La Russia formato tascabile di Paolo Nori al Circolo dei Lettori

Paolo Nori, scrittore e traduttore dal russo, ha portato al Circolo dei lettori di Torino un po’ della Russia che ha vissuto, amato e letto: un viaggio sentimentale nel tempo, nella letteratura più bella del mondo, nella semplicità e nella bellezza che è stata – e continua a essere – la grande Russia.


_di Federica Bassignana

La grande Russia portatile – edito Salani – è il racconto dell’esperienza di un incanto vissuto da Paolo Nori che ricorda esattamente quando ha iniziato ad appassionarsi alla letteratura, quando è stato colto da un attacco di “leggere i russi” – come diceva Giorgio Manganelli – e quando, a 25 anni, proprio in Russia, è diventato grande. Nel pathos della lettura del suo libro, Paolo Nori ha accompagnato per mano gli spettatori in un viaggio nelle meraviglie del Paese degli zar, dei soviet, dei tram colmi di gente che non ride – ma legge –, delle infinite code per comprare il pane o la carta igienica, del cielo grigio, della semplicità disarmante e della grandezza “fatta a mano”.

Questa Russia è grande, ma anche portatile. Nel profumo delle pagine, trapela la brezza pungente di San Pietroburgo, le lacrime versate nella sala di lettura numero 4 della biblioteca Lenin di Mosca, gli sguardi freddi dei passanti sulla Prospettiva Nevskij, il coraggio nel regalare i fiori a una donna, il desiderio di sentirsi padre ascoltando la parola “Papa” pronunciata da un bambino.

Tra le righe della sua esperienza, “il mondo diventa più mondo” e la Russia diventa più vicina: «Credo che la Russia mi abbia fatto così effetto perché sono straniero e ho scoperto, in Russia, come mi piace l’Italia, il suo odore, e mi sono accorto, studiando russo, di che lingua meravigliosa sia l’italiano» ha raccontato.

Paolo Nori che si è fatto ponte tra due mondi, tra due culture, tra due lingue, permettendoci di conoscere meglio il Paese di Dostoevskij, Tolstoj, Pasternak, Achmatova, Gogol’, Dovlatov, Chlebnikov Šklovskij, Puškin. A loro ha pensato, quando in Italia gli è stata chiesta un’opinione riguardo il referendum sulla conservazione dell’URSS del 1991: «Sono stato governato da loro e sono stato un suddito felice e riconoscente». Ai versi di Pasternak si è aggrappata la sua sopportazione nel dolore di un letto d’ospedale: «Vivere una vita non è attraversare un campo».

Vivere in Russia, ha cambiato il suo modo di pensare, di leggere, di parlare, di immaginare, di ridere, di piangere e di saper riconoscere la semplicità nelle piccole cose della vita: «Poco mi serve. Una crosta di pane, un ditale di latte, e questo cielo e queste nuvole», Velimir Chlebnikov.