Maria Antonietta è tornata dopo due anni di ritiro a Senigallia, dove vive. Porta in tour il suo ultimo disco, Deluderti, uscito lo scorso marzo per La Tempesta Dischi e prodotto in campagna insieme al compagno Giovanni Imparato (aka Colombre).
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_di Sara Tirrito
L’abbiamo intervistata in occasione del suo concerto all’Hiroshima Mon Amour di Torino (clicca qui per il programma completo del club), dove ha suonato su un palco pieno di fiori, uomini e lumi. Abbiamo parlato di aspettative, donne e Dio (che per lei esiste).
Chi hai paura di deludere e perché?
Il titolo del mio ultimo disco focalizza l’aspetto positivo della delusione. La rivaluta non solo come momento di attrito fra le persone, ma come momento di possibile liberazione rispetto a quello che sei. Quando ti senti libero di poter deludere le aspettative di qualcuno, allora oltre che avere un rapporto vero con quella persona gli dai fiducia: sai che il vostro rapporto è abbastanza vero e potrà sopravvivere anche a una delusione. Ma fai anche un atto di fiducia e coraggio in generale rispetto a te stesso, a quello che sei tu. Non ti lasci limitare dalle aspettative degli altri, ma cerchi di realizzare quello che sei nel tuo profondo. In questo senso la delusione è un atto positivo e liberatorio. Dovremmo cercare di sentirci liberi di deludere anche le nostre di aspettative perché spesso non hanno nulla a che fare né con la realtà né con la felicità, sono più che altro una struttura mentale. Quando scrivo per esempio sono felice se le persone lo condividono, ma non lo faccio con l’aspettativa di deludere qualcuno o per forza di cose una risposta positiva. Farei un torto a me stessa se mi comportassi in una certa maniera per non deluderti.
Dio era molto presente nei tuoi primi due dischi. Per te Gesù era un punk e la Bibbia è un libro che spacca tutto. So che mentre incidevi deluderti hai anche studiato scienze religiose. Quale ruolo ha Dio nel tuo ultimo lavoro?
Dio ha sempre un grande ruolo nelle vite di tutti – ride. Credo che non possiamo sottrarci al confronto con questo interlocutore. Se nei dischi precedenti mi rivolgevo a lui direttamente, in Deluderti è entrato attraverso il creato, le piante e gli animali. Credo che spesso la natura possa avere questo ruolo in generale per le persone: di mediazione con qualcuno di più alto. Abito in campagna da qualche anno, e quando vivi in mezzo alla natura e stai fisicamente tanto tempo a contatto con la natura non puoi che farti delle domande e fermarti a riflettere. Penso che Dio sia sotto forma di piante ed animali in questa fase.
Canzoni come Cara ombra o Abitudini, lasciano pensare che tu sia un po’ misantropa. Ti piacciono gli esseri umani?
A piccole dosi. Me ne piacciono pochi, però quelli che mi piacciono mi piacciono molto.
Nel 2014 confessavi a Rockit di “non essere una super femmina” ma di voler lottare per tutte le ragazze che si sentono insicure. Oggi a che punto è questa lotta? Nel tuo piccolo, ti senti un’icona femminile?
Negli ultimi anni questo processo di empowerment, sviluppo e autoconsapevolezza è accelerato in modo un po’ traumatico. Non è mai lineare il percorso che ti porta verso il meglio. Non si può mai sapere, però credo che si stia realizzando e, perché si realizzi, sia le donne che gli uomini debbano sentirsi responsabili. Tutti hanno una parte in questo, io cerco di dare il mio contributo. Che quello che faccio possa ispirare altre persone sarebbe una speranza molto alta, sarebbe anche presuntuoso pensarlo. Semplicemente cerco di fare le cose con onestà, per come sento che possono rendermi felice perché sento che possono realizzarmi e perché mi diverto a farle e di solito penso che sia una delle cose che funzionano di più.
Quando qualcuno nella vita si realizza o realizza qualcosa che ama, dall’esterno gli altri la trovano divertente e vogliono partecipare a una dimensione di realizzazione attiva di quello che sei. Spesso molte ragazze, e io per prima sono stata così. Avevo molte idee, molte aspirazioni e desideri. Però di fronte alle alla timidezza, alla paura di non essere all’altezza, di fronte alla mia idea di perfezione, mi auto-bloccavo. Nessuno me lo impediva era proprio un non sentirmi all’altezza e quindi neanche partecipare a una partita.
Invece poi ho capito che uno nella vita non è mai pronto a fare nulla di quello che deve e sta per fare, quindi se ti lasci fermare dalla paura di non essere all’altezza resterai sempre fermo: non ci sarà mai un momento in cui ti sentirai all’altezza della tua vita.
Secondo te è una questione di genere?
Secondo me è molto più diffuso tra la popolazione femminile, forse perché c’è meno abitudine nella tradizione a cimentarsi in alcune attività. Però è solo una questione di abitudine, non c’è null’altro: una stupida abitudine. Anche quella di non sentirsi all’altezza, di non sentirsi meritevoli di essere felici ed è tutto collegato. Mi ricordo che ho letto questa frase molto bella e diceva proprio: “Io nella mia vita non sono stata mai pronta per nulla. Mi capitava una cosa molto bella e io non avevo le capacità per farla, non ero così brava, però poi in qualche modo l’ho fatta e da quella cosa ho imparato molte cose e sono diventata migliore”. Questa frase l’ho sperimentata molte volte.
So che la musica non è la tua unica occupazione, cosa fai nella vita?
Vivo. La musica è una componente abbastanza importante nella mia vita, ma ci sono tante altre cose: l’amore per l’arte, la poesia, i libri, la campagna, la mia famiglia ed è tutto collegato ed è tutto complementare.
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Chi ha collaborato a questo disco?
L’abbiamo prodotto insieme io e Giovanni Colombre, il mio compagno. Poi abbiamo registrato a Riccione in uno studio molto bello di Daniele Marzi. È registrato in parte da Fabio Grande e Tommaso Colliva. Fabio Grande ha poi mixato il disco e ci ha aiutato a produrre alcuni brani.
In “Estate del 93” dicevi che tutte le tue canzoni parlano di un solo argomento: la tua incapacità di accettare la realtà. Oggi di cosa parlano e cosa è cambiato?
Sono cambiate molte cose, soprattutto il mio modo di relazionarmi alla realtà. Ci sono alcune cose che continuo a non accettare come la morte, l’ingiustizia, la crudeltà gratuita. Sono cose che non accetto e penso che nessun umano riesca ad accettare davvero pacificato nel profondo. Le leggi proprio della vita e della realtà continuo a non accettarle, però cerco di essere più equilibrata nell’accettare la realtà. Sai meglio chi sei, cosa desideri, quali persone vuoi al fianco e quindi vivi con un equilibrio diverso e riesci se non ad accettare, ma per lo meno a maneggiare questo tipo di limiti che fanno parte della vita di tutti.
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