[INTERVISTA] Inabile Caos: dark ambient per trovare un senso nel disordine

A fine marzo è uscito sotto l’etichetta Essentia Mundi Records il disco Inabile Caos: si tratta del progetto drone/dark ambient di Davide Donvito, già componente degli Haram, gruppo metal torinese che da tempo si distingue per una certa ricerca musicale. Lo stesso tipo di ricerca, al di là delle forme tradizionali, che ha portato alla realizzazione di questo lavoro, pubblicato dalla Essentia Mundi Records. Per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con Davide.


_di Filippo Santin

Torino è una città dotata di un’atmosfera particolare. A volte cupa, ma anche spirituale, capace di portarti inconsciamente su un altro livello di sensibilità. Dev’essere anche per questo che, per tradizione, ha potuto sempre contare su una scena musicale di valore, che è passata dall’hardcore punk al rap, fino all’elettronica, tanto per citare alcuni generi. Non a caso è questo il territorio fertile in cui si è sviluppato Inabile Caos…

È appena uscito il tuo album di debutto, “Inabile Caos”. Come lo definisci tu è un misto di drone-doom, dark ambient, dark jazz e musica d’avanguardia. Vuoi parlarcene?

Trovo difficile descrivere la proprio musica, infatti queste definizioni provengono dall’etichetta discografica eheheheh, che giustamente deve cercare di classificare un prodotto in un genere (o in 4 come in questo caso). Sono comunque tutti generi che io ascolto e che quindi di sicuro mi hanno influenzato. Caso a parte per il jazz che non riesco a comprendere a fondo, ma di cui apprezzo certe atmosfere e soluzione armoniche.
Le composizioni di questo progetto nascono spesso da improvvisazioni chitarristiche piuttosto minimali e dal suono scarno e primitivo da cui vengono successivamente eliminate le parti non necessarie e i fronzoli per raggiungere un messaggio più diretto. Alcuni elementi della performance in apparenza meno importanti e che spesso nella musica più tradizionale vengono eliminati (come feedback e rumorini vari) qui diventano parte integrante del pezzo loopandoli in modo casuale. Anche il mixing è parte della performance.

Parallelamente suoni in una band di nome Haram, con cui proponete un metal molto particolare. C’è da parte tua un bisogno di andare al di là di certe strutture musicali più tradizionali, scardinandole quasi anarchicamente? Da cosa nasce?

Sicuramente l’intento è proprio quello e nasce probabilmente dalla noia e dall’irrequietezza insita in me e dalla voglia di suonare quello che vorrei ascoltare, ma che trovo solo a piccole dosi in un panorama musicale che tende alla clonazione delle proposte

Il progetto “Inabile Caos” è stato pubblicato da un’etichetta discografica tedesca, la “Essentia Mundi”, specializzata in musica sperimentale. Quali sono le tue considerazioni a proposito della scena italiana? Ci sono così tante differenze con scene estere?

Non sono troppo informato sulla scena ambient/noise italiana, ma fortunatamente qui a Torino c’è la possibilità di potersi ascoltare della buona musica sperimentale internazionale soprattutto grazie a festival come il Varvara. Sicuramente Berlino offre più possibilità, ma non ci si può sempre lamentare.
Il fatto di avere un’etichetta straniera dipende dal fatto che è stata la prima a farmi una proposta accettabile. La grande differenza tra le etichette straniere e quelle italiane è che le prime ti rispondono, anche solo con un “no grazie” mentre le nostrane non si degnano neanche di risponderti.

Quali sono i riferimenti musicali che hanno suggestionato questo progetto?

Se devo fare qualche nome direi Khanate, KTL, Mika Vaino, Jodis, Daniel Lanois, Burial, Squrl, Duke Garwood (quest’ultimo per il modo di approcciarsi allo strumento). Quindi le influenze più disparate, qualcuna anche più commerciale.

Credi che oggi la gente sia più preparata rispetto ad un tempo per quanto riguarda un tipo di musica che non sia “canonica”, con il solito binomio strofa-ritornello della durata di massimo quattro minuti, oppure credi che strutture mentali più classiche siano ancora troppo consolidate?

Le strutture mentali classiche esisteranno sempre, la maggior parte delle persone non ha voglia di ascoltare musica che richiede uno sforzo per comprenderla. Come credo sia sempre esistita musica innovativa ascoltata dalla minoranza.

Sei di Torino. In qualche modo la città influenza il tuo modo di creare musica, con le sue atmosfere particolari, magari di tradizione esoterica?

Il lato oscuro di Torino è palpabile e sicuramente mi influenza anche in modo inconscio, ma non sono mai stato troppo legato all’ambiente esoterico. Mi affascina ma ho incontrato solo pagliacci che ne fanno parte.

Se la musica di “Inabile Caos” dovesse fare da colonna sonora a un libro o a un film, quali sarebbero secondo te?

Se fosse un film vorrei che fosse di Jim Jarmusch che stimo tantissimo sia come regista che come musicista (vi consiglio di ascoltare gli Squrl), ma le sue colonne sonore sono già perfette, quindi è meglio che rimangano così

Ho notato che del mastering se ne è occupato James Plotkin (Khanate, Sunn O))) e svariati progetti sperimentali). Come mai questa scelta?

Trovo che Plotkin sia una delle persone più genuine della scena e stimo tantissimo il suo lavoro sia come musicista che come sound engineer. Il suo apporto è andato al di là del lato tecnico, che comunque è stato perfetto per la proposta, infatti mi ha addirittura aiutato a proporre il progetto ad alcune etichette di sua conoscenza. Di persone così ce ne sono poche purtroppo!