A due anni dall’opera di Coazzolo l’artista ha realizzato un nuovo intervento pittorico in una chiesa del cuneese, coniugando ancora una volta la propria azione con la natura del luogo.
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_di Giorgio Bena
Può la contaminazione con il contemporaneo cortocircuitare il dibattito sul restauro? Non è certo una domanda nuova, ma nonostante siano stati spesi fiumi di parole sul tema sembra ancora difficile trovare risposte largamente condivisibili e soluzioni che non si portino dietro un certo numero di polemiche. Un esempio virtuoso è certamente il caso di David Tremlett, che di questo tipo di interventi ha fatto parte integrante del proprio lavoro, del quale il Piemonte può vantare già due esempi (la Cappella del Barolo, decorata nel 1999 insieme a Sol Lewitt, e la chiesetta della Beata Maria Vergine del Carmine di Coazzolo nell’astigiano).
Del suo lavoro si è tornato a parlare in questi giorni con l’inaugurazione della sua ultima fatica, nel monastero di San Maurizio a Santo Stefano Belbo: la chiesa del complesso cistercense del XVII secolo – oggi trasformato in un relais di lusso dopo quattro anni di restauri – è stata infatti decorata da Tremlett in occasione dei 400 anni dalla fondazione del monastero.
Wall drawing in pastel for open space San Maurizio, realizzato in collaborazione con la Noire Gallery di Torino, è stata presentata al pubblico il 31 maggio.
L’obiettivo, afferma l’artista, era quello di creare una connessione visiva ma percettivamente strutturale tra le pareti dello spazio e le volte che conservano la decorazione originale. Un obiettivo che si può definire raggiunto, grazie alla raffinata composizione formale e cromatica che crea uno sviluppo organico tra il pavimento della cappella ed il suo apice, che dialoga con gli affreschi senza snaturarne l’identità.
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La Cappella sarà visitabile dagli ospiti del Relais e, previo appuntamento, dal pubblico esterno. Orari (lunedì-domenica): dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19, tel. +39 0141841900, art@relaissanmaurizio.it