“Il Partito Democratico. Origine, organizzazione e identità”: il saggio pubblicato da Edizioni Epoké racconta l’evoluzione di una forza politica nata con grande spirito riformista e oggi impantanata in una crisi esistenziale.
Il libro di Tedeschi arriva in uno dei momenti più difficili non solo per il Partito Democratico che ne è l’oggetto principale della trattazione, ma per la politica tutta, in preda ad una forte di crisi di valori e di rappresentanza. Nel marasma del Parlamento tricolore, il “fantasma del PD” aleggia come uno spirito sempre più incapace di riorganizzarsi e reagire di fronte all’onda d’urto di populismo e derivati, diventata ormai uno tsunami vero e proprio.
Per contestualizzare questo (soq)quadro politico in seno alla “Sinistra” italiana o a quel che ne rimane, basterebbe riportare alcune dichiarazioni risalenti ad appena qualche mese fa. Siamo a fine aprile e, dopo una controversa ospitata di Matteo Renzi nel programma Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio, i toni si fanno sempre più accessi nel già non troppo pacato né tanto costruttivo dibattito interno al partito.
L’allora segretario reggente del partito Maurizio Martina, incalza, lapidario, con un adagio che non suona niente affatto nuovo: “È impossibile guidare partito in queste condizioni. Rischiamo l’estinzione”. Parole che pesano come macigni su un elettorato sempre più disilluso.
Il termine utilizzato da Martina – “estinzione” – ci riporta al titolo dell’analisi di Tedeschi, dove si parla di “origine” del partito.
Ebbene, l’autore – riprendendo la sua tesi di Dottorato in Scienze Politiche – riavvolge la bobina della Storia raccontando in maniera dettagliata ma non eccessivamente zelante la genesi di un partito che nell’intento dei suoi fondatori avrebbe dovuto avere una forte spinta riformatrice.
Torniamo per un attimo alle dichiarazioni primaverili in orbita PD, questa volta mettendo a verbale il monito di Dario Franceschini: “E’ arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più”.
Il libro edito da Epoké potrebbe indubbiamente contribuire a fare un po’ di chiarezza, a differenza del pantano mediatico di botta e risposta dei giornali e della TV. Una dialettica usa-e-getta, quella televisiva, buona soprattutto ad alimentare un “blob” quotidiano di parole copia-incollate ma soprattutto, subito dopo, spostate nel cestino.
È bene sottolineare, allora, il fatto che questo libro non è né un’agiografia fuori tempo massimo né un vilipendio di cadavere: Tedeschi ricostruisce il passato del PD per arrivare a definirne il presente e magari il futuro, mettendo in luce ineccepibili risultati ottenuti e aspirazioni tradite senza appello, principi e contraddizioni.
Dall’Ulivo alla Margherita, l’albero genealogico del PD viene analizzato con piglio dapprima cronachistico, poi addentrandosi nel merito delle questioni con approccio da politologo. Tedeschi ci porta nel “backstage” del partito, lui che la politica la sta macinando anche sul campo, grazie alla sua esperienza come assessore (e alla sua prima monografia).
8 anni di governo racchiusi in 6 capitoli che provano a racchiudere essenza e assenze del PD di oggi e di ieri con uno linguaggio che evita il “politichese” in senso stretto risultando accessibile a tutti, forse – purtroppo – più a vicino alla base elettorale cittadina di quanto non lo sia il partito stesso, in questo momento.
I punti di domanda sono in larga misura condivisibili: le risposte bisognerebbe costruirle – finalmente – insieme.