convincendoci davvero che il suo Nuvolario possa dare all’immaginazione di ognuno di noi un appiglio materiale.
Giuseppe Marcenaro, “Perversioni inconfessabili”, Gaffi – Italo Svevo
Se non si dice non è mai accaduto e se non è stato solo noi possiamo sconfessarci. Ma è la peggior trappola psichica che l’uomo abbia forgiato, ricamata nell’accezione di dover badare a se stessi. O tenersi a bada, più veritiero, magari. Giuseppe Marcenaro è uno scrittore ma anche uomo e dunque la regola val anche per lui. Di tutta risposta ci addobba una splendida tavola, composta da leccorniose tentazioni che riporta con raffinata penna. Perché l’eleganza è una prova della piacevolezza della disvelazione.
Paolo D’Angelo, “La Tirannia delle emozioni”, Il Mulino
Come rinunciare all’estetica di questi tempi, meglio ancora se filosofica. E come sottrarsi dal rumoreggiare dei sentimenti che paiono dover incrostare ogni nostra analisi. In tutto ma anche nell’arte ciò avviene con noncuranza, facendo insorgere nel nostro l’idea di una tirannia, anche se ben assistita e spalleggiata dalla contemporaneità. Dunque mettiamo gli elementi a posto e diamoci ad un analisi dell’accaduto, senza per forza immergersi ma mantenendo un astuto distacco.