Dalle linee di basso de I Cani alle copertine del panorama musicale italiano: Valerio Bulla, musicista e designer, è la mente e la mano dietro ai visual di Calcutta, Colapesce e Riccardo Sinigallia tra gli altri. Abbiamo fatto due chiacchiere con il grafico di Bomba Dischi e 42 Records alla scoperta del suo lavoro e dell’immaginario visivo all’interno della scena indipendente italiana.
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_di Alessia Giazzi
Come graphic designer ho sempre pensato che non ci fosse detto più sbagliato di “Non giudicare un libro dalla copertina”. Come mi sono lasciata spesso influenzare dalla copertina al momento di scegliere un libro, così allo stesso tempo ho naturalmente sviluppato un’ossessione per le cover degli album musicali: non c’è niente di più appagante del riempirsi gli occhi scorrendo i visual dei dischi che passano sotto le dita alla ricerca di quella scintilla che ci faccia estrarre un vinile dalla pila. Spesso quella scintilla è un’immagine, un colore, un font che stabiliscono il primo legame emotivo con il disco che abbiamo tra le mani, ancora prima di ascoltarlo.
Atmosfere nostalgiche, appeal retrò e un occhio di riguardo per tipografia e composizione: se siete assidui seguaci del cantautorato contemporaneo e dell’indie-pop made in Italy, avrete forse notato come le cover degli album di artisti come Calcutta, Colapesce, Dente, CLAVDIO, Franco126 e Dimartino ad esempio sembrino nascondere, sotto la lucidatura dei supporti patinati, la firma dello stesso autore. Se siete assidui seguaci della scena musicale italiana il nome di Valerio Bulla vi suonerà familiare, soprattutto se siete fan de I cani. Se, come me, siete anche degli irrecuperabili nerd, assocerete presto il suo nome a quello del designer dietro alle copertine degli artisti di Bomba Dischi e 42 Records.
Abbiamo intervistato Valerio alla scoperta del processo creativo dietro alla creazione di una cover e all’immaginario visivo legato scena indipendente italiana.
Vorrei iniziare quest’intervista parlando del tuo lavoro più recente: “I Mortali”, recentissima uscita del duo COLAPESCEDIMARTINO. Come ti sei approcciato a questo progetto con una componente fotografica così importante?
Ti ricordi invece qual è stata la primissima cover su cui hai lavorato? Come senti di essere cambiato rispetto a quel primo passo?
Immagino che avrai occasione di ascoltare un disco prima di progettarne la cover (ma correggimi se sbaglio). In che modo la musica arriva a influenzare la grafica e/o il tuo processo creativo?
Spesso ascolto in loop il disco o il pezzo mentre lavoro alla copertina. Almeno per centrare quello che credo sia il mood. Una volta trovata la cover, il resto dell’artwork va un po’ da sé – e lì posso ascoltare anche altra musica, una volta che ho gettato dei “binari”. Ti direi che non c’è momento del mio stare al computer che non presupponga un sottofondo musicale.
Di fatto, il mio lavoro è tradurre visivamente un messaggio musicale prodotto da altre persone. Quindi cerco sempre di centrare l’aspetto estetico in senso più ampio, e creare un immaginario che leghi il messaggio musicale e quello visuale in una compresenza armonica.
Le insegne dei negozi anni ’70 in Helvetica sono tuttora vive, contemporanee, “belle”; se qualcosa non “va di moda” non può neanche “passare di moda”. Quindi il flirtare con la contemporaneità è una cosa su cui rifletto sempre molto, nel lavoro e nella vita.
Personalmente, uno dei lavori di immagine coordinata legata alla musica che più mi è rimasta impressa negli ultimi tempi è quello realizzato da Pentagram per The Nationals in occasione dell’uscita di “Sleep Well Beast”. C’è una band/artista o uno studio/designer che ammiri particolarmente a livello di comunicazione visiva in ambito musicale?
Sarà un’ovvietà ma ho cominciato ad approcciarmi a questo lavoro da giovanissimo studiando tutto ciò che ha fatto Peter Saville (la mano dietro all’artwork di Unknown Pleasures dei Joy Division – ndr), quindi mi sembrerebbe scorretto non menzionarlo. In Italia in ambito di grafica musicale mi piacciono molto Corrado Grilli, al quale sono legato anche da un rapporto personale di amicizia, Moab Villain, Francesca Pignataro. Ma ci sono talmente tante cose che mi piacciono che forse non avrei neanche dovuto iniziare la lista.
Se potessi scegliere di progettare una cover o di lavorare all’immagine coordinata per un artista/band internazionale, chi sarebbe?
Forse per assurdo mi piacerebbe fare qualcosa di musica classica contemporanea, ma non da collana retrospettiva tipo Deutsche Grammophon; immagino una cosa declinata secondo canoni estetici austeri ma attuali.