Nel cuore di Canelli, culla di bollicine e spumanti metodo classico, la cantina dei Bosca apre le porte delle sue Cattedrali sotterranee per mostrare la bellezza dell’arte del fare vino annodata a doppio con la storia della famiglia e del paese.
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_di Giorgia Bollati
1831 bottiglie racchiudono storia, fatica e passione della famiglia Bosca: nella strada dei vecchi vinai di Canelli, la casa spumantiera accoglie i suoi visitatori mettendo in mostra le sue belle bottiglie, in numero corrispondente all’anno di fondazione, usate per ricostruire l’ingresso secondo un chiaro messaggio, “non lasciarsi abbattere e andare avanti con nuova energia”. Le colline vitate della terra degli spumanti, nell’astigiano, brillano di un verde antico, quello delle vigne che ormai da secoli producono le bollicine famose in tutto il mondo.
Qui le uve dei Bosca vengono lavorate secondo la vecchia ricetta per produrre il Metodo Classico, la Riserva del Nonno, ma anche per vini e bevande inediti che vanno incontro ai gusti e ai dettami più diversi, seguendo le due linee guida che da sempre normano la produzione dell’azienda, tradizione e innovazione.
Come spiega Pia “il massimo della tradizione è ciò che ci legittima a presentare il massimo dell’innovazione”.
Le cantine sono pregne di storia, ogni mattone dei corridoi e delle gallerie delle Cattedrali Sotterranee, patrimonio dell’Unesco, racconta un pezzetto dell’avventura vinicola non solo di una famiglia, ma dell’intero paese, dove le aziende che sorgono l’una accanto all’altra convivono e collaborano da secoli. Fondata da Pietro, la cantina dei Bosca ha saputo precorrere i tempi e puntare sull’esportazione a partire da Luigi, il vivandiere degli emigranti, che a metà del 1800 ha dato il via al commercio con gli Stati Uniti, per fornire agli italiani emigrati i vini di casa cercando di lenire la nostalgia.
Poi, l’alluvione del 1994: l’esondazione del Tanaro fu un duro colpo per la cantina, che venne invasa da acqua e fango. Con l’aiuto dei pompieri e dei tanti volontari che giunsero da tutta Italia, la struttura potè essere ripulita e la famiglia ebbe modo di vedere il drammatico episodio come occasione per una nuova rinascita. Ecco, dunque, che i corridoi delle Cattedrali, con i loro pupître sempre ricchi di bottiglie, narrano i due secoli di storia dell’azienda mostrando con orgoglio le sue ferite, cui è stato reso omaggio anche da Eugenio Guglielminetti, autore di un’istallazione artistica custodita nelle cantine dove echeggia la voce della Maria Callas nella Norma di Bellini.
Fiera di appartenere a tale tenace e coraggiosa dinastia, Pia Bosca ci guida nei luoghi che le hanno fatto da casa e dove la voce dei suoi antenati continua a vivere insieme a quelle di enologi, contadini e compaesani, nei video che vengono proiettati sulle pareti delle Cattedrali. I ricordi delle sei generazioni della famiglia di spumantieri, oggi conservati da Pia, Gigi e Polina, rivelano tutto l’entusiasmo tramandato di padri in figli che, insieme a una particolare etica, un forte senso della comunità, nonché saperi antichi e specifiche tecniche di lavorazione, costituisce un patrimonio immenso.
Con Alessandro Felis, nei prossimi giorni, racconteremo le etichette e le bollicine prodotte da Cantine Bosca, per amore di tradizione e per desiderio di innovazione.
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