E tu, di che enneatipo sei? Il “manuale spirituale” di David Hey

Recentemente pubblicato da Edizioni Mediterranee, “L’enneagramma – Per comprendere i differenti tipi di personalità” di David Hey si staglia come una sorta di “manuale spirituale” che conduce il lettore alla scoperta dei meandri e degli intimi significati del nostro essere, tra fissazioni, essenze e maturità ontologiche.

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_di Roberta Scalise

 

«Fu solo quando iniziai a capire il ruolo dell’essenza nell’enneagramma che cominciai ad apprezzarne il vero valore e significato. Al centro di ogni tipo di personalità dell’enneagramma c’è una qualità essenziale, un importante aspetto del nostro essere che è stato sminuito, distorto o disconosciuto durante la crescita. L’enneagramma è una sorta di specchio cosmico che riflette non solo la nostra personalità, ma tutte le dimensioni del nostro essere, la nostra vera natura. Per me, l’enneagramma è stata la porta per capire finalmente sia l’ombra sia la luce in me, tanto l’agonia quanto l’estasi».

La storia dell’enneagramma affonda le proprie radici in tempi remoti: emblema di saggezza nell’antico Egitto, nel misticismo ebraico e cristiano e nel cammino spirituale dei Sufi, esso consente, fin dai suoi esordi, di indagare le caratteristiche precipue dei profili psicologici, esaminandone la rispettiva evoluzione spirituale mediante un composito sistema di simboli, riflessioni e descrizioni accurate. Diffusosi in Occidente soprattutto per merito del lavoro degli studiosi Gurdjieff, Ichazo e Naranjo, il suo schema costituisce, infatti, un prezioso contributo alla comprensione di sé, rendendosi veicolo di nozioni e insegnamenti preziosi e rivelatori.

I medesimi di cui usufruisce anche David Hey, autore del volume recentemente pubblicato da Edizioni Mediterrane e intitolato “L’enneagramma – Per comprendere i differenti tipi di personalità”: una sorta di “manuale ontologico” corredato di digressioni informative e di nove schede di approfondimento dedicate ciascuna a un enneatipo specifico, del quale sono esplicati nome, essenza, colore, simbolo, passione, fissazione, psicologia, carenza familiare, ideale dell’ego, confusione dell’ego, maschera, relazione specifica e organi coinvolti.

Ma che cos’è l’enneatipo e come può, la sua conoscenza, aiutarci ad acquisire maggiore consapevolezza delle articolate dinamiche del nostro essere? Ogni individuo è dotato di una “essenza”, specchio delle molteplici sfaccettature della nostra vera natura, l’“essere”: le sue “qualità”, infatti, sono correlate sia con ciò che contraddistingue intimamente la nostra specificità, sia con ciò che, da questa, ci affranca. Tutte le declinazioni dell’essenza abitano dentro di noi, ma, in base alle particolarità del nostro essere “gettati nel mondo”, alcune di esse emergeranno, nel corso delle fasi della nostra crescita, con maggiore vigore rispetto alle restanti. La loro luce, tuttavia, decrescerà in potenza con lo scorrere degli anni, generando contrazioni energetiche nel corpo fisico, emozionale e mentale, cosicché l’ego, al fine di sopperire all’evanescenza graduale dell’essenza, tenterà di compensarne la fugacità imitandone, invano, le qualità. Di qui, il germinarsi delle “fissazioni”, ossia schemi ripetitivi di difesa con cui l’ego cerca di colmare il “vuoto carente” creatosi con la progressiva separazione dall’essenza, e che, nel loro perpetuarsi, offuscano la possibilità di conoscenza delle nostre qualità e immobilizzano il nostro potenziale in un intrico di confusione e scollamento da sé.

Scopo dell’enneagramma è, dunque, quello di rendere palesi i tratti singolari della nostra essenza e ristabilire, con questa, un contatto fecondo, intrinseco e funzionale, «mediante la comprensione della nostra personalità e lavorando su noi stessi con vera intelligenza, sincerità e perseveranza». Un processo che, nel testo di Hey, risulta, inoltre, affidato a un linguaggio fluido, lineare e agevole, arricchito da minuzia di dettagli, perizia tecnica e da una disamina attenta di tutte le declinazioni espressive delle diverse personalità – dal lavoro al sesso, fino alla socialità, al comparto propriamente spirituale e alle rappresentazioni collettive delle molteplici qualità, rese attraverso la correlazione con le caratteristiche incarnate da un Paese sempre dissimile.

