Lupo Rosso, edito da Add editore e creato dal Laboratorio Zanzara, racconta la storia di Cappuccetto Rosso, ma da una prospettiva diversa. Questo vero e proprio “libro-oggetto d’arte” è il risultato di un progetto che il Teatro Zanzara ha dedicato alla figura di Cappuccetto Rosso, sotto la guida della regista e socia Marzia Scarteddu.
–
_ di Beatrice Brentani
C’è chi s’inventa le fiabe, c’è chi le racconta. E poi, c’è chi le reinventa e le mette in scena. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, si suol dire, eppure non è proprio così: il lupo può essere male interpretato. Il suo vizio può divenire un pregio. Il suo manto nero può tingersi di rosso.
La casa editrice Add (QUI, se volete qualche informazione in più) ci ha portato alla scoperta di Lupo Rosso, un libro che sì, racconta la storia di Cappuccetto Rosso, ma da una prospettiva diversa. I fratelli Grimm si tolgano il cappello: questo è il momento del lettore o, come direbbe Umberto Eco, questo è l’attimo in cui i punti vuoti di un testo vengono finalmente riempiti, perché ogni libro è sempre non-finito e spetta al suo pubblico colmarne le ellissi. Decidere. Modificare a seconda delle contingenze storiche, sociali, culturali, delle inferenze personali, delle intertestualità.
E il pubblico di Cappuccetto Rosso è stato, questa volta, il Laboratorio Zanzara: una cooperativa sociale ONLUS in cui persone con disagio mentale lavorano insieme a educatori e professionisti del settore della comunicazione visiva.
Il libro, come si legge nella pagina Internet di Add editore, è il risultato di un progetto che il Teatro Zanzara ha dedicato a Cappuccetto Rosso sotto la guida della regista e socia Marzia Scarteddu. Ogni anno viene scelta una favola su cui cimentarsi con esercizi di improvvisazione aventi lo scopo di far muovere non solo il corpo, ma anche, e soprattutto, le emozioni: gli attori vengono spinti a scoprirsi sempre di più e sempre più nel profondo.
Lo scorso anno era stata la volta di Un’ora al giorno almeno bisogna essere felici: un compendio di disegni, aforismi e rime che raccontano i quindici anni di esperienza sociale e creativa del Laboratorio. Libro, ma anche tavola d’arte.
Due parole in più sul Laboratorio Zanzara: la cooperativa è nata nel 1998 a Torino come progetto d’integrazione per persone con disagio mentale e si pone come obiettivo la valorizzazione del singolo e delle sue capacità, così da permettergli l’ottenimento di risultati qualitativamente validi nelle attività lavorative. Il processo consente alle persone di confrontarsi e integrarsi con il mondo esterno: divengono parte attiva della società.
Il Laboratorio, dalla «culla» di via Palazzo di Città ha poi spiccato il volo, qualche anno fa, dietro alle vetrine di via Bonelli 3, pieno Quadrilatero. Con il quartiere, giovane ed artistico, si è amalgamato, ne è diventato uno dei «segni» più credibili. Zanzara è un laboratorio artigiano e un «negozio» in cui le persone disabili creano, lavorano, guadagnano, raggiungono un buon grado di autonomia, diventano persone soddisfatte.
La quotidiana collaborazione tra diverse professionalità permette di raccogliere le molteplici possibilità espressive e creative con il fine di proporre un nuovo linguaggio capace di abbattere le barriere culturali.
“Perché una piccola favola inventata secoli fa è diventata una grande favola che ha invaso il mondo, ed è conosciuta, in diverse versioni, dall’Africa fino alle terre degli eschimesi? Perché in questa favola ci siamo noi. Tutti noi.” – Stefano Benni
Settantadue pagine di creatività e di genio. Una prefazione di Stefano Benni, un ricchissimo testo a cura di Marzia Scarteddu. Tutte le illustrazioni sono state realizzate dai collaboratori del Laboratorio Zanzara. Lupo Rosso è un’opera visionaria di cui ognuno può sentire il bisogno – in altre parole, questa non è una fiaba per bambini, è qualcosa di diverso, di più grande, di cresciuto.
È una storia nuova perché nessuno ce lo aveva mai detto che il Lupo cattivo può, in realtà, non essere poi così cattivo. Può essere vorace, affamato, certo, ma di conoscenza. Possiamo superare gli stereotipi – e levarci di mano il martello della giustizia – e iniziare a riguardare. Rileggere. Stendere un altro velo di carta sopra la nostra prima impressione e riprendere a disegnare. In questa storia, le due figure del Lupo e di Cappuccetto Rosso dialogano e si specchiano tra di loro: la bimba e la belva si fondono insieme e il lupo diventa compagno, complice, un ritratto in rosso e in nero.
«Una continua corsa del rosso e del nero, che un po’ litigano, un po’ vanno d’accordo, un po’ si mescolano, mantenendo però sempre, ognuno, la propria identità, il rispetto verso l’altro colore»
Poesia e desideri, poesia e paura: le immagini, il formato del testo, i materiali utilizzati e la stessa legatura del libro lo rendono un vero e proprio “oggetto artistico”. Poetico, appunto, non solo nei contenuti ma anche nella forma: aprendolo incontriamo, tra le tante cose, la bozza della sceneggiatura della storia, scritta a macchina con tanto di correzioni successive. In più, una filastrocca; disegni su pagine di carta traslucida trasparente che ci fanno scoprire, sfogliandole una per una, nuovi dettagli nelle immagini; giochi di colori – una continua corsa del rosso e del nero, che un po’ litigano, un po’ vanno d’accordo, un po’ si mescolano, mantenendo però sempre, ognuno, la propria identità, il rispetto verso l’altro colore. Si chiede sempre permesso prima di entrare.
Ah, giusto, c’è poi anche quella cosa della traduzione per intero in lingua inglese. Ogni singola pagina di testo è affiancata dalla controparte in lingua: un’idea perfetta che riesce a coinvolgere un pubblico ancor più ampio di lettori-spettatori.
“Una storia conosciuta”, si legge come titolo del primo capitolo della storia; il secondo capitolo, invece, si chiama “Una magia”. E noi preferiamo chiamarla interamente così, questa storia: una magia, un incantesimo. Una scala per salire e scendere dai sogni. Non sveliamo ulteriori dettagli, preferiamo che li scopriate da soli. Vi permettiamo di fantasticare sulle fiabe, ancora: è così bello essere bambini.
“Lupo Rosso agisce come una formula magica. Leggendolo e rileggendolo, lasciandosi andare alla visione che emana dal segno grafico intrecciato alla parola, il lettore attiverà l’esperienza immaginifica del mondo del Laboratorio Zanzara”.