Una playlist per arrivare preparati al Nextones

Dal 19 al 26 luglio la Val D’Ossola sarà il teatro naturale del festival Tones on the Stones e della sua controparte legata al clubbing Nextones. In linea con la vision dell’intera manifestazione, il programma strettamente musicale mette in mostra la volontà e la capacità di esplorare territori sonori impervi, o quanto meno non scontati. Anche la line up di quest’anno crea collegamenti e suggestioni tra generi diversi (fondamentalmente in bilico tra elettronica, jazz e noise), innescando – per lo meno si spera – nello spettatore la voglia e la curiosità di lasciarsi trasportare dal flusso della “narrazione”, magari uscendo dalla propria comfort zone. 

Nell’orbita di una programmazione ricca e variegata (che trovate QUI), mettiamo in fila un paio d’ore di musica potrebbero risultare propedeutiche alla full immersion sinestetica del festival. Giusto un assaggio dell’esperienza musicale che potrete assaporare ed approfondire al Tones on the Stones / Nextones.

Partiamo dal nome con più hype in cartellone, ovvero quel Nicolas Jaar che ormai è quasi di casa da queste parti. Indubbiamente tra i Re Mida dell’elettronica contemporanea, Jaar torna in Piemonte per presentare dal vivo il suo ultimo disco “Cenizas”, un lavoro poco club oriented e votato alla sperimentazione/ricerca sonora, perfetto per il contesto del Nextones. Premete play su una delle tante perle del disco per rendervi conto immediatamente che a sto giro non ci sarà da ballare quanto piuttosto da affrontare un viaggio negli anfratti più remoti del cervello di Nic.

Un viaggio che continua verso lo spazio infinito con Joseph Tagliabue: sentite questo set super alienante a Buka Madrid, tra spezie mediorentali e un’eco gitana, dritti verso un buco nero.

Mana (e tutta la crew di Gang of Ducks) sono una garanzia di allucinazioni sul dancefloor. I set dell’ex Vaghe Stelle, in particolare, mi hanno sempre messo in crisi, in bilico tra la voglia di flexare con uno swag alieno perdendo ogni riferimento spazio-temporale e quella di shazammare tutto di continuo.

Immaginate poi un pezzo dall’andamento antico e marziale come “Hyper” risuonare imperioso tra le mura ossolane:

Altro progetto nostrano synth oriented di grande impatto. Hanno fatto diverse sonorizzazioni di film cult – da Bad Taste all’Armata delle Tenebre, tutte consigliate! – e qui si esibiscono un numero da Moroder per millennials che di base può mettere tutti d’accordo. Al fetsival si lanceranno in un’altra ardita sonorizzazione: quella di Slow Action, film di fantascienza post-apocalittico, in bilico tra documentario, studio etnografico e fiction.

Giocano un po’ su un immaginario sci-fi est europeo e hanno una conoscenza certosina di musica adatta ad una apocalisse su videogame. Qui fanno fuoco e fiamme in un set oscuro, claustrofobico, narcotico: questa coppia di nerd crea dipendenza.

Si vola direttamente nell’iperuranio. La Radigue è una figura di culto per gli appassionati di ambient e musica concreta: in anticipo sui tempi ha pensato e prodotto delle suite che suonassero contemporaneamente come la colonna sonora della deriva dei continenti o una seduta psichiatrica con un’entità trascendente, come l’eco di ogni duna del deserto o di ogni onda dell’oceano. Al Nextones il percussionista Enrico Malatesta omaggerà il suo lavoro “Occam Ocean” in una location d’eccezione: gli Orridi di Uriezzo.

Per intenderci qualcosa di simile al video qui sotto, ma dentro ad una gigantesca grotta soprannominata il Grand Canyon del Piemonte.

Il Maestro Fresu ha in servo una performance all’insegna della commistioni delle arti: da un lato si andrà a ricreare  la combo con il pianista Ciammarughi (potete averne un assaggio nel video qui sotto), dall’altro si aggiungerà una componente visiva d’autore, con le tavole illustrate di Gianluca Folì (che anche se non doveste ricordarvelo avete sicuramente ammirato in parecchie copertine di libri assai noti).

A cura di Lorenzo Giannetti