In Tokusatsu Massimo Nicora realizza un’incredibile esplorazione dei telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni Ottanta. Un mondo ultrapop e molto poco conosciuto in Occidente che però Nicora è riuscito a condensare in modo eccellente nel volume edito da La Torre è che consigliamo come lettura obbligata per tutti quelli non solo curiosi di Giappone e cultura giapponese ma anche di immaginario pop a 360.
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_di Mattia Nesto
Non so quanti di voi abbiamo familiarità con il mondo dei telefilm giapponesi con effetti speciali? Siamo convinti che la risposta a questa domanda non possa che essere la seguente: molto pochi. Ecco Massimo Nicora, grande esploratore delle cose di Giappone (suo, l’ormai celebre, C’era una volta… prima di Mazinga e Goldrake) si dev’essere accorto di questa crassa ignoranza occidentale su un fenomeno assolutamente di massa. Infatti, come scrive direttamente nell’introduzione del libro Tokusatsu. I telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni Ottanta: “Una delle espressioni artistiche più conosciute della cultura popolare giapponese dopo i manga e gli anime è quella dei tokusatsu (特撮).1 Il termine, che deriva dalla fusione delle parole tokushū (特殊) e satsuei (撮影) ossia “effetti speciali”, viene utilizzato per indicare un genere di serie televisive, spesso di argomento fantascientifico, in cui viene fatto abbondante uso di particolari espedienti cinematografici”.
Partendo perciò dal presupposto che Nicora non sta parlando di un argomento di nicchia ma di grandissimo successo, l’autore inizia la sua analisi proprio dalle origini, andando a rintracciare le specificità del genere giapponese nella scelta di utilizzare i costumi, costumi molto vistosi come vero e proprio marchio di fabbrica: “Ed è proprio l’utilizzo dei costumi a rappresentare una delle novità principali di questo nuovo modo di interpretare il concetto di effetti speciali. Il merito di avere introdotto questa innovazione spetta a Eiji Tsuburaya che, per realizzare gli effetti speciali di Godzilla (Gojira, 1954) e dare vita al celebre mostro radioattivo, segue una strada completamente diversa da quella percorsa negli USA da Willis O’Brien per gli effetti speciali di King Kong (1952)”.
Isolata quindi la specificità del caso Nicora inizia un lungo elenco di telefilm che hanno punteggiato la storia pluridecennale del genere. Magari a noi occidentali nomi quali Spectreman, Ultralion, Megaloman, Jumborg Ace, I-Zenborg, Koseidon, Zaborgar, Guerre fra Galassie, X-Bomber possono dire relativamente poco ma occorre ricordare come questi beniamini siano stati veri e propri assi portanti della cosiddetta Goldrake Generation. Ecco allora che si inizia a capire quanto il lavoro di Nicora sia prezioso, proprio a livello non solo storico e d’archivio ma anche di costume e di analisi della società.
Certo a rivederli con il gusto e gli occhi di oggi questi telefilm possono apparire molto particolari se non ridicoli ma l’autore analizza sempre in maniera distaccata le cose e, soprattutto, inserendole sempre nello spirito dei tempi. Quindi riferimenti incrociati alla cultura pop non solo giapponese e mondiale per unire i punti e dare un quadro d’insieme. Ed ecco allora che si comprende bene perché, non nella versione cinematografica, ma nell’originale romanzo Ready Player One di Ernest Cline l’autore aveva inserito il Leopardon, il mitico mecha protagonista di Supaidaman, ovvero la versione giapponese di Spider-Man.
Il volume è insomma, l’avrete capito, una lettura obbligata non solo per tutti gli appassionati di pop in senso lato ma anche per chi è curioso di comprendere meglio i gusti dell’intrattenimento. Infatti il libro è arricchito da tutta una serie di magnifiche immagini originali, sia di scena sia di dietro le quinte, che donano un sapore unico a Tokusatsu.