Là dove finisce la terra: un viaggio che diventa una dichiarazione di intenti

Una striscia di terra lunga cinquemila chilometri, delimitata da ogni lato dall’oceano e dalla cordigliera andina, ovvero là dove finisce la terra ma inizia la storia di Pedro Atias. Impegnato, intransigente e poetico l’ultimo lavoro di Désirée e Alain Frappier pubblicato da Add Editore.

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_di Francesca Fazioli

Cile: una terra tormentata. La natura selvaggia e imprevedibile, i vulcani minacciosi, le imponenti montagne alle spalle, i ghiacciai che sembrano tuffarsi nel mare. Eccolo Pedro Atias, ancora piccolo, nella baia, pronto per essere divorato da un’onda gigantesca che come un imponente mostro marino sembra accerchiarlo e portarlo via con sé. Inizia così il suo racconto, mentre salvato dal padre viene riportato sulla riva esamine. Su quella stessa spiaggia dove forse arrivò suo nonno, primo a emigrare, esule in terra straniera, un giorno del lontano 1900. I suoi ricordi tessono la trama della storia. L’infanzia segnata dalla presenza del padre, un intellettuale capriccioso, scomparso all’improvviso per farsi un’altra famiglia e la madre una figura tetra ma dolce segnata dall’abbandono e dall’incrollabile fede religiosa.

La Coppa del Mondo vista dagli spalti dello stadio con il fratello, l’espulsione dalla scuola di élite dove i genitori volevano che andasse. Ma è con il passare degli anni che la storia entra nel vivo, il risveglio di Pedro, la necessità di guardarsi attorno, di sviluppare una coscienza critica che riguardi non solo il proprio benessere. E ciò a quel tempo, gli anni Sessanta, non poteva succedere senza guardare all’America, teatro come allora era il mondo della Guerra Fredda, la corsa allo spazio con Laika e Gagarin, i film hollywoodiani e gli adolescenti permeati da un sogno forgiato molto più a nord. Pedro vuole che il suo universo culturale sia radicato in Cile, non altrove, nelle parole delle canzoni di Victor Jara e Violetta Para che seducono quanto il roco Bob Dylan.

Intraprende un lungo viaggio, rocambolesco, nella sua terra, questo diventa una vera e propria iniziazione. La politica entra di fatto come protagonista nel romanzo, prima solo accennata nei frammenti di conversazioni rubate ai genitori, alla radio e sui giornali. Fonda una propria compagnia teatrale, vive le prime esperienze amorose, entra a far parte del Mir, il Movimento della Sinistra Rivoluzionaria. È proprio quando Pedro cresce che il racconto sembra andare altrove, perché pur seguendolo nelle sue avventure veniamo catapultati in mezzo alla gente, nei campi, sulle strade, in mezzo alle proteste. La sua personale ricerca di emancipazione diventa il ritratto di una grande generazione, viva, attiva nei suoi impegni, convinta che la lotta possa essere vinta, che la giustizia sociale sia alla portata di una rivoluzione, anche attraverso le urne, attraverso Allende.

Il lavoro dei Frappier sembra quello di due funamboli in cerca di equilibrio. L’eleganza del tratto di Alain appare influenzato dal lavoro straordinario di Taniguchi ma anche dalla tecnica del realismo fotografico, mentre Désirée racconta con poche battute una storia intima che con una traiettoria personale sa intrecciarsi perfettamente ai percorsi collettivi di tutti coloro che incontriamo pagina dopo pagina. La scrittura di una storia impegnata e militante è una caratteristica sorprendente di questo duo, si sente il rigore del loro lavoro di ricerca e l’eco delle testimonianze.

Un volume in bianco e nero, che piano piano non lascia più spazio alla luce, lunghe ombre si addensano per le strade di Santiago quando il protagonista si trova di fronte a Pinochet, al colpo di stato, alla scomparsa degli amici, ai sogni sfumati, resta solo il buio.