Dall’11 al 16 dicembre per la Grande Prosa di Torino Spettacoli Piero Nuti e Miriam Mesturino sono i protagonisti della densa, spiritosa e surreale commedia della drammaturga israeliana Anat Gov: Oh Dio mio! E se ti capitasse di avere come paziente Dio in persona?
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_ di Elisabetta Galasso
Immaginate una psicanalista che riceve una telefonata urgente da uno sconosciuto per curare la sua tristezza secolare. Secolare proprio perché, lo sconosciuto in questione si rivela essere Dio in carne ed ossa.
Un testo, quello della israeliana Anat Gov, che dà la possibilità agli attori di potersi esprimere nella pienezza dei loro mezzi. La psicologa Ella, una donna di successo professionale, ma di vita ampiamente disastrata, riceve un paziente speciale che le dice di avere 5766 anni e di essere Dio. La donna inizialmente sbigottita, capisce poi di trovarsi davvero di fronte a Dio. Un Dio malato poiché stanco, svuotato della propria divinità e che vuole solamente lasciarsi morire. Non gli è rimasto nulla dell’entusiasmo della creazione del mondo; anzi, quell’entusiasmo cessa proprio quando, alla fine del sesto giorno, crea l’uomo. Lo crea perché vuole un amico da amare, che però si rivela un traditore.
In un dialogo a due voci scoppiettante e carico di pungente ironia, Piero Nuti e Miriam Mesturino si fanno portavoce di domande esistenziali sulla creazione, la vita umana, il mistero, la sofferenza, la giustizia. I due prima avversari e poi, sul finale, alleati portano noi spettatori a restare affascinati dall’atavico dubbio teologioco-esistenziale che da sempre ci attanaglia.
“Che mondo meraviglioso era finché non siete arrivati voi uomini. Un vasto, tranquillo parco safari” – Dio
Tutto ciò che serviva a Dio, al termine di un’ora di analisi, altro non era che la tenerezza di un caloroso abbraccio, accompagnato da una pioggia salvifica sulle note di una toccante versione strumentale dell’Hallelujah di Leonard Cohen.
Una Mesturino dal piglio energico e un novantenne Nuti che dà fattezze e vigore all’Onnipotente, ma anche la fragilità e l’incertezza di un uomo spento e dalla tristezza incolmabile.