Gli enneatipi individuati dall’antica simbologia sono – come suggerisce il nome di derivazione greca – nove, e si distinguono in:

Enneatipo 1: il Perfezionista – detto anche il Riformatore, il Giudice – è dotato di un’essenza brillante che si dipana sotto forma di “pura consapevolezza”, capace di far «vedere le cose per quelle che sono, specialmente nella loro precisione, bellezza, magnificenza, per poter istantaneamente riconoscere come i fenomeni, al di là dell’apparenza in superficie, siano interconnessi». In contatto con l’essenza, il Perfezionista si dimostra efficiente, consapevole e flessibile, ma se separato dalla stessa esso diventa moralista, rigido, giudicante e duro, rivolto solo alle manchevolezze di ciò che lo circonda. Per guarire è, dunque, necessario «alleggerirsi, rilassare l’imperativo della perfezione, perdonare le carenze altrui» e abbandonare lo strenuo autocontrollo;

Enneatipo 2: il Donatore – anche denominato il Soccorritore, l’Altruista – appare caratterizzato da un’essenza oro che trova il suo corrispettivo nell’amore fusionale e nel senso di appartenenza, generando altruismo, affabilità ed entusiasmo. Discostato dalla sua reale natura, tuttavia, il Donatore diviene arrogante, seduttore e manipolatore, e «la strategia [utilizzata] è descrivibile come “dare per ricevere”: soddisfa i bisogni degli altri per sentirsi speciale e soddisfare i propri bisogni”». Per ripristinare le qualità primigenie, l’enneatipo 2 deve focalizzare le proprie esigenze imparando a esprimerle e a perseguirle in maniera diretta, acquisendo, al contempo, autonomia relazionale;

Enneatipo 3: il Realizzatore risulta contraddistinto dall’essenza perla, che dissolve i disagi dell’ego ed è in grado di generare un profondo senso di individualità, indipendenza e, insieme, interconnessione con gli altri. Tale condizione di libertà conduce, dunque, il Realizzatore a essere energico, allegro, ottimista e pratico: una produttività che, però, lontano dalle sue qualità, rende l’enneatipo 3 perennemente insoddisfatto di quanto effettuato, distante dall’emotività del suo agire e delle sue azioni. Per riappropriarsi dell’essenza, quindi, è opportuno che il Realizzatore «si renda conto che c’è una frattura tra la realtà interna e l’immagine che cerca di proiettare, […] e che distingua l’agire che discende dall’immagine dell’ego e dal ruolo rispetto all’agire connesso con il cuore e con la pancia»;

Enneatipo 4: il Romantico – o l’Artista, l’Individualista – possiede l’essenza arcobaleno: l’identità essenziale che consente di avere un’esperienza semplice e diretta di noi stessi. In contatto con il vero sé, il Romantico appare creativo, compassionevole, intuitivo e giocoso, ma, quando se ne discosta, i suoi umori assumono i contorni di stati depressivi, lamentosi, invidiosi ed egocentrici. Il percorso per tornare alle origini e al godimento della propria essenza consiste, dunque, nello «smettere di perdersi nel deserto emozionale e cominciare a dirigersi verso obiettivi raggiungibili, verso un agire basato su un impegno onesto, sulla disciplina e sulla perseveranza, […] smettendo di arrendersi e collassare nel dramma emotivo della vita»;

Enneatipo 5: l’Osservatore – anche detto il Pensatore, l’Avaro – è, invece, dotato di un’essenza diamante, ossia «la guida interiore che ha a che fare con la vera comprensione, la vera conoscenza, e che non viene solo dalla testa, ma dai tre centri, pancia, cuore e testa». La sua influenza, perciò, sviluppa obiettività, intelligenza, autonomia e perseveranza, mentre la sua assenza porta l’Osservatore a essere intellettualmente arrogante, emotivamente freddo e incapace di determinazione. La cura risiede, allora, nell’allentare la brama di conoscenza e nel cessare di acquisire sicurezza mediante la perpetua introiezione di informazioni, rilassando, così, l’attività dell’ego;

Enneatipo 6: lo Scettico – soprannominato pure il Lealista, il Dubbioso, l’Avvocato del diavolo – è caratterizzato dall’essenza bianca, fautrice di una rilassata fiducia capace di confidare in ciò che accade e di abbandonarsi a esso. Nella sua orbita, lo Scettico appare responsabile, compassionevole, altruista e leale, per poi divenire diffidente, paranoico, pessimista e sospettoso non appena l’essenza si rende maggiormente evanescente. Per guarire, pertanto, è opportuno che l’enneatipo 6 «smetta di lottare contro la paura, […] riconnettendosi con la luce del giorno e risolvendo il panico di fondo sottostante alla sua personalità»;

Enneatipo 7: il Pianificatore – o l’Epicureo, il Visionario, l’Ottimista – presenta un’essenza gialla, portatrice di felicità, delizia e curiosità. Quando la sua luce emana, il Pianificatore è spontaneo, vivace, affascinante e ricolmo di idee e progetti stimolanti: un ideale di piacere che, però, lontano dalla sua essenza, può condurlo a essere narcisista, agitato, indisciplinato ed esigente. Tale avidità di vita può essere, quindi, ricondotta alle qualità dell’essenza «ricollegandosi con l’esperienza di nutrimento interno e […] permettendosi il rischio di vivere l’intera gamma di sentimenti, compresi quelli spiacevoli»;

Enneatipo 8: il Capo – il Leader – è contraddistinto da un’essenza rossa, simbolo di forza, vitalità, passione e fuoco. Le sue qualità risultano artefici di un carattere diretto, autorevole, dinamico e indipendente, mentre la loro assenza rende il Capo particolarmente aggressivo, vendicativo, prepotente e rabbioso. E proprio il riconoscimento di questa rabbia intrinseca è parte del processo di guarigione, da effettuare «trovando forme di espressione sane e […] lavorando su di essa, per capirla e gestirla» meglio;

Enneatipo 9: il Pacificatore – definito anche il Mediatore e il Negoziatore – appare, infine, contraddistinto dall’essenza luce del giorno, l’amore universale, la bontà fondamentale dell’esistenza, che rende l’enneatipo 9 generoso, pacifico, ricettivo ed empatico. Disconnesso dalla luce del giorno, tuttavia, il Pacificatore mostra sonnolenza, passività, distrazione, noia e procrastinazione, in un pendolo incessante di routine e abitudine che lo discosta dalla propria interiorità. Per riacquisire le qualità dell’essenza, dunque, è necessario «sperimentare l’amore universale, il quale aiuta a ristabilire un sano rapporto con il proprio mondo interiore, risvegliandosi allo stupore e al mistero della vita».

Dopo aver individuato il proprio enneatipo, è, quindi, possibile dare abbrivio al percorso finalizzato alla maturità e a una profonda consapevolezza di sé, trovando gli espedienti per integrare la nostra essenza e cessare di opporsi all’attività dell’ego, il quale sarà, così, condotto, con gentilezza, verso un’acuita cognizione dei propri schemi castranti e distanziato dalla reiterazione dei propri errori.

Infatti,

«acquisire maggiore consapevolezza significa sviluppare un maturo senso di noi stessi in termini di essere. Affrontare i problemi della nostra personalità ci aiuta a integrare l’essenza e a sviluppare un ego consapevole. Questi due processi avvengono simultaneamente. E l’enneagramma è uno strumento brillante per questo lavoro, in quanto ci mostra non solo la precisa relazione tra l’ego e l’essere, ma anche l’errore cognitivo dell’ego in relazione all’essere. Ci indica la giusta direzione, quella dell’essenza e dell’essere, nel contempo sostenendo la nostra individuazione, la nostra maturità e un sano funzionamento dell’istanza Io».